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tillanti, talché il pubblico è qualche volta imbarazzato se più debba ammirare l’artista o la bella e formosissima donna; io, per non sbagliare, faccio delle due una cosa sola, ed auguro che ei sia dato udirla in altri spartiti. Il tenore Caliioni, che alcuni anni fa cantò al Carlo Felice, mi pare non abbia più la voce geniale d’allora, essa è tremula e negli acuti poco espansiva; gli auguro che sia effetto di passeggera indisposizione. Il tuonante Camera tuona anche nelle spoglie di Carlo V, e per un imperatore ciò sarebbe in carattere, se Verdi non avesse scritto anche per esso delle delicate pagine, che vorrebbero essere colorite con più grazia. Il basso Araudo sarebbe un buon Silva, se la sua voce avesse un po’ di quella robustezza di cui abbonda la voce del Camera; ha però dell’intelligenza e si fa applaudire.
L’opera è concertata e diretta dal maestro Errante, il quale, anziché errare, tiene assai bene in carreggiata i vari e scarsi elementi di cui dispone.
Ora si prova la Linda, dopo la quale cominceranno le prove della Francesca da Rimini del Cagnoni, attesa con viva impazienza.
Alla sala Sivori abbiamo avuto il violinista Ysaye che ei sbalordì tutti; e dicendo che ei ha sbalorditi, non esagero punto. Non aggiungo altro, perchè leggo sui giornali della vostra città, che eguale impressione ha fatto a Milano; per cui a quest’ora ne sapete ben più che io non potrei scrivervene, epperciò punto e basta. — Minimus.
SIENA, 24 Aprile.
Concerti dei ciechi di Firenze — Altri concerti — Progetto di un Istituto musicale — Orinante teatrale — La musica in provincia.
La sera del 22 p. p., nel locale della Fiera di beneficenza,
teatro della Lizza, elegantemente e sfarzosamente addobbato,
venne dato un concerto dai ciechi dell’Istituto di
Va (g]| Firenze. Il programma, dove figuravano i nomi di Haydn,
Schumann, Mozart, Vieuxtemps, venne tutto eseguito in modo meraviglioso
dai poveri infelici, i quali ebbero applausi e chiamate sine fine.
Ottima l’interpretazione data al Trio di Haydn per fusione, colorito,
sentimento, precisione mirabili, e buona pure quella data al Quartetto di Mozart. Il cieco Marghieri nel Concerto (op. 8) di Vieuxtemps si mostrò dotato di meccanica e di intonazione perfetta, ed il Bruni si rivelò pianista nitidissimo nel rendere i passi più ardui di quelle pagine classiche. Le due giovanette cieche Giannini e Loni riscossero applausi eseguendo a quattro mani La Chanson dans le jardin e Le jour de fête (op. 85) di Schumann.
Domenica (21) ebbe luogo pure alla Fiera un altro spettacolo variato, nel quale si distinsero i mandolinisti, ed ieri sera (23) suonò nello stesso locale la banda del Comune, ma ahimè! sono dolente di non poter dire per essa nulla di bene, giacché è ormai ridotta in modo da non fare onore davvero alla città! Et super omnia veritas!...
Da molto tempo si parla in Siena del progetto per la costituzione di un Istituto Musicale, progetto messo fuori da alcune persone rispettabilissime, a cui sta veramente a cuore il decoro e l’interesse della città. Al mantenimento di quest’Istituto dovrebbero concorrere vari corpi morali della provincia, ed il nostro Municipio non dovrebbe che erogare in favore di esso le diecimila lire annue, spese per la banda e la Scuola di musica. Già da un pezzo il progetto pareva arenato appunto tra i banchi... comunali, ma ora, si spèra, in seguito ad alcune assennate osservazioni del locale Libero cittadino, verrà presto presentato ai nostri padri coscritti, i quali, confidiamo, non vorranno mostrarsi avversi a sì benefica istituzione.
Niente sino ad ora si mostra sull’orizzonte teatrale riguardo a spettacoli di musica. Sarebbe desiderabile una buona stagione d’opera nel prossimo agosto, il mese nel quale un tempo Siena ha avuto spettacoli invidiabili, ma finché le nostre munifiche accademie si ostineranno a voler ricompensare così lautamente i poveri impresari, temo assai che si possa ritornare alle antiche glorie.
Nel vicino paese di S. Gemignano (provincia di Siena) si prepara una stagione musicale con Traviata e Lucia, protagonista la signora Spaziani. — Do.
TRIESTE, 18 Aprile (ritardata).
L'ultima dell'Otello.
TRIONFALMENTE si chiuse ieri a sera la stagione al nostro
teatro Comunale colla nona rappresentazione dell’Otello
Verdi, e peccato che è stata l’ultima, dico io, e con
me lo ripetono tutti i frequentatori dei teatro. Oh potenza
di questa musica, al cui fascino nessuno si può sottrarre; chi la sente
la prima volta ne viene potentemente scosso, resta sorpreso, non la sa
comprendere in tutta la sua elevata bellezza, ma la vuol riudire, e la
prova di ciò la troviamo nell’essere il pubblico seralmente accorso in
folla straordinaria a sentire l’ultima creazione verdiana, ascoltandola
col più vivo interessamento e con quella religiosa attenzione che si
accorda soltanto alle cose geniali. Quel canto mi conquide, dice Otello,
ed invero quel canto ei ha conquisi tutti; s’innalzi, a chi l’immaginò,
un inno di gloria che chiuda col grido entusiastico: Viva Verdi. —
Ma ora alcune parole sull’anzidetta ultima rappresentazione, in cui il
De Negri eseguiva per la centesima volta la parte del protagonista.
Torna superflua ogni parola di lode al suo indirizzo, è un Otello come
diffìcilmente noi potremo sentire in avvenire un uguale. In lui cantante
e attore formano quel complesso artistico, che manda il pubblico in
visibilio. Dovette ribissare l’Addio, sante memorie, e ripetere il giuramento.
Venne regalato d’una corona. Il baritono Leone Fumagalli assunse
per questa sola rappresentazione la parte di Jago. Non voglio fare
confronti fra lui e il suo predecessore, perchè in certo qual modo
neanche non reggerebbero; ma dirò soltanto che è ancora giovane, che
possiede della voce, e come mi sembra anche del talento, che è stato
applaudito dopo il Credo, e che in generale il pubblico gli ha fatto
buona accoglienza.
La signorina Giovannoni-Zacchi, ad onta della sua giovinezza, può vantare un successo completo; eseguisce la parte di Desdemona con veramente ammirabile coscienza, curando ogni più piccolo dettaglio tanto scenico che musicale. Il pubblico la seppe apprezzare e da giudice giusto la rimeritò di applausi, i quali dopo Ave Maria raggiunsero in calore la gradazione massimale in questo punto ricevette due eleganti mazzi di fiori. Sempre ottimamente il Navarrini, il quale al suo apparire nell’atto terzo venne accolto da un lungo applauso, tributo d’aggradimento veramente meritato da questo egregio e infaticabile artista, il quale, cosa rara, cantò in tutte le 53 rappresentazioni della stagione. La Ravasio-Prandi, il De Comis, il Pelizzoni e il Novara contribuirono come per lo passato al buon andamento dello spettacolo. Va lodato il coro, ma non posso dire senza restrizione, perchè all’atto secondo lascia a desiderare. Inappuntabile l’orchestra sotto la direzione del valente maestro Gialdini, il quale venne particolarmente festeggiato dal pubblico, essendoché questa ultima della stagione era la sua serata d’onore, in cui ricevette tre corone, e da parte dell’orchestra un biglietto di visita in argento con incisavi una dedica.
Come ho detto, l’esecuzione dell'Otello è stato un avvenimento veramente artistico, il quale per la sua importanza occuperà uno dei posti d’onore negli annali del nostro teatro Comunale. L’Impresa poi, per conto suo deve votare uno speciale e caldo ringraziamento a quel mago di Verdi che seppe colmare la cassetta dei biglietti. E qui forse dovrei gettare uno sguardo retrospettivo sull’andamento degli spettacoli dell’ora cessata stagione; ma siccome dovrei toccare delle corde che darebbero suoni poco gradevoli per le orecchie di taluni, così lascio l’argomento nella penna.
Dovrei pure parlare del concerto dell’Associazione italiana di beneficenza dato l’altra sera al Politeama Rossetti, ma la tirannia dello spazio mi vieta di estendermi come vorrei su questo fatto. Però mi sia concesso di dire che in questa circostanza tutti due li scopi, tanto il finanziario come il musicale, sono stati splendidamente raggiunti; il primo da parte della cittadinanza tutta, la quale non manca mai di fare in numero stragrande atto di presenza in questo caso, e il secondo da parte dei principali artisti della testé decorsa stagione al nostro teatro Comunale, e del coro, e dell’orchestra di questo. Il concerto era organizzato e diretto dal maestro Gialdini, e non occorre dir altro.
Anche il quartetto Heller ha principiato la seconda serie delle sue produzioni di musica da camera; ma anche di queste parlerò in una mia prossima. — O. V.