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238 | le donne di casa savoia |
egli abitasse Torino sempre presidiata dai francesi, e dai quali non fu sgombrata che nel 1645, e anche senza la cittadella.
Migliorati i tempi e incominciando il Piemonte a risentire i benefizi della pace, le terre rifiorirono e Torino si abbelliva di edifizi, a spese ed a cura della Duchessa, in ciò veramente benemerita. Ma il governo interno poco mutò: Cristina continuò nel maneggio assoluto, continuò il favoritismo e la dissipazione, e il futuro Carlo Emanuele II veniva deviato dalle cure dello Stato e lasciato a vita scioperata. Fu anzi colpa di sua madre il non prepararlo a nessuno dei doveri spettanti ad un Principe; e tutta la di lui istruzione ed educazione si compendiò in qualche esercizio di spada, nel maneggio di un cavallo, nel nuoto, la caccia, alquanto di disegno, le feste, e la smania di fabbricare palazzi e ville, insomma in tutto ciò che poteva, col confronto, rendergli ingrata l’applicazione del Governo.
Nondimeno, giunto il giovinetto al termine della tutela, cioè ai quattordici anni compiuti, all’improvviso, quasi per sorpresa, il 20 giugno 1648, nella città d’Ivrea, ebbe luogo la cerimonia della di lui emancipazione. Alla presenza dei grandi dignitari dello Stato, ivi accorsi e radunati in consiglio, la Duchessa, la quale temeva che, coll’appoggio di Mazzarino, il principe Tommaso volesse spodestarla, fece al figlio la consegna dello Stato lasciatogli dal padre libero dai nemici, eccetto Vercelli. E qui ebbe luogo anche la ri-