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chè in tal guisa si faceva arbitro della loro sorte, e se ne serviva per concludere alleanze a lui favorevoli. E Carlotta, soffrendo di quella vita, non aveva oramai altra cura che di obbedirlo, per non aver poi da temerlo.

A proposito di che, il De Barante ci narra che una volta, premendo a Luigi di cattivarsi il Duca di Borgogna, ordinò alla Regina di andare a fargli una visita. Ed essa, traduco, «vi andò colla Principessa di Piemonte, e due delle sorelle, le principesse di Savoia, e con un seguito brillantissimo, composto delle più belle dame del regno. Facile è comprendere l’accoglienza piena di rispetto e di cortesia che il Duca Filippo fece alla Regina di Francia. Egli diè in onore di lei una festa da ballo splendidissima, che si protrasse fino alla mattina. La Principessa di Piemonte, e tutte le altre giovani dame, erano soddisfattissime di una giornata passata così allegramente. Non conoscendo che la vita triste e ritirata che il Re faceva fare a tutta la Corte, sempre male alloggiate, sempre segregate nei castelli, o in brutte borgate, lungi dalle buone e grandi città; senza altro passatempo che le fatiche della caccia; senza nessuna libertà nei loro divisamenti; sempre in via per andare da un luogo ad un altro, esse non si stancavano mai di ammirare la magnificenza e la dolce libertà della Corte di Borgogna. E dicevano che lor sarebbe crudele il partire, per tornare alla tristezza del loro regime abituale.