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Libro terzo 157

fatti alla donna, essa è riconosciuta inabile al duello1, e quindi, qualunque offesa che le viene lanciata, non la colpisce; ma ferisce bensì il suo protettore naturale, a cui spetta il diritto di tutela (Angelini, II, 2°).

Nota. — Essa, la donna, gode nella nostra società di una considerazione e di una prerogativa estesissima. I più nobili e i più delicati sentimenti del cuore, la riflessione, frutto di una educazione squisita, l’esperienza, costringono a non dover abusare mai della donna, poiché, La femme la mieux louée est celle don il n’est jamais parlé. Di conseguenza:

ART. 261.

L’offesa diretta ad una donna con atti, con scritti, con parole, anche in seguito a sua provocazione, sarà fatta propria:

a) dallo sposo, se maritata;

  1. Si ritiene la donna incapace di impugnare e di usare le armi: di difendere l’onore suo da sè stessa. Eppure non mancano esempi nei quali bellissime (e non belle) virago hanno abbattuto in combattimento singolare esperti cavalieri.
         La Saint-Balmont non è seconda alla signora Bonneval, che quasi giornalmente si batteva in duello col suo secondo marito e spesso ne dava e non ne prendeva; nè alla Gervès.
         La Maupin dette prima fuoco al convento che rinchiudeva la sua bella, e poi sfidò Dumesnil a duello; lo alleggerì dell’orologio e della tabacchiera, mandandolo con Dio... con un’abbondante dose di legnate.
         Nel 1820 due attrici disputarono col fioretto il cane di un conte svedese dal collare d’oro (!) (il cane, non il conte). E il duello tra la marchesa di Nesle e la contessa di Polignac!...
         I Duelli mortali del secolo XIX dell’autore di questo codice non sono privi di racconti di duelli nei quali le donne hanno dato prova di una risolutezza di carattere e di volontà ammirevoli.