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VERONA, 28 Gennaio (ritardata). Mefistofele.

A qello che pare, l’opera di Boito è destinata ancora una volta a divenire l’idolatria del pubblico veronese. Ancora una volta l’impresa si salva e si risolleva presentando questa musica così incantevole e questo dramma così seducente. La scelta del Mefistofele era desiderata, attesa più da quando si rappresentò la prima volta al Filarme-nico nel 1879. Infatti ormai siamo in pieno dominio boitiano ed il pubblico non par più quello. Si è fatto buono, lieto e, quello che più monta, numeroso. La nostra splendida sala del Bibbiena è popolata di signore, dominano gli applausi, si ripete come è già di prammatica, il quartetto e la serenata e con grande allegrezza del pubblico si annunzia che il Mefistofele continuerà per tutta la settimana. L’esecuzione in complesso è buona. Ma ha avuto fi suo lungo antefatto come una commedia del vecchio repertorio. Dapprima Faust doveva essere il Mozzi. Ha già un nome per il modo suo d’interpretare tal parte, ma cadde ammalato. Si scritturò il Gnone che non aveva mai fatto questa parte. Pure l’assunse. Venne, studiò giorno e sera per due dì. Siccome è cantante intelligente e di buon gusto, così mostrò subito che la scelta era stata felice, ma anche il Gnone ammalò. Venne allora il Puerari, che senza prove si presentò, piacque e la stagione ormai va protetta da una buona stella. La grande simpatia del nostro pubblico è la signorina Gini, e dovrei aggiungere la grande seduzione di Faust, giacche qui si annunzia come cosa sicura, il matrimonio di madamigella Gini col tenore Mozzi. Diciamo subito- che prova d’essere un uomo di buon gusto, quanto è un artista intelligente. Infatti la Gini è una bella fanciulla e una forte cantatrice. Ella ha già fatti teatri di primo ordine; ma il suo avvenire sarà pure splendido. Ha voce, eleganza di scuola e molta versatilità, così che riesce nelle parti più svariate ed opposte. Qui il pubblico l’accoglie tutte le sere con ovazioni e chiamate. La Martinetti è un’ottima Marta. Ha voce bella e intonata. Nella parte di Pantalis riesce meno. Il tenore Puerari piace assai. I suoi mezzi sono molto simpatici, peccato che egli non abbia la figura, lungo e allampanato come è, per la parte di Faust. E peccato ch’egli non abbia voluto studiare questo grande carattere per interpretarlo in tutte le sue finezze. Ho detto abbia voluto, poiché essendo il Puerari una persona intelligentè, vi poteva riescire volendo. 11 basso Monti è passato senza sollevare alcun entusiasmo, ma se l’è cavata. La sua voce forte e robusta giovò alla sua causa. Del resto è un Mefistofele di maniera e chi ha veduto il Tamburiini, che ora eseguisce questa parte alla vostra Scala, può riconoscere quanti sono i torti del Monti e che fine interprete è il Tamburiini. L’orchèstra forma il grande successo della serata. Tutte le sere, al prologo, le ovazioni sono spontanee. Il Kuon è assai acclamato. Non divido certe sue interpretazioni; constato che tende assai a stringere i tempi, ma riconosco pure che è un maestro pieno di energia ed un artista ricco di cuore. La messa in iscena è ricca. Le scene ed i macchinismi del Sormani di Milano sono pregevoli e adatti al nostro massimo teatro. Quella del prologo e quella del Sabba romantico sono anzi migliori di quelle che ho veduto alla Scala. Buono il vestiario. Ed ora siamo in attesa deWHermosa del maestro Branca, la terza opera promessa e che avrà bisogno di moltissima forza per reggersi dopo cosiffatti colossi. U. C. •.«-. ■>. CARRARA, 4 Febbraio. Concerti al teatro degli Animosi. A Parecchi mesi attendevasi impazienti a Carrara il Silicani Alessandro, baritono, per il suo primo debutto, perchè dolce il dover salutare un artista cittadino. Domenica, primo febbraio corrente, fu il giorno stabilito per il concerto. Riuscì splendido... imponente. Ad onta del tempo cattivo il teatro era zeppo e dovette sospendersi la vendita dei biglietti. Più lusinghiera accoglienza non potevasi aspettare il Silicani dai suoi concittadini — accoglienza d’altra parte ben meritata. Se nel Silicani noi abbiamo un artista, il merito maggiore di ciò è del signor Settimio Malvezzi, suo maestro, che in meno di due anni lo portò a questo punto, mercè il suo buon metodo semplice e corretto. La natura non fu avara col Silicani nel dotarlo della voce Quanto è bella! che estensione a soli 21 anni! Studi il Silicani, chè colla materia prima di cui lo provvide fortuna e coll’ingegno di cui è fornito non è da errare se si dice che diverrà un artista da fare onore alla sua Carrara. Il bello poi del Silicani è che cantò senza scomporsi con la più spontanea naturalezza. Il programma, scelto proprio con gusto, fu tale da appagare il colto pubblico. La romanza del Ballo in maschera, il duetto del Rigoletto colla signorina Malvezzi, il duetto della Traviata colla signorina Ricci, il terzetto dei Lombardia, la romanza del Faust, furono dal Silicani cantati con gusto squisito. Il pubblico lo volle replicate volte al proscenio. Come lasciare ih oblio il basso genovese Achille Canessa? Egli, dotato dalla natura di un timbro potente di voce, canta benone. Ottenne anch’egli ad ogni pezzo parecchie chiamate al proscenio. Destò in tutti una spontanea simpatia. La romanza del Machbet — Come dal ciel precipita — e revocazione nel Roberto il Diavolo furono i pezzi, da lui cantati, nonché il duetto dei Puritani unitamente -al baritono, con applausi immensi. Nel terzetto dei Lombardi il signor Malvezzi, l’esimio tenore, sebbene vecchio, destò nel pubblico un senso di alta venerazione. Quali note stupende devono essere partite da quell’ugola d’usignuolo. La signorina Ricci concorse a rendere bello il terzetto dei Lombardi. È un’artista che canta benino e con grazia e lo dimostrò maggiormente nella cavatina della Lucia e nel duetto della Traviata, eseguito col Silicani. La signorina Malvezzi ajich’essa canta di grazia e con passione. La dimostrò, nel bolero dei Vespri Siciliani, nel duetto del Crispino, nel duetto del Mantello coll’egregio basso-comico Buoncompagni, che è proprio un gioiello per l’opera buffa. Come parlare dei meriti rari della signorina Chiari? Tutta la sera ebbe colloquio intimo colla tastiera del pianoforte senza stancarsi. La signorina Chiari è un’artista davvero. Lunedi si volle a richiesta generale la replica dello spettacolo. Solita piena, solito entusiasmo. Dal Silicani venne cantato in più — Oh de verd’anni miei — d’Emani, dal basso Canessa la serenata del Faust — Tu che fai V addormentata — e dal basso-comico il ritorno di Colummella. Facciamo voti perchè ei sia concesso di presto sentirli, il Silicani ed il Canessa, in un’opera. Non è a lasciarsi in oblio che lo Stabilimento Musicale Ricordi, con la gentilezza che lo distingue, concesse cortesemente il permesso per l’esecuzione dei pezzi di sua proprietà. — A. Del Bianco. PADOVA, 3 Febbraio. Fra Diavolo. stato una smentita, alle prevenzioni, poco favorevoli invero, ed è stato n una solenne smentita l’esito di quest’opera sulle scene del Concordi. Fra i mal prevenuti, lo confesso, c’ero anch’io, e sono ben lieto di constatare come le mie previsioni fossero erronee. La signora Cristino, l’Annovazzi, il Carbonetti, il Maestrani, la Savoldi, e nel complesso tutti sonosi trovati a loro bell’agio e nel loro vero posto. Il pubblico non s’è fatto pregare per dimostrare la sua soddisfazione, ed ha distribuiti i suoi applausi a tutti senza restrizione. La signora Cristino (Zeriina) destò l’entusiasmo, come lo destò il tenore Annovazzi (Fra Diavolo), un tenore che possiede un tesoro di voce, voce che gli preconizza uno splendido avvenire, se non trascurerà di studiare e perfezionarsi nell’arte. La signora Savoldi (Pamela) ed il baritono Maestrani (Mylord) si mostrarono loro degni compagni. Il Carbonetti (che si presta gentilmente) ed il Pasetto, sono due ottimi briganti, mi si passi la qualifica: — il Carbonetti poi è sempre quel lepidissimo artista, beniamino del pubblico ch’egli sa divertire tanto. Una nuova e cara conoscenza l’abbiamo fatta nel tenore Bianchini (Lorenzo) — un tenorino che non ha che un filetto di voce, ma possiede un sentimento ed un’intelligenza non comuni e che sa farsi applaudire meritatamente. I cori e l’orchestra ottimamente — buona la messa in scena — un complesso insomma che soddisfa anche i più esigenti, e di questi in Padova s....iamo in un bel numero. Io mando una stretta di mano al collega dell’Euganeo che, Orafo sol contro Toscana tutta, combattè a spada tratta per l’allestimento e l’andata in scena di questo spartito — bisogna dirlo — egli aveva tutte le ragioni. — Fortunio. CAGLIARI, 2 Febbraio. Teatro Civico — Lucrezia Borgia — Teatro Cerniti. pero °he la presente non subirà la sorte delle precedenti mie due corrispondenze del 5 e 19 gennaio! Pieno quindi di verde speranza, passo oltre. A tutto ieri, abbiamo avuto, al teatro Civico, due rappresentazioni consecutive della Lucrefa Borgia, con esito fredduccio. A parte il resto, il gioiello di Donizetti venne appena dato con due soli dei quattro personaggi principali: Lucrezia e Gennaro, uno disimpegnato con soddisfazione dalla intelligente signora Elettra Callery-Viviani, che però è indispensabile si corregga del difetto di accelerare e trascurare le cadente in modo che tutti i suoi pezzi, alla fine, lasciano spesso il pubblico indifferente. Con ciò non intendo punto negarle gli applausi da lei riscossi specialmente nel magnifico largo dell’ultimo atto. L’altro personaggio (cioè l’infelice figlio di Lucrezia) è sostenuto, con lode, dal distinto artista signor Ippolito Davanzo, per quanto affetto da leggera indisposizione. Da lui, meritamente applaudito, attendo di vedere e sentir meglio. Ciò non pertanto, da provetto cantante quale egli è, non ha mancato, sì la prima che la seconda sera, di colpi di riserva, regalandoci anche belle note acute, massime. nella scena che succede al famoso terzetto, e in quella della morte. Il Duca Alfonso e Orsini fanno tutto quello che possono, ma... I cori vanno discretamente, come pure il Rustighello signor Gaetano Martini. L’orchestra in qualche punto è troppo cruda. Alcuni tempi (pare impossibile!) sono un po’ traditi, massime quello del classico terzetto, staccato allegro. Messa in scena, passabile. Per debito di giustizia, debbo segnalare che la Borgia dopo quattordici rappresentazioni del Ruy Blas, la si fece andare in fretta e in furia, e, come sempre, senio, la dovuta riverenza ai capolavori della vecchia scuola! È atteso in settimana il Conte Verde. Al teatro Cerruti v’ha il solito concorso, con frequenti applausi alla compagnia Faleni. — Draghignazzo. PARIGI, 3 Febbraio. Les Cent Vierges, opera buffa di Lecocq, rimessa in iscena ai Bouffes — Un teatro coll’appigionasi — La Rivista wagneriana — I concerti. j R son tredici anni, in marzo 1872, fu rappresentata a Brusselle un’opera buffa, intitolata Le Cento Vergini, parole di Clairville, Chivot e Duru, musica di C. Lecocq, e due mesi dopo, il 12 maggio, essa fu data a Parigi al teatro delle Variétés. La compagnia d’allora essendo di prim’ordine, l’operetta ottenne un certo successo, il quale per altro non fu di lunga durata. Perchè mai, dopo tredici anni, la direzione dei Bouffes ha avuto la stranissima idea di dissotterrare queste povere cento vergini che dormivano nell’oblio, per tentare di risuscitarle in un modo più che deplorabile, e con artiste di seconda o terza categoria? Se almeno il libretto fosse gaio e divertente! Ma no; i due elementi principali ne sono l’inverosimile e l’inesplicabile. Oltre di che, il dialogo è molto- 59 -