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6 Codice cavalleresco italiano

Siffatto sentimento non è calcolabile con elementi che non hanno rapporto con la dignità dell’uomo; ma è graduabile in ragione diretta del perfezionamento suo. La libertà di pensiero porta che per un individuo, avente un determinato ordine di idee, costituisce offesa ciò che per altri, avente differenti opinioni, diversa credenza, altre convinzioni, non lo è. L’offesa è tale quale si sente: e si sente in mille guise differenti, le quali dipendono dalla educazione e dall’ambiente in cui si vive. Da ciò la necessità che altri giudichi dell’offesa e della entità sua.

ART. 2.

Mancando, o venendo negata dall’offensore, o dai rappresentanti di questo, l’intenzione di offendere, decade ogni diritto a riparazione cavalleresca.

Nota. — La negata intenzione di offendere sarà sufficiente riparazione tutte le volte che la supposta o reale offesa non possa interpretarsi in modo lesivo, o quando non abbia portato lesione di sorta al carattere del supposto offeso.

Se l’offesa supposta o reale venisse negata, malgrado che questa abbia arrecato, o potesse arrecare nocumento al carattere del supposto o reale offeso, i rappresentanti di costui esigeranno qualche cosa di più della semplice negazione dell’offesa. E perciò, quando non si potesse ottenere quel «qualche cosa di più», la negazione dell’offesa dovrà essere considerata quale ampia ritrattazione dell’offesa supposta o reale, affinchè la deficienza del sentimento cavalleresco nell’offensore, supposto o reale, non abbia a porre l’offeso in condizioni moralmente inferiori a quelle di chi offese.

ART. 3.

Nelle offese con vie di fatto, nelle quali manchi l’intenzione di offendere, l’offeso può far valere i