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bianca di monferrato 117

degli Stati, e regolate in quella molte faccende, sperò di potere inaugurare un periodo di vita serena e tranquilla fra le domestiche mura, a fianco della moglie e dei figliuoletti. Invece, mentre il principino cresceva, orgoglio e delizia della reggia, colpito da lenta febbre deperiva il padre. Invano i medici impensieriti lo fecero trasportare a Moncalieri, perchè respirasse aria più pura in luogo più ridente; eppoi nel castello di Pinerolo, soggiorno non meno gradevole e lieto; ma niente lo sollevava né lo rinfrancava.

Appena si riaveva un poco, sorrideva alla moglie, sua assidua infermiera, e stringendole la mano le parlava dell’avvenire dei loro bambini; ma per sé stesso é probabile che presentisse già la fine, poiché dalla sua bocca non uscì mai una frase che accennasse a qualche progetto, da effettuarsi dopo la guarigione. Infatti egli languì tutto l’inverno, e alle prime aure di primavera, mentre la sposa cercava ansiosa sulle sue sembianze una traccia dell’influsso della benefica fata, quel povero volto facevasi ognor più pallido e magro, gli occhi si aprivano più languidamente, finché...non si riaprirono più! Era la primavera del 1490, la sua ventiduesima primavera!

Descrivere la costernazione universale per questa morte, sarebbe impresa ardua; ed impossibile addirittura sarebbe dare soltanto un’idea di quella di Bianca, del suo dolore! Trovarsi priva del suo affettuoso compagno, dopo soli quattro anni di dolce unione, e ciò a diciotto anni! Quando la vita non do-