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176 | le donne di casa savoia |
tra prova di affetto dal cognato, il quale le spediva il diploma di concessione del sacro romano impero sul contado d'Asti e sul marchesato di Ceva.
Ma se queste distinzioni lenivano le pene dell'animo dei nostri principi, non contribuivano però a guarire la compagine inferma dello Stato, inerme e divisa. Abusi, ribellioni, contrasti di ogni genere sorgevano in ogni provincia, e Beatrice, da saggia, mentre informava il Duca di quanto nel Piemonte accadeva, non aspettava il di lui arrivo per provvedere alle correnti calamità, ed è giunta fino a noi la memoria delle ottime disposizioni da lei date coll'assistenza del Consiglio.
In questi tempi, orribili pel Piemonte e per la famiglia Sabauda, giacché oltre che coi nemici, vi era anche da lottare con la miseria e la sventura, l'animo di Beatrice non si smarrì, né la sua sagacia venne meno. Straziata dalla perdita fatta del suo primogenito, morto in Spagna di malattia acuta, essa aveva da far fronte, giorno per giorno, alle necessità più materiali della vita, e discutere e pregare perchè ai suoi figli non si negasse il pane, e il pollaiolo e il beccaio condiscendessero ancora a farle credito!
Pili volte scrisse al marito lontano in quali strettezze ella si trovasse, non ricevendone in risposta che degli oimei, finché si decise a impegnare a poco a poco tutte le sue gioie, ora a Ginevra, ora a Genova o a Norimberga, onde ai suoi figli non mancassero né il vin né gli alimenti più strettamente necessari, e pagare