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222 | le donne di casa savoia |
simo; era trattato magnificamente, e godeva anche di una certa libertà; gli era soltanto impedito di andare a Parigi, e molto meno di essere veramente libero, sotto il pretesto che egli aveva dato troppi perniciosi. consigli alla sua sovrana, e doversi a lui la rovina della Stato Sabaudo.
Cristina, ostinata per carattere, ostinatissima in questo fatto in cui l’affezione sua e il suo potere erano in giuoco, non desistè mai dal reclamare il suo ministro, e a lui fu larga di consigli, di notizie e di doni. Spese molto danaro anche per corrompere coloro cui era affidata la persona del Conte, ma se non avveniva la morte del Cardinale, come vedremo, il Conte prevedeva di dover morire in quella reclusione dove, nondimeno, stette due anni.
Intanto, nel giugno 1642 fu sottoscritta la pace di famiglia, pace che lasciava a Cristina la Reggenza e la tutela di Carlo Emanuele II, coll’assistenza dei Principi cognati, e mercè la quale l’antico e platonico innamorato di Cristina, il cardinal Maurizio, deposta la porpora ed ottenute da Roma le necessarie dispense, sposerebbe la nipote Luisa, una giovinetta di quattordici anni, che la ragione di Stato gettava nelle braccia di un uomo di cinquanta.
Il 22 di luglio 1642 Maurizio fece la rinunzia del cappello cardinalizio, poi si recò a Cuneo, dove per il momento stava la Duchessa, onde baciarle la mano in segno di concordia duratura.
Nel frattempo la giovine fidanzata, sospirando e