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bianca di monferrato 119

si costringeva ad essere serena e gentile con tutti, e mostrare l’animo freddo e calmo che deve avere chi sente di tenere nelle mani i destini di un popolo, dimostrando in tal guisa la sua gratitudine verso quei fedeli che non avevano aspettato ordini di Ministri, né compromessi di Principi per correre a lei e riconoscerla come naturale e legittima rappresentante del figlio.

Dal dovere e dalle circostanze, Bianca attinse la forza per non soggiacere all’immane prova, e giovane di diciotto anni si sentì trasformata in donna. Né doveva tardare a manifestarsi tale, a coloro cui le sorti del Ducato tenevano in apprensione, e anche donna di senno.

Carlo Giovanni Amedeo, fu proclamato Duca; ma.... a nove mesi era lui che aveva bisogno di essere governato! Bianca reclamò la Reggenza che come madre le spettava; ma i prozii avanzarono anch’essi le loro pretese, non rifuggendo dal rinnovare le lotte, i contrasti e le perturbazioni, suscitati intorno alla reggenza della di lei suocera Yolanda. Di più, piemontesi e savoiardi si contrastavano la sede del Duchino; i piemontesi, appoggiando le loro pretese al fatto che il bambino era nato fra loro, e non volendo per ciò che egli se ne andasse da Torino a Chambéry; i savoiardi, facendosi forti dall’essere la loro città la culla della famiglia. La Duchessa, italiana nata al di qua delle Alpi, inclinava a Torino, ma anche in questo caso, dando prova di quella rara prudenza che la distinse, mirando sempre ad evitare ciò che poteva far nascere