gioni gli huomini in processo di tempo divennono di maniera grossi rozzi et ghoffi, e particularmente in queste arti, che non edificavono più cosa alcuna se non di quella maniera che si chiama oggi tedescha con certe colonne et viticci lunghe e sottili senza misura o proporzione alcuna, et con certi capitegli senza alcuna arte o grazia faciendo talvolta per reggimenti o per mensole certe fighure che avevono più aria di mostri che di huomini. Scolpivono ancora certe statue, benchè e’ vedessin de l’antiche, et ancor degli uomini stessi (i quali dovevon almen ritrarre, sapendo che altro non è arte che una immitatrice de la natura) che avevon più similitudine d’ogni altra cosa che di huomini, come può ben vedere ancora oggi chi ragghuarderà quelle fighure che sono sopra la porta principale della nostra chiesa di santo Pagholo, le quali certamente se non fussino loro parute belle non l’arebbon poste in quel luogho, essendo stata quella chiesa secondo che si legge in certe lettere poste sopra la cappella maggiore con tanto favore edificata et consagrata da san Zanobj vescovo di Firenze al tempo di Chonstantino inperadore. Non si vedevono ancora in que’ tempi altre pitture che certe fatte da alcuni Greci, le quali paion fatte tutte in sur una stampa co’piedi per lo lungho appiccati al muro et con le mani aperte e con certi visi stracicati e tondi con occhij aperti che parevono spiritati. Et così stettero smarrite queste arti per insino agl’anni, a circa agli anni del Signore milledugento settanta, nel qual tempo cominciò in Firenze a risucitare l’arte della pittura per le mani di Giovanni da Firenze cognominato Cimabue, come noj mostrerremo di sotto ne la sua vita, sotto la disciplina del quale cominciò dipoi Giotto e doppo lui molti altri a disegnare et a ritrarre gli edificij et le statue antiche e dipoi d’in mano in mano i corpi naturali di maniera che per insino a oggi sono tanto andati in là, che non sono solamente arrivati al termine degl’antichi, ma secondo alcuni gli ànno passati. Et di