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le pitture che ne le grotte de’ monti si sono ritrovate) pare ancora che elle fussino nel supremo grado de la loro perfezione (nel quale mercè degli ingegni fiorentini pare che elle sieno ancora oggi ritrovate). Ma mancando dipoi (come fanno tutte l’altre cose del mondo che son poste ne le man de la fortuna) et scemando appoco a poco lo imperio romano, vennono ancora elleno a poco a poco a mancare. Et oltre a di questo passando dipoi in Italia molte genti barbare et rozze, et che ànno poco altro d’huomo che la fighura di fuori, come furono i Goti et gli Unni et Vandali et molte altre genti efferate e bestiali, le quali non solamente di simil cose non si dilettono, ma non avendo nè scienzie, nè cognizione alcuna di quelle, forse mossi da la invidia che suole molte volte in simili genti regnare, cominciorno queste arti et le opere fatte dai loro artefici e spegnere et levar via, stimando essere molto disonorevole che si avessi a ritrovare cose che sopravanzassino il sapere et lo ingegno loro. Et spargendosi queste così fatte genti per tutta la Italia cominciorno imparentandosi a mescolarsi con noi, per il che il nobile et gentil sangue italiano cominciò a ingrossare e divenire rozzo et grosso et a produrre i spiriti non più atti a fare gli ingegni acuti et sottili e conseguentemente non più vaghi di così belle et valorose imprese. Aggiunse non poco danno ancora a questo la stolta oppinione di alcuni pontefici, che furono in que’ tempi, che, guidati da una vana superstizione et non da il vero amore della cristiana religione come e’ si credevono, cercarono ancora eglino di levar via le statue et le altre opere dei gentili (che così chiamavano i Romani) come cose dannose alla cristiana professione, come se la natura non facesse bene spesso molto più begli huomini così maschi come femmine che non fa l’arte, et come se in quegli come in fatture di Dio con sua gloria et onore riguardando non si potessi senza peccato alcuno pigliar continuamente piacere et diletto; per le quali ca-