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e inteso che Luisa era riuscita a provocare la liberazione del figlio, si offerse di andare egli stesso a Madrid per affrettarla. La Reggente rispose che ella aveva già divisato d’inviare colà sua figlia, vedova da pochi mesi, credendola assai più gradita a quella Corte, e Carlo III la lasciò libera di agire a suo talento.

Ma la gita di Margherita colà fu una completa delusione; e non riuscì che di un grande conforto pel prigioniero, giacché i due fratelli, l’ho già detto, si amavano di un amore intenso e fortissimo. Francesco dovè languire ancora per vari mesi in quella tetra prigione, dalla cui finestra non intravedevasi la campagna che al di là del fiume, e vi ebbe anche una grave e pericolosa malattia. Vi stette dall’agosto 1525 al 14 gennaio 1526, cioè -fino alla conclusione del trattato di Madrid, firmato quel giorno medesimo. Con quel trattato Francesco I cedeva all’Imperatore e ai suoi eredi, in piena sovranità, varie provincie del suo regno, e tutti i suoi diritti in Italia, e Carlo V prometteva di rendergli la libertà, a condizione che, nello stesso tempo in cui egli sortirebbe di Spagna, sarebbero a lui rimessi degli ostaggi, come garanzia della fedele esecuzione del trattato. Questi ostaggi dovevano essere, o i due primi figli del Re, o il solo Delfino con dodici personaggi designati. E questi erano tutti i più distinti generali che la Francia allora possedesse. Luisa spedì a Madrid il Delfino e il Duca d’Orléans, piuttosto che di sottomettersi a consegnare le migliori spade del regno; e questa decisione degna di una