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bito si accorse di cosa essa abbisognava, e di tante, e sì tenere e delicate cure la circondò, che in breve essa ebbe in lui fiducia illimitata, e gli portò sviscerato affetto. Non era felice che presso di lui, non era contenta se non quando se lo sapeva vicino; e allorché egli era al campo, i pericoli a cui lo sapeva esposto mettevanle in cuore mestizia e desolazione. Gli scriveva continuamente di non esporsi troppo, e di ricordarsi di lei che lo aspettava sano e rigoglioso. E quando non ne aveva lettere o notizie, rimaneva abbattuta, e gli scriveva frasi ardenti ed esagerate, chiedendogli di andare a raggiungerlo, onde stare un poco con lui.

Al primo aprirsi dell’anima di Cristina, essa aveva aspirato a pieni polmoni l’arte e l’amore, e l’indole sua ne aveva ricevuto indelebile impronta. Ebbe la tempra amorosa del padre, ritraendo dalla madre la passione che le aveva fatto innalzare il Luxembourg. Donna, e libera alla sua volta di abbandonarsi agli incanti della vita artistica, la sua mente vagheggiò qualche cosa di grandioso da creare, qualche cosa di sovranamente bello e splendido, a cui dare l’ispirazione. E guardatasi intorno, e non trovando nei possessi reali una villa che completamente la soddisfacesse, pensò al dono di nozze del suocero e trovò ivi campo atto ad occupare la sua attività. In breve il Valentino fu trasformato da capo a fondo; e col concorso dei migliori artisti italiani e francesi, ridotto il luogo di delizie da lei sognato, divenne il suo soggiorno prediletto, e lo abitò sempre, per la maggior parte dell’anno.