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Luigi assegnò pure arbitrariamente in dote a Bona la città di Vercelli, purché il Duca se l’acquistasse con le armi, e intanto il 6 luglio 1468 si fecero le nozze. Ma quando il Duca di Milano dispose le sue soldatesche per andare contro quella città, la Reggente e i Principi del sangue, valendosi dell’amicizia dei Veneziani, naturali nemici degli Sforza, glielo impedirono ed egli rimase con la moglie e senza la dote.

Tristi nozze, queste di Bona, che avevano al loro principio la discordia fra il marito e la di lei propria famiglia. Ma del resto, un marito datole da Luigi XI non poteva valere che quanto lui; e Galeazzo, volubile, impetuoso, brutale e crudele, non poteva rendere felici né i sudditi, ne la propria famiglia. Per sposar Bona, o meglio per divenire cognato del Re di Francia, egli aveva mancato di parola al Marchese Gonzaga, la cui figlia eragli da lungo tempo fidanzata; e raggiunto il suo scopo egli s’insuperbì talmente del regale parentado, da sdegnare ogni freno ed ogni soggezione. Fin la madre sua Bianca Visconti (figlia naturale, come sappiamo, di Filippo Maria, e nel nome della quale gli Sforza avevano avuto il Ducato), maltrattata da lui indegnamente, fu costretta ad abbandonare Milano, e, ritiratasi a vivere a Melegnano, vi morì nell’ottobre dello stesso 1468, non senza sospetto di essere stata avvelenata dal figlio.

Ed anche questi non erano preludi atti a dar coraggio alla giovine sposa! Pure, col suo animo mite, e la sua dolce maniera ella volle provarsi, e riuscì, ta-