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202 le donne di casa savoia

Il mio dolor di star con te alloggiato
Perchè molto conviene
Che ricevano in lor qui tante pene,
Vedove mura in tetto tenebroso
Vedovo sconsolato e lacrimoso.

Ben m’accors’io nell’apparir le stelle,
Ahi, che il mio sole amato
Già s’era ascoso e quelle luci belle
Che il cor mi han trapassato
Non vidi già ver me liete venire
Come soleva e fece al mio partire,
Sicché sospeso e pieno di dolore
Dissi, forse il mio sol s’ecclissa a noi
Per far veder dappoi
Ad altri il suo splendore,
Ma seppi allor che stava ahimè languendo
Ed io per il suo mal restai morendo.

Caterina fu detta, fra il suo popolo, la buona ed arguta donna spagnuola, che a Torino aveva saputo e voluto, passando sopra talora ai legami di famiglia, essere anzitutto donna di cuore piemontese: ed aveva forse intravisto, si può aggiungere, nei sogni ambiziosi del suo amato sposo, l’ideale di riuscire donna italiana. Essa, come abbiamo più sopra accennato, lasciò vari figli, tutti in tenera età, ma di cui i maggiorini ben serbarono di lei cara e venerata memoria.

Tra le femmine vanno rammentate: POLONIA, monaca terziaria di S. Francesco, morta in concetto di santa, a Roma, e sepolta nella chiesa di S. Francesco d’Assisi. Isabella, moglie del Duca di Modena, Alfonso d’Este, donna di gran pietà, che ebbe dalla sorte un marito violentissimo, il quale, dopo averla veduta