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Beniamino Cesi
POCHI virtuosi hanno sortito dalla natura al pari di Beniamino Cesi le qualità adatte a rendere un concertista apprezzato e simpatico. Guardatelo! e vi convincerete senza pena che oltre all’essere un bell’artista, il Cesi è anche... un artista bello. Alla naturale prestanza, al geniale aspetto che vi conquista di botto, egli unisce poi un fare modesto senza simulata timidità che predispone i giudici in suo favore — e possiede inoltre tanta fibra che basti da dominare compietamente la sua natura impressionabile e da apparire sempre calmo ed equilibrato. Ad infondergli una giusta sicurezza di sè deve certo contribuire in grado eminente la prodigiosa sua memoria che non gli fa mai difetto, per quanto le composizioni che egli interpreta sieno difficili o trascendentali. È abbastanza curioso che nessuno dei compilatori di dizionari biografici (il solo Riemann eccettuato) abbia pensato a far cenno di un artista della importanza di Cesi, e tanto più strano in quanto il Pougin, per esempio, cita parecchi giovani distinti chiamandoli allievi di Cesi! Crediamo quindi assai interessante pubblicare le poche notizie che abbiamo potuto piocurarci intorno a questo artista eccezionale. Beniamino Cesi è nato il 6 novembre 1845 a Napoli da una famiglia di musicisti ed ebbe le prime nozioni dell’arte da suo padre. Nel 1856 il giovinetto, che mostrava straordinarie disposizioni, fu presentato a Thalberg, e questi, dopo averlo udito suonare, se ne innamorò tanto da volerlo subito con sè per farne — contrariamente alle sue abitudini — il suo allievo. Da Thalberg ebbe il Cesi la stia completa educazione musicale: al Conservatorio passò un anno solo studiando composizione con Mercadante e Pappalardo. Le preoccupazioni di quel che gl’inglesi chiamano la lotta per l’esistenza e di una costituzione fisica indebolita dal terribile morbo asiatico che lo colse da bambino, la mancanza di aiuti, di appoggi, un cumulo insomma di circostanze sfavorevoli amareggiarono fin dal principio della sua carriera il giovane concertista, che dovette contro le sue inclinazioni dedicarsi all’insegnamento. Nel 1864 sostenne il concorso al posto di professore di pianoforte al Conservatorio di Napoli e ne ottenne la nomina nel 1866. Incominciò allora per Cesi una lunga ed ardua impresa. ov egli eia entiato si studiava in quei tempi nient’altro che il Czerny e la prima parte di Clementi, quel che chiamavano le jughe di Clementi, il Gì adus ad Parnassum! Il Cesi ha fondato di pianta e loimato una scuola che per la serietà e l’elevatezza dell’indirizzo divenne, in breve volger d’anni fra le migliori d Europa e dalla quale sono usciti 1 (Disegno di F. Gakibotti). Caracciolo, i Martucci, Esposito, ora professore a Dublino, Gonzales, Romaniello, Caggegi che ebbe buon nome a Parigi ed ora è a Palermo, Del Valle, professore a Firenze, Rossomandi, supplente di Cesi a Napoli e tanti altri. Quanto abbia fatto il nostro Cesi per propagare il gusto della buona musica, il culto dei classici nostrani ed esteri, e ciò lottando contro abitudini c tradizioni inveterate, contro prevenzioni ostili, contro l’apatia dei più — non è abbastanza risaputo ed a parer nostro questi meriti formano la più bella gemma della sua corona artistica. A Napoli egli ha fondato dieci anni or sono un Circolo il quale si trova in prospere condizioni e che fu di utilissimo impulso sia per l’educazione del pubblico, sia per gli allievi, i quali, cominciando a prodursi in tornate speciali, si abituano a suonare in pubblico, sono animati dall’emulazione e dimostrano i progressi della scuola: questo Circolo, fondato con criteri ottimi e nuovi, possiede una ricca biblioteca. Il Cesi ha divorato quantità di libri di teoria musicale, di metodi a cominciare da Couperin venendo fino ai modernissimi ed oltreché avvantago giarsene nella pratica ha pensato di riassumere il frutto delle sue meditate letture confortate dalla propria esperienza in un Metodo suo, che è ancora manoscritto. In portafoglio ha pure alcune composizioni pianistiche, trascrizioni... e financo un’opera: ma il docente pretende avere strozzato il compositore rubandogli tempo e forze. La carriera del concertista subi nel Cesi vari tempi d’arresto: la prima volta ch’egli si produsse in pubblico aveva sette anni! Però il primo concerto d’importanza ch’egli diede ebbe luogo a Napoli nel 1862 e il giovane concertista venne presentato da Thalberg stesso. Suonò poi a Roma nel 1863 e crediamo sia stato lui il primo a introdurre in Italia i récitals. Ha concertato a Parigi, in Ispagna, in Egitto: ha girato tutta Italia e rimandiamo i lettori all’articolo del Misovulgo nel penultimo numero della Gaietta per conoscere quali doti eccezionali abbiano provocato i recenti trionfi di Milano. Il Cesi gode la stima dei più grandi pianisti a cominciare da Liszt e Rubinstein: quest’ultimo lo ha ora invitato a Pietroburgo per darvi concerti, dopo di che il Cesi si recherà a Londra. Gli auguriamo di tenere alta anche colà la bandiera artistica italiana: ce ne affida il suo valore — e il cielo clemente tenga lontano da lui quella terribile artrite che l’anno scorso tenne ingessate le sue povere mani per parecchi mesi.63