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Il nostro direttore, Giulio Ricordi, trovasi da ben 25 giorni costretto a letto, travagliato da malattia, non pericolosa, ma dolorosa e richiedente continue cure. È ora in via di miglioramento, ma certo non potrà riprendere le abituali di lui occupazioni prima di un mese ancora (1). ★ Leggiamo nell’Opinione, del 2 corrente, e riportiamo colla massima soddisfazione: «L’illustre romanziere nostro, Salvatore Farina, sulla proposta del Ministro della pubblica istruzione, è stato nominato commendatore della Corona d’Italia.» ★ Il signor Leopoldo Mastrigli, noto per altri pregiati lavori letterari, annuncia una nuova pubblicazione: Beethoven. Sarà un volume di oltre 300 pagine, contenente la vita, il catalogo completo delle di lui opere, lettere, il testamento, ecc., ecc. L’edizione sarà inoltre illustrata col ritratto di Beethoven. Chi desidera acquistare il detto volume si indirizzi all’autore, 14, via Magenta: Roma. ★ In seguito a rinuncia dell’egregio maestro Guglielmo Zuelli, fu nominato direttore dell’Istituto Filarmonico e Cappella della Cattedrale di Adria l’egregio maestro Everardo Profili di Faenza. ★ È pubblicato il volume delle 50 Cannoni popolari siciliane, raccolte e ridotte per pianoforte dal giovane ed egregio maestro F. P. Frontini, del quale l’editore Ricordi pubblicherà tra breve le seguenti composizioni per canto: Buona notte!’— A sè stesso — Abbi pietà! — Palchetto! — Sogni di Maggio — Canto di carrettiere — Notturno a due voci. ★ A Nuova-York c’è una Società musicale che conta 1600 membri, ed è detta la German Liederkran^, tutto quel mai di tedesco che barba di Niederwald possa desiderare. Ricorrendo testé il 38.° anniversario della sua fondazione, ha dato una splendida festa ne’ suoi magnifici locali della East-Fifty-eight-Street (58/ via, Est). ★ EI Mando Artistico di Buenos-Ayres contiene una interessantissima Pagina degli annali del teatro Colon (1878-1884) — in cui emerge, benissimo tratteggiato, Francesco Tamagno. Walter Dickson è l’autore dello scritto. ★ I signori Breitkopf e Hàrtel hanno pubblicato il primo numero di un nuovo periodico dal titolo sternutarono di Vierteljahrsschrift far Musikwissenschaft, che in intelligibile favella nostrana vorrebbe dire Giornale trimestrale di Scienza musicale. È edito per cura dei signori Chrysander e Spitta, di Berlino, crediamo, perchè non lo dice il giornale da cui togliamo quell’annuncio di laboriosa masticazione. ★ Si ha da Madrid, che a quel teatro Reale, lo spettacolo della Traviata a beneficio dei danneggiati dai terremoti, ha prodotto un incasso netto di 60,000 lire. La Sembrici!, il Masini ed il Battistini prestarono l’opera loro con amore di carità. Onore ai valenti. ★ Narrasi che Abdoul-Hamid, ora ospite parigino, passa un’ora tutte le sere al pianoforte. Virtuoso, non solo, è anche compositore — ed ha testé posto fine ad un pezzo per orchestra, dedicato ad una delle molte sue mogli — e precisamente alla figlia del fu sultano Abdoul-Azis. Fenomeno singolare, quel turco è ammattito per la musica di Wagner che, come autore del Parsifal, ha fatto l’apoteosi del Cristianesimo. Curiosa, davvero, per un successore degli Osmani! ★ La Casa Pleyel, fabbricava, nel 1813, cinquanta pianoforti. Ora la media annuale raggiunge i duemila ottocento! Negli opifici di Saint-Denis trovasi sempre tanto legname da lavoro per un valore di un milione di franchi. Belle cifre, non v’ha dubbio. Se la Casa non produce — coi mezzi di cui ora dispone — maggior numero di pianoforti, si è perchè non vuol sagrificare il lato artistico di essi, pel quale ha così buon nome, e meritato. ★ A proposito della Casa Pleyel, essa conserva in apposito salottino riservato, un pianoforte quadrato di 5 ottave e mezza, portante il numero 58 ed il millesimo 1809. È uno dei primissimi istrumenti fabbricati da Ignazio Pleyel, in allora famoso compositore. Questo giuocatolo Tistrumentino, che potrebbesi quasi portare sotto il braccio, è un tipo genuino della fabbrica di quel tempo. Fu religiosamente conservato da un antico socio della Ditta. Serba ancora una sonorità pura ed incisiva. (1) Ciò non impedirà tuttavia al nostro Direttore di procurarsi l’onore di rispondere nel prossimo numero al signor G. Pozza del Corriere della seia. ★ Un esempio che viene all’Europa... dagli antipodi. Un ricco sfondato, certo signor Francesco Ormond, ha fatto dono di 500,000 franchi alla città di Melbourne, per la creazione di una Facoltà di musica in quella Università. Australia docet, davvero. Del resto è, l’arte divina, colaggiù coltivata con vero entusiasmo.. ★ A Londra sperasi che il Covent Garden riaprirà i suoi battenti il prossimo estate. Corrono in proposito dei pourparlers col signor Maurizio Strakosch, l’impresario ben noto. Il Ménestrel crede che, se si potrà rimettere in salute quel corpo agonizzante, sarà un vero miracolo. Molte volte, se un povero cristiano va all’altro mondo lo deve... ai medici. E il Covent Garden ha avuto i suoi; l’han servito a dovere. ★ Da Monte Carlo giunge notizia che Pasdeloup ha strizzato l’idea di finire ogni concerto con frammenti d’opera in costume. All’uopo, venne dato incarico al signor Tagliafico di dirigere la messa in scena. Il Bonaparte dei concerti non si smarrisce mai — in fatto d’idee. ★ Il gennaio scorso, all’Opera di Berlino c’è stata una grande matinée musicale organizzata dalla signora Desiderata Artót-Padilla, per celebrare il 25.0 anniversario della sua andata in scena su quelle liriche della metropoli prussiana. Assistevano i membri della famiglia imperiale. La celebre artista ha presentato diversi suoi allievi. ★ Una circolare del Ministro dell’Interno — prussiano — vieta, sotto pena di multa, la rappresentazione di tutte le opere nelle quali abbia parte, nè poco, nè tanto, un membro della dinastia reale. — Dunque in gamba col Roi de Prusse. Corrispondenze NAPOLI, 2 Febbraio. Carmen al San Carlo — Marta al Fondo — Concerto della Società del Quartetto; del pianista Cesi, del pianista Roche — Nomina del Palumbo — Il maestro Platania alla direnane del Conservatorio di S. Pietro a Majella — Necrologia: Achille Valenza. Carmen è andata cosi così: non vi sono stati entusiasmi, e il felice successo dell’ultimo atto ha salvato da una catastrofe l’opera. Proprio come avevo preveduto. Mi sono sempre mostrato ammiratore dell’ingegno del Bizet e dell’opera sua, e se fui il primo a dubitare che la Carmen si adattasse a tutti e per tutti all’ambiente del massimo, non credo di aver mutato avviso, sul merito del lavoro; e poi i fatti son lì per dimostrare che ben m’apponeva. E valga il vero, il primo e il secondo atto lasciano freddi, non conciliano l’attenzione, e questo si chiama prova che lo spettatore nulla trova che l’appaghi, che il commuova. Non bene si oppone chi combatte l’idea dell’incompatibilità dell’opera con le vaste proporzioni del teatro, allegando gli esempi delle opere comiche date al San Carlo, e l’analogia del quadro e della cornice. Strana cosa invero! In tempi di non tiepido culto pel verismo, mentre i pittori, fatto il quadro, si affaticano intorno alla cornice, e studiano tutti i mezzi perchè la sia conforme al quadro stesso, e gli accresca venustà, il Michetti, l’Altamura insegnino, in questi tempi, dico, si mette innanzi quest’attenuante, che non può considerarsi come tale, per giustificare un’idea non felice. Nè vai più l’altra, perchè se il Barbiere ed altre opere sono e furono accette al San Carlo, il debbono ai grandi esecutori, e oggimai se n’è perduto lo stampo, i quali credettero, talvolta, affrontare il giudizio del pubblico in quelle opere appunto. E poi oggi si cerca sfatare tutto un ciclo musicale, giust’appunto perchè non volle, o non seppe, abbastanza render distinti, da un capo all’altro, i vari generi melodrammatici, delineandone i confini e i vari momenti; è opportuno, quindi, prender le mosse dagli inconvenienti, che, in altri tempi, verificavansi, per dire che, perpetrandoli, sotto altre vedute, sia un far le cose a modo? E se pur non mi si volessero menare buone tutte queste ragioni, sta sempre l’altra della necessità, a cui si è visto costretto ogni interprete della Carmen, di caricare le tinte, così le fosche come le meno patetiche. Con questo vi ho pur detto che anche l’esecuzione non mi è andata a sangue. Quel tipo di zingara che porta passeggiando il suo cuore di qua e di là, è già troppo di per sè antipatico, perchè possa permettere all’artista che l’interpreta, di caricare alcuni tratti sguaiati con colori troppo zoliani. Per mala sorte la Ferni mette troppo in evidenza le crudezze, e questo le nuoce tanto dal lato drammatico, quanto dal vocale. Il tenore Garulli, come si vociferava in platea, era indisposto. Forse per questo non potè egli nè sfoggiare, nè farci conoscere l’estensione della sua voce. Credo il più difficile problema per lui fosse il dover emettere quei la bemolle della romanza. Non essendo potuto ritornare a riudirlo, non credo ricisamente affermare che abbia, come dicesi in gergo, la voce corta, e che non sappia tutte le leggi di bene emetterla; ma debbo riconoscere in lui molto ingegno drammatico e molta efficacia e correzione di accento. Lo pareggia per questi pregi il baritono Del Puente; ma neppure la sua voce si fa notare per estensione e grato metallo. Molto mediocre tutto il resto e l’esecuzione collettiva tanto corale quanto orchestrale... et sic transivit gloria Carmenis. Una discreta esecuzione della Marta ha dato il Fondo. L’opera, meglio accomodata al teatro, fu accuratameute diretta dal De Nardis. L’insieme accontenta, ed ecco tutto l’attivo. 57