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14 | Codice cavalleresco italiano |
d) offesa di sommo e quarto grado, atroce, quando tocca la famiglia; e chi offende il padre di famiglia nella famiglia, risponde di un’onta.
Nota. — L’onore di una famiglia è sì gran fatto, che per salvarlo, assai volte bisogna lasciarsi ferire nell’onore. L’elemento sociale non è l’individuo, ma la famiglia; la formula iniziale, l’elemento costitutivo dalla cui somma abbiamo il genere umano è per lo meno un uomo e una donna. Più in là dell’insulto, dell’oltraggio e della percossa medesima, arrivano le offese all’onore della famiglia, quand’anche esse circondino di riserve la persona del capo.
Un uomo, il quale sente l’amore o l’onore, deve arrivare a dire questo: O che m’importa, a me, di passare per un galantuomo, per un gentiluomo, per un dotto, per un forte, per un autorevole e primario cittadino, se l’onore della famiglia mia è disconosciuto?
Perciò è da ricordare che con un duello non si rimedia all’irreparabile danno subito; ma colpendo nell’onore con i mezzi, che offre ora la legge, chi si rese colpevole di cotale sciagura morale, e, meglio ancora, nella borsa.
I rappresentanti determinano il grado dell’offesa, uniformandosi agli art. 7 e 8, per le divergenze di apprezzamento.
Nota. — Nel discutere la compensazione delle offese, quando ne sia il caso, si terrà presente se l’offesa è iniziale o reattiva.
L’offesa reattiva, che passa di categoria l’iniziale, neutralizza, in chi la fece, il carattere di offesa od anche, secondo i casi, contemplati nell’art. 16, lo fa incorrere nella responsabilità morale di offensore.