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margherita di savoia | 213 |
Mentre in tutta Lisbona si applaudiva a Giovanni Re, e si assaltava il palazzo reale e si uccideva il Ministro spagnolo, la sola che non perdesse la calma e la dignità fu Margherita. Siccome essa aveva avuto dal Re in consegna il Portogallo, così intendeva essere suo dovere il conservarglielo, o morire, giacché non era donna di mezze misure. E benché circondata dai rivoltosi, quasi prigioniera, essa perorava la causa del Re, e diceva che, poiché il colpevole, il Ministro, era morto, non vi era più la causa ad insorgere, stessero quieti che essa si faceva mediatrice per ottenere da Sua Maestà miglior governo, e simili belle e buone cose. Ma oramai era tardi, e nessuno l’ascoltava: e quando ebbe perduta ogni speranza, quando si accorse che la sua resistenza era inutile, che essa non era vinta dalla forza, ma dalla giustizia della causa contro la quale combatteva, ordinò al presidio del Castello di sottomettersi, ed imperterrita e fiera si ritrasse, e in breve abbandonò il palazzo reale. Ritiratasi poscia in un convento, attese ivi gli ordini di Filippo IV.
Ciò avveniva il 1° dicembre, e il 6, il nuovo Re entrava trionfalmente in Lisbona. Calmati poi gli entusiasmi e le feste dell’arrivo, una delle prime visite di Don Giovanni, si fu per Margherita. Recatosi al monastero ove essa si era ritirata, ei le dichiarò subito essere libera di andare o rimanere a sua volontà, e che se le fosse piaciuto di restare in Lisbona, o in qualunque altra città del regno, la sua libertà sarebbe stata sempre rispettata, e tutti si sarebbero fatti un dovere