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COLLAUDO D’ORGANO ncaricato io sottoscritto di collaudare il nuovo organo costrutto dalla Ditta Pietro Bernasconi e Figlio, di Luigi Bernasconi, di Varese, nell’antica Chiesa recentemente restaurata, di S. Teodoro in Cantù, sono lieto di poter rilasciare oltre che l’attestato del più ampio collaudo, la mia piena soddisfazione. Lo strumento benché non sia di gran mole è però proporzionato all’ambiente ed ha tutti i pregi e le ottime qualità di un organo grandioso. Nel suo insieme è solido e risponde egregiamente alle esigenze dei tempi. Ogni sua parte è eseguita con arte, nessun congegno è trascurato, un’omogeneità di lavoro che migliore non si potrebbe desiderare. La tastiera è di 58 tasti, 17 sono i registri percorrenti l’intiera tastiera, e la pedaliera di 27 note reali. Il meccanismo leggero e perfetto non produce rumore di sorta. Dicasi altrettanto dei mantici che sono a due pressioni, sistema Cummins. Dolci e rotondi i registri ad ancia, per esempio: il violoncello da 8 p. e la tromba dalla vibrazione nitida e corretta. Eccellenti i principali di 16 p. ed 8 p. coi quali si ottengono suoni ben nutriti e temperati ad un tempo. L’insieme poi dell’organo è vigoroso, dal timbro netto, qualità quest’ultima che non si riscontra che in organi costrutti da ditte classiche, fra le quali tiene uno dei primi posti la Ditta Pietro Bernasconi e Figlio. L’organo di San Teodoro in Cantù può gareggiare, a parte le proporzioni, con qualsiasi altro uscito dalla Ditta Pietro Bernasconi e Piglio Luigi, poiché la medesima, più che al guadagno, bada a tenere alto il prestigio delle proprie opere, così che impiega la stessa attenzione, la stessa intelligenza, lo stesso amore tanto nella costruzione di uno strumento modesto, quanto nei grandiosi. Chiudo con una parola d’encomio all’onorevole fabbriceria della Parrocchia di San Teodoro, poiché seppe ricorrere all’opera dell’insigne artefice, dimostrando così di essere intelligente, amantissima dell’arte e desiderosa di dotare la propria Chiesa di un organo modello. Milano, 24 gennaio 1896. Ernesto Strada Maestro Organista della Insigne Basilica di S. Lorenzo in Milano. CORRISPONDENZE NAPOLI, 18 Gennaio (ritardata). Teatri: S. Carlo: Lohengrin rimandato da due giorni — Fondo: Faust e Trovatore — Concerti — Un giusto omaggio al Martucci — Errori e correzioni — Necrologie: Alessandro Zoboli. tasera si doveva dare al S. Carlo il Lohengrin, ma non essendo pronto l’intero macchinismo, lo si è rimandato a lunedì prossimo. Intanto le rappresentazioni della Walkiria e del Mefistofele si avvicendano con sempre crescente diletto del pubblico. Del Mefistofele, domani sera, si darà un altro appalto sospeso; il teatro è tutto venduto, come la scorsa domenica. Si crede che la seconda rappresentazione del Lohengrin sarà accompagnata dall’azione mimica Fides. Il 27 avrà luogo il concerto a beneficio della Croce Rossa, col programma noto. Al Fondo si rappresenta il Faust di Gounod, che ha incontrato tutte le simpatie ed è bene eseguito. Vi cantano applauditi la Franco, la Riso, il tenore Camso, il Ferraguti ed il basso Rossato, eccellente nella parte di Mefistofele. All’opera, che è diretta dal Galassi egregiamente, si serberà il massimo favore sino all’esecuzione degli Ugonotti, che sarà un avvenimento nei fasti di questo teatro. Sperasi che possa dar quattrini all’Impresa, che, pur facendo bene, non ha ancora pareggiate le partite di introito e di esito. E stasera per un po’ di varietà si presenta un Trovatore cantato dalla Castelriva, dalla Riso, dal tenore De Gambarelli, dal baritono Ferraguti e dal basso Scotti. Il Sebastiani dirigerà l’orchestra. Oltre al concerto, al S. Carlo si è in aspettativa per l’altro che si promette, per inaugurare la nuova sala Ricordi, nella Galleria Umberto I. Si parla dell’esecuzione di alcune parti teWIsaia di Mancinelli, di qualche composizione strumentale di Burgmein e di Van Westerhout. Alla prossima corrispondenza darò il programma preciso. Per domani Franklin Cannone, un discepolo di Beniamino Cesi, invita ad un concerto vocale e strumentale nel salone Margherita, alle quattordici. Auguro al giovine concertista affollato uditorio, ma non parmi bene scelto il giorno. Domani avrà luogo in undici frazioni elettorali la ripetizione delle elezioni pei consiglieri del Comune, essendo state annullate le precedenti per vizio di forma; si annunzia una lotta accanita. Ciò’ distoglie dall’arte, qual che ne sia la manifestazione. A proposito delle elezioni municipali, non è da passar sotto silenzio che in una delle ultime sedute del Consiglio del Comune, il duca di Guardialombarda, stato già Sindaco, propose e il Consiglio ad unanimità accolse la proposta, che si scrivesse una lettera di congratulazione al Martucci, a Bologna, pel trionfo riportato costà dalla sua Sinfonia. E stato un doveroso atto di omaggio all’illustre maestro, che tanto onora la nostra scuola; questa iniziativa, con giusto sentimento di orgoglio, è stata lodata, da quanti sentono l’amor del tetto natio! In questa corrispondenza è necessaria una nuova rubrica: errata-corrige.. E la correzione è questa: a Piacenza dirige la musica e quindi metterà in iscena, col concorso dell’autore, Alda di Luigi Romaniello, il maestro Primo Bandini. Il Bandini di Napoli, che ha nome Umberto, non si è mosso mai più di qui dal novembre, da che venne per riprendere l’insegnamento di armonia. Rendo a Cesare quello che è di Cesare: ma se mi. fosse lecita un’indiscrezione direi da chi mi venne la notizia della partenza del Bandini. Ma, trattandosi d’un collega, debbo serbare silenzio; e... che Dio gli perdoni il fallo. E dire che io aveva chiesto, se non fosse un equivoco, sapendo che il Bandini Umberto, per un’infermità agli occhi, aveva smesso di fare il direttore d’orchestra e si era dato all’insegnamento. Checché, sia conoscendo il valore dell’altro Bandini, mi compiaccio che il Romaniello sia a Piacenza in ottime mani e chieggo scusa all’egregio direttore dell’involontario errore. Ma d’un altro fallo debbo fare ammenda e questo è tutto mio. Non so come mi sfuggisse, ma credo aver dimenticato di notare fra le opere del Delfico l’ultima che egli scrisse pel teatrino della Società Filarmonica, su libretto di Antonio De Lerma, dei duchi di Castelmazzano e intitolata il Parafulmine. Fu eseguita la sera del 25 marzo 1876, e, come le precedenti, ottenne esito eccellente. Quest’opera comica fu cantata dalla Paganini-Trifari, dalla Rossi-De-Luggo, dalla Gilda Ruta, dal Montanaro, dal baritono De Bassini e dal barone Genovese, che rese mirabilmente la parte d’un vecchio stolido: il Marchese di Torre Vento. È morto nell’ospedale di Loreto Alessandro Zoboli, che fu basso comico di molto valore. Era nato in Bologna da Luigi e da Olimpia Colori, il 27 luglio del 1817. Il padre, mirabile sonatore di fagotto, fu professore in questo Conservatorio di musica; e qui furono educati all’arte tanto il primo quanto il secondo figlio, Alessandro, ora passato a miglior vita, e quel Giovanni, che fu maestro di composizione al R. Albergo dei Poveri e concertatore del teatro Nuovo per moltissimi anni e fini capo-musica municipale ad Ariano. Alessandro Zoboli cominciò giovine a cantare da basso, ma poco si resse nelle parti serie; mutò presto, assumendo parti brillanti e comiche. Scritturato al teatro Nuovo, col Casaccia e col Fioravanti Giuseppe, cantò da basso comico nella Casa di tre artisti, la prima opera del De Giosa, che fu rappresentata il 1842 e ripetuta molte sere, pei molti bei pezzi, specie per un terzetto buffo. D’allora in poi cantò nei primi teatri delle provincie meridionali e fu emulo del Casaccia, dei Fioravanti, del Savoia, di Lino Conti. Dopo l’incendio del teatro Nuovo seguì il Musella a Torino, percorse qualche teatro del Piemonte e dell’alta Italia; andò poi a Londia, dove fu per molti anni scritturato, in qualità di basso comico. Da vari anni, tornato qui, non trovò scritture, essendo innanzi negli anni e per di più tacendo vergognosamente quasi tutti i teatri, altra volta destinati alla musica comica. Per vivere si acconciò, non senza rincrescimento, a cantare nei cori in chiesa, in teatro, a fare il suggeritore, ma non sempre trovava modo di occuparsi. Fece istanza per essere ammesso nel R. Albergo dei Poveri e vi fu ricoverato il primo agosto dello scorso anno. Dopo qualche mese parve scimunito. Ogni giorno, verso le dieci, usciva dalla camerata