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Libro primo 57


partita d’onore; tutte cose che devono essere necessariamente esaminate dai rappresentanti.

Altre volte, invece, un tal ritardo dipende dalla lontananza degli avversari, o da un male involontario, o da altra causa qualunque, che impedisce ad uno degli antagonisti di scendere sul terreno. In tale eventualità il duello può essere rimandato ad altro momento da destinarsi di pieno accordo tra i rappresentanti.

Talvolta, invece, l’avanzata difficoltà rappresenta un trucco volgare per acquistar tempo, o per prepararsi allo scontro; e perciò:

ART. 103.

La domanda di dilazione perchè una delle parti possa mettersi in condizione d’impugnare le armi, costituisce un abuso e come tale deve essere, in tesi generale, respinta da qualunque parte essa venga.

Nota. — Se l’offeso, dopo aver lanciata la sfida, domanda la dilazione, si mette nella ridicola posizione di colui che dopo aver richiesta una riparazione per le armi (nella lusinga d’intimorire l’offensore e di indurlo alla scusa), si pente del temerario passo fatto, e piange al momento in cui i rappresentanti gli vengono ad annunciare che il suo cartello di sfida ha ottenuto buona accoglienza. Se l’offeso non sapeva maneggiare le armi, aveva aperta la via ai tribunali. Data la preferenza alla via cavalleresca, doveva assoggettarsi alle consuetudini sue: buone o cattive, non monta. Tra queste non ultima quella che stabilisce: «una vertenza d’onore deve essere risolta nel più breve termine possibile». Non si può pretendere che l’offensore, il quale per esser tale (fu forse provocato) resti settimane, o mesi, con grave danno morale o materiale, a disposizione dell’offeso, che deve apprendere l’uso dell’arme da lui stesso scelta pel combattimento. Sarebbe