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222 | le donne di casa savoia |
Essa li accolse con quell’amabilità regale che le era propria, e che le conciliava gli animi di chi ne era l’oggetto, e si dichiarò felice di ritornare, desiderata, presso i suoi amati torinesi. E infatti essa fece il suo ingresso in Torino il 19 novembre 1640, in mezzo alle feste e alle esultanze popolari. Ma i francesi, che sapevano quanto quei preliminari di pace non fossero, per parte loro, punto sinceri, aizzavano, dopo quel ritorno, in ogni circostanza, la suscettibilità ed il furore dei partigiani dei Principi. La qual cosa notando il conte di Agliè, e comprendendo quanto ciò fosse indecoroso e nocivo, consigliò a più riprese la moderazione. Fu allora sussurrato che si fosse fatto egli stesso seguace dei Principi, e giunta l’accusa all’orecchio del Richelieu, quando proprio da lui non fosse partita, questi lo dichiarò traditore, ed ordinò che con qualche astuzia lo si arrestasse.
Correva l’ultimo giorno dell’anno 1640, e per quella sera la Duchessa offriva, nel palazzo reale, uno splendido ballo, che doveva essere preceduto da un pranzo dato dal maestro del campo, al quale erano invitati alcuni magnati francesi e piemontesi, tra cui il conte Filippo d’Agliè. Terminato appena il banchetto, il palazzo dove aveva luogo fu circondato da soldati francesi, ed il Governatore di Cherasco, entrato nella sala ove ancora stavano tutti i convitati, si avvicinò al Conte, e in nome del Re lo dichiarò in arresto.
Protestò il Conte per l’arbitrio e l’abuso, ma siccome niuno si mosse ad appoggiarlo, dovè cedere e lasciarsi condurre in prigione.