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Prefazione xv

costante in questo lavoro, fu giusto, e se raggiunse, e come, la finalità umana che mi ero proposto.

In questi ultimi tempi vari elementi nuovi hanno fatto o fanno sentire la loro influenza sul costume di duellare. Essi sono: la penetrata coscienza dello istituto (vantaggioso e civile) del Giurì e della Corte d’onore in sede d’appello; il Decreto del 4 ottobre 1908, che regola le questioni d’onore nella milizia.

Vi sarebbe un altro elemento da considerare, e cioè: le Associazioni contro il duello, sorte per iniziative lodevoli private. In seguito, però, alle indagini fatte sugli effetti pratici ottenuti da codeste benemerite associazioni, ho dovuto convincermi, col rincrescimento più vivo, che l’azione eminentemente moralizzatrice da esse esercitata non ha prodotto i resultati attesi; e ciò, non tanto per il carattere confessionale ingiustamente attribuito loro, quanto per la funzione da esse svolta in ambienti per loro natura già avversi al duello.

L’idea di affidare ad un Giurì o una Corte d’onore il compito di definire, senza ricorrere al duello, le vertenze cavalleresche, è vecchia da secoli. Il merito però di averla fatta rivivere nella discussione pubblica spetta ai compianti Paolo Fambri e generale Achille Angelini. Il primo non risparmiò fatica di parola e di penna per dimostrarne la opportuna