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trono la stessa Margherita; ma non fu che un miraggio fattole balenare dinanzi dall’astuto Mazzarino, che aveva la sfrontatezza di pensare a porre una di quelle sue famigerate nipoti, Olimpia, sul trono di Savoia, e che dileguò, appena si accorse che Carlo Emanuele e tutta la famiglia ducale non avrebbero mai condisceso a quelle nozze.

Un altro punto sul quale il Mazzarino non potè spuntarla con Cristina, si fu a proposito dei celebri manoscritti del Ligorio. Carlo Emanuele I, amantissimo di libri, temendo che i suoi successori non lo fossero quanto lui, domandò ed ottenne delle scomuniche contro chiunque si attentasse togliere, sotto qualsiasi pretesto, quei codici dalla sua Biblioteca. Ci volle però tutta la fermezza, tutta la forza di Cristina, per opporvisi con successo, giacche Mazzarino, credendo poter disporre, come di cosa francese, di tutto ciò che era in Piemonte, li chiese prima con le buone e con astuzia, poi con le spaventose minaccie ; e finalmente dovè limitarsi ad esser contento delle copie, le quali pur costarono al Piemonte 15,000 lire delle attuali, trattandosi di trenta grossi volumi, e di molti anni di lavoro.

Nel 1660, Cristina maritò Margherita, unica figlia nubile che le rimaneva, a Ranuccio Farnese, Duca di Parma; dopo di che essa vide la necessità di ammogliare anche il figlio, cosa che finora aveva sempre protratto, non avendo fretta di prendersi una compagna nel comando. Ma oramai tal matrimonio era necessario: Mazzarino, che prendeva gusto ad attraversare