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Perciò agli occhi del pubblico vi sono qua e là delle lacune, diremo anzi delle parentesi, che non può il pubblico stesso colmare o spiegare, tirando quelle conseguenze che nel pensiero del poeta appaiono chiare e convincenti.
Ora, trattandosi di arte scenica, per la quale ha valore solo l’evidenza dei fatti, pare a noi che le teoriche del Fontana sieno, se non errate, almeno pericolose. Edgar, tuttavia, abbiamo due atti buonissimi per la varietà del movimento scenico, o per l’arditezza delle situazioni, il primo ed il terzo: abbiamo un atto buono, che con qualche ritocco e levando le superfetazioni, diventerà interessante, il quarto: meno evidente è il secondo.
Si è detto che nell'Edgar vi sono posizioni tanto arrischiate, che ei volle tutta la potenza d’ingegno del musicista per farle tollerare dal pubblico. In ciò vi è molto del vero; anzi è evidente che il terzo atto, che fu invece il punto culminante del successo, con quella tinta tragica dei funerali, con un catafalco esposto agli occhi degli spettatori per circa tre quarti d’ora, colla scena arrischiata della seduzione di Tigrana, era un atto pericolosissimo: una musica appena appena mediocre ed incolore avrebbe segnato addirittura una catastrofe. Ci volle un musicista poderoso, ispirato come il Puccini per rivestire di colore smagliante la truce tela fornitagli dal poeta: ma non è meno vero che le difficoltà stesse di questa situazione drammatica ispirarono al maestro una pagina potente di musica.
Concludiamo, riportando, qui innanzi, la bella
lettera che Puccini indirizzò al maestro Faccio:
e in tempi cosi burrascosi per l’arte, da chiamarli addirittura borgiani,
è bello, è nobile questo raggio di sole, questo, fraterno
attestato di stima, che onora sommamente e chi lo dà, e
chi lo riceve.
G. R.
Illustre e carissimo Maestro,
Mi permetta di esprimerle, più col linguaggio breve e spontaneo del
cuore, che con cercate e complimentose frasi, tutto l’animo mio riconoscente per le cure veramente fraterne, mai disgiunte dal di lei magistero artistico, di che dettemi tante e così convincenti prove nella concertazione e direzione del mio lavoro. Voglia credere, illustre Maestro, che io riconosco in così valida cooperazione artistica uno dei maggiori coefficienti che concorsero a farmi avere cosi gentile accoglienza dal pubblico milanese; nè di tale efficace e per me giovevole cooperazione verrà mai cancellato dalla mia memoria il grato ricordo, per quanto liete o tristi vicende l’arte e la vita mi preparino per l’avvenire. — Nè minore riconoscena dovrò serbare per gli egregi artisti che con impegno pari all'abilità interpretarono l'opera mia, e per il solerte corpo corale che studiò ed eseguì l'Edgar con zelo e slancio invero ammirevoli.
Lascio poi a lei intero l’incarico di dire tutto quello che meglio può alla eletta schiera di professori, la cui esecuzione perfetta ed eccezionale, mi ha veramente commosso. Rinnovando a lei in particolare, egregio Maestro, i sensi della mia alta stima e riconoscenza illimitata, ho l’onore di dirmi Milano, 25 aprile 1889.
Suo affezionato Giacomo Puccini.
L'Organo
nelle sue attinenze colla musica sacra
APPUNTI DI STORIA ORGANARIA
(Continuazione, vedi N. 13, 14, 15 e 16)
VI. — LE NAZIONALITà GRECO-LATINA E PRETTO TEDESCA NELLA MUSICA SACRA E NELL'ARTE ORGANARIA
LO STILE CONCERTANTE E L’ORGANO-ORCHESTRA.
LO STILE FUGATO E CONTRAPPUNTISTICO
E L'ORGANO CORALE TEDESCO.
SIAMO giunti pertanto a quel periodo di storia.
‘ organarla, che ei appalesa più chiaramente
1° strett0 legame, che esiste tra esso strumento
e la musica religiosa; e cioè a quel periodo
in cui con la demarcazione di due nazionalità distinte
nel campo della musica sacra (la greco-latina e la germanica)
si caratterizzano pure nell’organaria due distinti sistemi;
l’italiano, attorno il quale si raggruppano gli altri
minori, o per meglio dire il latino, ed il pretto tedesco.
La via ormai è tracciata e ben definita: quella via che doveva condurlo allo sviluppo moderno mai più immaginato, e da quest’epoca è una gara viva, ammirevole tra organati ed organisti, i primi intenti a rendere lo strumento sempre più pronto alle esigenze dei secondi, e questi alla ricerca di effetti, combinazioni nuove, ardite, che si potevano trarre da un istrumento sempre più perfezionato. Così l’impulso allo sviluppo rispettivo è reciproco; e dal mutuo scambio vediamo sorgere tutte le forme musicali severe e grandiose, che formano la gloria dei nostri padri.
Per ben comprendere quindi come fu originato ed andò sempre più accentuandosi nell’organaria la distinzione dei due sistemi accennati, tratteggeremo brevemente tutto quel periodo importante della storia musicale religiosa, che corre fino al nostro secolo, e vedremo come codesta distinzione era un risultato necessario e conseguente della diversità che si era fatta nelle attribuzioni del culto divino, e come oggidì, il voler propugnare un sistema a preferenza dell’altro, equivalga ad una assoluta ignoranza della differenza dei culti professati, del carattere, delle scuole, che sorsero e si costituirono, ed infine’ delle tendenze dei popoli che nella musica più d’ogni altra s’imprimono profondamente.