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margherita 157

quelle celebrate tombe al marito e alla suocera, pensiero costante questo della sua vedovanza, la preoccupazione terrena della sua vita, il monumento imperituro del suo affetto di sposa.

Zia di Francesco I e di Carlo V del pari, nella prigionia del primo scrisse risoluta a Carlo, ricordandogli, con gentile severità, che anche vittorioso doveva rispettare i sentimenti paterni del suo prigioniero. Non gli scrisse che una sola lettera, pur raggiunse il suo intento, grande essendo l’affetto, la stima e la riconoscenza che Carlo nutriva per lei. Con Francesco invece carteggiò a lungo, s’interessò vivamente alla sua sorte, dimenticando in questa circostanza il suo risentimento verso la Francia e i Valois, per non veder in lui che il figlio della sorella del suo prediletto. Quando poi nel 1529 ritornò a Cambrai, per negoziare con la cognata Duchessa d’Angoulême il famoso trattato, con la nobile mira di porre fine alle micidiali guerre, che, con tanto danno dell’umanità, erano causate dalla capricciosa ambizione di quei due suoi nipoti, rivedendo la cognata Luisa, ricordò i begli anni della sua gioventù, si commosse e fu indulgente, sebbene i francesi non abbiano mai ben digerito quel resultato, che pur meritò che il loro Re facesse, l’indomani della conclusione, una visita di riconoscenza a Margherita.

Questa amabilissima e rara donna, a cui tanto devono la Savoia e l’Europa tutta, morì sempre in verde età a Malines, dove le furono fatti splendidi funerali, il 30 novembre 1530. Fu poi trasportata, secondo la