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domani mi faccio cappuccino, divise con lui le conseguenze della disfatta del 9 aprile 1476, sebbene, sostanzialmente, essa e il Piemonte poco o nulla ne risentissero. Aveva Yolanda perfino intrapreso un viaggio disastroso attraverso le Alpi, nel cuor dell’inverno, con la Corte e la famiglia, onde visitare il Duca a Naseroi e rianimarlo con la sua presenza, ma non era ancora rientrata in Savoia, quando nel Giugno seguente, Carlo incontrò una seconda e più disastrosa battaglia che addirittura l’annientò.

Allora la Duchessa, senza nessuna cattiva idea contro di lui, pensò di riavvicinarsi al fratello, e fargli dimenticare quanto essa aveva fatto contro la di lui volontà, onde non togliere a suo figlio un sì potente e valido appoggio. Risaputolo il Duca Carlo, si abbandonò ad una collera sì violenta quanto intempestiva, e diè ordine ad uno dei suoi più fedeli ufficiali, Oliviero De la Marche, che si trovava allora a Ginevra, di rapire la Duchessa con tutta la famiglia! Ordine violento, che non ha riscontro nelle nazioni civili, e che nondimeno fu eseguito con una rapidità ed una crudeltà, degna del Temerario che l’aveva dato.

Per esser meglio sicuro dei suoi prigionieri, appena il De la Marche li ebbe ghermiti, per sorpresa, nel cuor della notte, prese egli stesso la Duchessa in groppa del suo cavallo, facendo caricare le principesse e i principini dietro ad altri cavalieri. Nel tumulto però e nelle tenebre, riuscì a Goffredo di Rivarolo, gentiluomo piemontese, governatore del Duchino Filiberto, di ripren-