Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
ANNO XL. — N. 6. |
DIRETTORE |
REDATTORE |
SI PUBBLICA |
TITO DI GIO. RICORDI
EDITORE DI MUSICA IN
Milano - Roma - Napoli - Firenze - Londra - Parigi
NOTIFICA
di aver acquistato la proprietà assoluta e generale della
stampa, rappresentazione e traduzione per tutti i paesi
dell’opera
MARION DELORME
DI
AMILCARE PONCHIELLI
LIBRETTO DI
E. GOLISCIANI
★ Sommario: Il Padre G. B. Martini e le feste pel suo centenario: Samiel. — Concorso per una messa funebre. — Van Elewyck. — Alla rinfusa. — Corrispondenze: Napoli, Bologna, Verona, Carrara, Padova, Cagliari, Parigi, Pietroburgo. — Teatri. — Ultime notizie. — Rebus.
★ Illustrazioni: Van Elewyck, disegno di A. Baronchelli.
Il Padre G. B. Martini
E LE FESTE PEL SUO CENTENARIO
II.
Luigi Mancinelli, Federico Parisini ed Alessandro Busi —
questa rispettabile e sacrosanta nostra trinità artistica —
ebbero la mano felicissima nella scelta di composizioni
edite ed inedite del Padre Martini, che, unitamente alle conferenze,
vennero distribuite in tre programmi. La divisione venne fatta saggiamente, poiché si ebbe largo campo di ascoltare e giudicare il
compositore sacro e profano di musica vocale e di musica istrumentale.
Dell’esecuzione della Missa defunctorum, per sole voci, ebbi già occasione di parlarvi in una delle mie corrispondenze; e qui non è il caso di dire: repetita juvant! Circa il valore della musica molte cose sarebbero a dirsi, molte considerazioni sarebbero a farsi, specialmente poi se il pensiero corre — coi confronti — alla musica sacra in Italia de’ nostri tempi. Salvo qualche rara eccezione, si eseguiscono a cospetto di Domeneddio tali porcherie da dover credere proprio che la sua misericordia sia grande, se non si decide mai a fulminarne gli autori; vi sono maestri che nell’Agnus Dei., per esempio, sono capaci di suonarci colla più grande delle sicumere, infelice, il veleno bevesti! della Lucrezia Borgia. Con queste mie orecchie mi toccò di sentire in una cattedrale, un eccellente artista — coadiuvato da una buona orchestra — intuonare il Tantum ergo sulla frase precisa — nota per nota — della Donizettiana: O Lisbona, alfin ti miro!!!
Eppure tale profanazione faceva andare in solluchero tutti quei beati
cretini e villanzoni, dei quali la chiesa era zeppa. E se io avessi
azzardato un solo gesto, un sorriso, un motteggio, son certo che
mi accoppavano. Mi ricordo che l’organista — giovanotto colto e
musicista — se la rideva tranquillamente sotto i baffi, dimostrando
un’invidiabile ed olimpica indifferenza per tanto scempio.
Ed ora ritorniamo alla Missa defunctorum. È tutta — da cima a fondo — in istile osservato; in quella sua austerità scolastica, scattano però anche frasi dolcissime, strazianti, come nel Salva me e nell’Oro supplex del Dies iræ; stupendissimi poi per fattura sono l’Introito e l’Offertorio. La fusione delle voci è perfetta e gli effetti meravigliosi di sonorità — ora blanda, vellutata, ora strapotente, maestosa — ottenuta con mezzi semplicissimi e con una disposizione di voci piana, naturale e sopratutto spontanea, ci persuadono che il Parisini non esagerò tessendo elogi in proposito pel grande e profondo musicista.
Ma a me — a tutti gli appassionati delle glorie artistiche nostre — premeva di sentire qualche cosa che si staccasse assolutamente dal genere sacro. Una composizione in istile libero del Frate che passò la vita fra i libri e le preghiere, del Francescano accusato di pedanteria, di codineria ostinata, era documento importantissimo, era la prova più convincente chi avesse ragione fra i detrattori ed i difensori. Nel primo concerto che ebbe luogo all’Accademia Filarmonica di tai pezzi ne furono eseguiti tre e tutti e tre inediti. Una Sinfonia in si b., in tre tempi (Allegro, Andante, Vivace), per istrumenti ad arco. A persuadervi, a farvi toccar con mano le peregrine bellezze che abbondano in questa Sinfonia, di ispirazione melodica, di semplicità, di spontaneità — virtù che vanno smarrendosi nella notte dei tempi — riporterò qui — da me ridotto — un brano dell’andante: