Pagina:Gemma Giovannini - Le donne di casa Savoia.djvu/285


maria cristina di borbone 221

Cristina già pronta per il ballo, sorvegliava l’abbigliamento della sua primogenita, la principessa Luisa, di cui in quel tempo assai si parlava, essendo destinata qual pegno della pace che si stava trattando, allorché due o tre di quei gentiluomini, che non avevano avuto una parola di difesa per d’Agliè, le recarono la notizia dell’accaduto, con termini abbastanza delicati onde celare la violenza che era stata adoperata. Ad onta però del riguardo usato, Cristina scattò e corrucciata espresse tutto il suo risentimento, per quella violazione della sua autorità, ordinando che si sospendesse la festa.

Intanto il Conte era nella notte condotto a Pinerolo, sotto buona scorta di cavalieri francesi, e di lì per Lione trasferito rapidamente al Castello di Vincennes in Francia. Prima però di uscire dalla cittadella, era riuscito a scrivere alla Duchessa, dicendole che passava dalla festa alla prigione, dalla città alla fortezza, e la supplicava d’interporsi presso il Re onde lo si rilasciasse libero, e riconosciuto innocente.

La Duchessa gli inviò promessa di tutto il suo aiuto, e spedì tosto in Francia persona di sua fiducia, chiedendo al Re che cambiasse consiglio circa quella che era una violazione della di lei potestà. Le rispose Richelieu, senza del quale Luigi XIII non muoveva foglia e le disse malignamente che, morto il Duca, toccava al Re il prender cura della di lei riputazione, e che tesse tranquilla, dipendendo dal suo modo di comperarsi il bene o il male del Conte.

Il d’Agliè, del resto, materialmente stava benis-