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margherita | 149 |
Il matrimonio ebbe luogo nel vecchio monastero di Romain-Motier, e quindi gli sposi andarono a Ginevra, ove passarono un brillantissimo inverno. Nel maggio poi andarono a Chambéry, la loro capitale al di là, come veniva chiamata; ma la loro dimora preferita fu il Castello di Pont d’Ain, ove Filiberto aveva veduto la luce, luogo di riposo e villeggiatura, bella e poetica dimora, situata sulle due vie di Chambéry e di Ginevra. Quivi la vita era un incanto; qui gli sposi, nella loro dolce intimità, rammentavano spesso la loro infanzia, quando non presentivano davvero di dovere essere uniti fra loro indissolubilmente; qui sfoggiavano il gusto formatosi alla Corte di Anna di Beaujeu, e Margherita, ricchissima, facea pompa di tutto quel fasto della Corte di Borgogna, di cui aveva la tradizione da sua madre, insieme alla cavalleresca influenza italiana di Filiberto.
Margherita, dice il Cibrario, era donna di mente più che virile, e sposandola fu quanto fece di meglio Filiberto II. Del rimanente, questo bellissimo principe non si era fin allora occupato se non di frivolezze, lasciando il regno in balìa del fratello Renato (un fratello naturale da lui legittimato ed arricchito). Ma la figlia dell’Imperatore, che non era nata per essere suddita di un bastardo, fece fin dal principio il suo piano. Dotata di gran mente e di grande animo, amante riamata del suo bel Duca, appena divenuta Duchessa di Savoia, padroneggiò l’animo del marito, e diede forza ed autorità al governo piemontese. Cadde così