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lata e vi so dire che io non dubito diverrà questo pezzo prestissimo tutt’altra cosa di quello che è.
Il terzo atto, starei per dire, non offre campo alla critica. E un vero emporio di bellezze dalla prima nota all’ultima. Vediamo se riesco a dire di queste bellezze una separatamente dall’altra. Il grande atto si divide in due parti distinte. Di queste due parti la prima è senza dubbio la concezione musicale più vasta e più solida uscita per adesso dalla mente del Puccini. A questa prima parte non si potrebbe togliere, nè aggiungere una nota senza porre in squilibrio tutto l’edifizio. Il preludio, eseguito solo la terza sera, è pieno di sentimento ed è di fattura squisita; la marcia funebre, che così bisogna chiamare la scena del funerale, consta di stupendi periodi; il primo con le voci dei ragazzi è riuscitissimo anche per avere indovinato la vera estensione delle voci sempre compromettente; quello dei periodi che racchiude il soavissimo addio che dà la Fidelia al defunto, è ricco di melodia, sovranamente ispirata, melodia calda, piena di passione e di sentimento.
Tutto il brano delle accuse del frate, delle risposte del coro, dei gemiti di Fidelia, fino allo scoppio generale dell’ira e dello sdegno, mantiene alto l’insigne merito di quésta pagina musicale, ma dove del Puccini sorge limpido, purissimo un vero lampo di genio, è alla difesa che Fidelia fa del suo Edgar; qui l’arte, quella vera arte sulla quale ho letto in questi giorni tante... discussioni, trionfa completamente; qui l’arte poetica e musicale ha prodotto il resultato che le vien chiesto, la più bella strofa del libretto ha dettato la più bella ispirazione al maestro. Su questo proposito non contraddico l’opinione altrui, anzi la divido completamente.
E a questa strofa, che è plasticamente rotonda, come bene fa seguito quella specie di postludio orchestrale finissimo, magistralmente istrumentato e che ha in sè terzo atto, dovrà presto e gradatamente far vera galleria di quadri consimili. L’atto quarto ha un gran preludio; oggi è come questo sorgere una assai diffusa questa usanza del preludio all’ultimo atto del melodramma. Questo dell’Edgar è vaste, e perchè fatto quegli elementi che occorrono per tenere tesa l'attenzione del pubblico. Qui la prima parte, che non stento a chiamare meravigliosa, di questo atto, ha il suo termine.
La seconda parte incomincia col terzetto fra Tigrana, Edgar e Frank, perchè la grande aria di Tigrana che precede, non riesce e non può riuscire col suo valore indiscutibile a nascondere l’inopportunità della situazione scenica.
Ma quanto riguarda la costruzione dell’Edgar, libretto e musica nel suo complesso, vo’ trattare allorché l’esperienze di questo pubblico esperimento avranno fatto subire all'Edgar quelle modificazioni, che anche molte opere, oggi celebri, subirono dopo la prima pubblica prova.
Parlando di quest’aria dal lato musicale non posso dirne che bene, ma come spesso avviene al Puccini, in qualche punto c’è dell’irrequietezza. Nessun appunto critico si può fare al terzetto. Un critico di coscienza potrebbe dire che questo terzetto basta da solo a far comprendere quanta ce ne sia nel giovane autore della efficacia drammatica; quel terzetto è di getto e prepara mirabilmente la grande scena che segue, il più potente momento drammatico-musicale del maestro; questo momento sarebbe apparso granse, anche se uscito dalla mente e dalla mano d'uno musicista provettoe consumato: uscito dalla mente e della mano di chi ne fa, dirò così. la prima prova, è giustizia dargli il saluto che si merita, il saluto di valoroso artista, di potente ingegno, di coloritore espressivo ed ispirato e il cui pennello, dopo aver saputo dirigere un quadro come questo terzo atto, dovrà presto e gradatamente far sorgere una vera galleria di quadri consimili.
L'Atto quarto ha un gran preludio; oggi è assai diffusa questa usanza del preludio all'ultimo atto del melodramma. Questo dell'Edgar è di vaste proporzioni, forse di troppo su le riprese di melodie quadratissime unisce in sè vari brani, specie di traits-d’union, che invece ne compromettono l’unitezza; — ma accanto a questo néo di forma, quale splendore d’idee e di espressione in quel preludio!
Adesso conviene dire che il quarto atto musicalmente ottimo come terzo, risente attualmente dell’effetto di alcuni accorciamenti, che, fatti così all’ultimo momento, non si è potuto mascherarli, tanto da non renderne un poco slegata la condotta complessiva.
Analiticamente il racconto del sogno, sulla serena, ispirata melodia del preludio, qui cantata da Fidelia con una graziosa imitazione dei cori, è cosa di grande rilievo. Il duetto d’amore, nel quale anche Puccini ha voluto seguire certe orme che... almeno a me pare non conducano che al tempio dell’amor... platonico, questo duetto d’amore è musicalmente buonissimo, e si scalda, meno male che si scalda, all’ultima strofa; al buon Puccini è certo venuto alla mente un qualche tête à téte sulle mura di Lucca e... ha pensato bene di far della musica ove il bacio