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figlio, e a lui, alla sua potenza e grandezza, sacrificò ogni altro dovere, ogni altro affetto; per lui seppe escogitare ogni tenerezza; ed egli convinto di questo amore tenero, disinteressato, immenso, chiuse costantemente gli occhi sui di lei difetti, e per tutta la vita le lasciò un potere illimitato.

Francesco voleva molto bene anche a sua sorella, sposa fin dal 1509 al Duca d’Alençon, e non felice nel suo matrimonio, ma brillante e spensierata, e fra lei e la madre, dicono gli storici francesi, con una certa animosità, lo governavano, mentre la Regina non ci aveva nessun ascendente. E veramente Luisa un tantino governava, ma il Re aveva soli ventitré anni, e di consiglio aveva bisogno.

Quando morì Luigi XII, la Francia era in guerra con la Spagna, con l’Imperatore Massimiliano, con Filippo d’Austria di lui figlio, governatore dei Paesi Bassi, e con gli svizzeri, che avevano rimesso gli Sforza in possesso di Milano.

Prima cura di Francesco, appena Re, fu di conquistare il Ducato di Milano, che a lui sembrava sua eredità: creò in Ducato la Contea d’Angouléme, in favore di sua madre, la nominò Reggente, e partì per l’Italia. Luisa per nove anni esercitò degnamente la sovranità, checché ne dicano i Trattati di storia di Francia, e malgrado i difetti e le colpe che in quelli le sono attribuiti. Circa i difetti solo Iddio ne è privo, e se commise l’errore di porre in qualcuno il suo affetto, non dovrebbero essere i francesi a rimproverarlo ad