Pagina:Gemma Giovannini - Le donne di casa Savoia.djvu/195


margherita 155

morte, tutte le sue affezioni di famiglia si concentrarono nelle nipoti, di cui con materna cura sempre si interessò e seppe benissimo guidare; e in quanto al nipote, si può dire che il mondo debba a lei tutto ciò che di grande e di buono fece Carlo V, giacche essa gli fu insieme madre e maestra, dal momento che Massimiliano suo padre, pur rendendole giustizia, non fu mai una gran risorsa per lei.

Essa diè la prima e splendida prova della sua valentia, negoziando nel 1509 a Cambrai, per suo padre, il famoso trattato contro la Repubblica di Venezia, nelle convenzioni del quale inchiuse anche la Savoia che aspirava a riacquistare il regno di Cipro, e dove ebbe a compagno, per la parte di Francia, il Cardinale d’Amboise.

Il Cardinale e la Principessa, scrive il Sismondi, deliberarono soli e senza assistenti, e le loro negoziazioni diedero luogo a così fiere altercazioni, che la vivace Margherita scriveva: «Poco mancò che il signor Legato ed io non ci acciuffassimo pei capelli».

Dotata d’ingegno straordinario, posta nel centro della diplomazia europea, dalle sue mani passavano fila di tutti gli interessi politici, e doveva senza posa intervenire negli avvenimenti che agitarono il secolo XVI, e quegli furono immensi. E poiché alle qualità della mente aggiungeva quelle del cuore, i belgi l'amarono quanto suo fratello, a cui era succeduta. Del resto la pietà più sincera la guidò costantemente nella sua politica e nella paterna amministrazione dei Paesi