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4 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO


★Una versione dal francese all'inglese è stata fatta dell'opera buffa di Offenbach: Madame l'Archiduc, e verrà rappresentata all'Opéra-Comique dello Strand a Londra.

★ Il signor Theodor Thomas di New-York ha accettato l'incarico di direttore musicale allìapertura delle cerimonie all'Esposizione centenaria.

★ Al Queen's Theatre, in Londra, la versione inglese della Chatte Blanche, che a Parigi ebbe sì gran successo, è riuscita malissimo, tanto che poche sere dopo si chiuse il teatro. L'impresario si propone però di trasformarla in una pantomima e rimetterla in scena dopo natale.

★ Carlo Gounod è pienamente risanato, ed assisteva negli scorsi giorni alla rappresentazione del teatro dell'Opéra

★ Da un telegramma della Bilancia di Fiume, apprendiamo che l'Imprenditore l'Austria ha assegnato , franchi della sua cassetta particolare, per la dotazione del Conservatorio di musica Pest, somma che era stata negata dal Parlamento.

★ Un anonimo ci scrive da Vienna che il Municipi di Eger (Boemia) per avere uno spettacolo dà per ogni rappresentazione, di dote, 7 fiorini (ossia 17 lire circa!) E si noti che quel teatro non può capire più di 500 persone. Se è vero (ciò che stentiamo a credere) è un Municipio molto splendido e si può capire che magnifici spettacoli potranno avere gli egeresi! (Trovatore)




RIVISTA MILANESE



Sabato, 1 gennaio


I Vespri alla Scala - Il ballo Rolla - Il Faust al Carcano Spettacoli minori - Concerto.


Ha forse ragione l'amico Filippi: la sera del Santo Stefano alla Scala le cose andarono per modo che era lecito a lui e ad altri mediocre quel successo che a me ed a tanti parve eccellente. E torno oggi a scrivere la parola splendido senza tosarle nemmeno un raggio, confortato dalla conferma che il pubblico della seconda e della terza rappresentazione diede agli applausi della prima. Per poco che si ricordi l'aria fredda, uggiosa, che da dieci anni a dir poco abbiamo sempre respirato alla Scala nella sera di Santo Stefano, è impossibile non convenire che il Santo di quest'anno fu indulgente oltre misura. Infatti il Fortis del Pungolo, il Parravicini della Lombardia ed altri scrivono su per giù quello che disse la nostra Gazzetta, cioè che a tutti i principali pezzi dell'opera e del ballo ci furono applausi spontanei - e se questo non s'ha da dir successo splendido nella sera del Santo Stefano, bisognerebbe chiamarlo capitombolo, rovina, disastro, eccidio nella sera di... di quel santo che vi aggrada meglio.

Poco ho da aggiungere al già detto in lode della esecuzione, veramente incensurabile: - quello che sa fare l'orchestra della Scala diretta da Faccio ha del miracolo, per un drappello d'artisti cui manca il benefizio delle esercitazioni assidue che ha reso famose tante orchestre straniere. I cori danno probabilmente al maestro Zarini molti tormenti, ma gli danno pure grandi consolazioni.

Il quartetto — Mariani, Bolis, Aldighieri e Maini — merita un inno pindarico, ed io lo farò un'altra volta, se qualche confratello meglio favorito dall'estro non lo farà prima di me; quando l'inno ci sia, io mi accontenterò di lodare in prosa, senza restrizioni, come faccio ora- La Mariani, che la prima sera era un po' indisposta, spiegò nella seconda tutta la cristallina limpidezza della sua voce di sirena. Bolis parve a tutti un pollice più alto del Bolis dell'anno scorso. Aldighieri e Maini sempre eguali alla loro fama.

Del ballo Rolla, quando si è detto che ha graziosi ballabili, bei vestiari, e una mimica che non è una seccatura, tutto è detto. É però un po' lungo, ed accorciato qua e là guadagnerebbe un tanto. La musica del maestro Pontoglio è vivace e non volgare. Agile, sicura, precisa come un cronometro ginevrino la prima balleria Zucchi.

Soggiungerò una cosa: al coreografo Manzotti è la seconda volta che il pubblico della Scala mostra il suo bel sorriso, — l'impresa non se lo lasci sfuggire; quello è un coreografo che ha fantasia, gusto, intelligenza vera ed una certa originalità, un coreografo insomma capace di buone e belle cose, e chi sa?... fors'anco di sopprimere il passo a due.




Al Carcano si dà un Faust di seconda qualità, che in monte merita il viaggio fino a quelle remote regioni. L'opera del Gounod è raccomandata da due artisti veramente buoni, il baritono Utto ed il basso Melzi; e non è poco — e da un fenomeno, — un Siebel che si busca gli applausi. É la signorina Galliani, che fa il miracolo, cantando la romanza famosa con molta valentia. ma Faust è costipato, Margherita anch'essa i cori tentennano, e l'orchestra barcolla... ecco perché molti, prima di mettersi in viaggio, aspettano il Trovatore.




Alla Canobbiana recita e si fa applaudire la compagnia Ferrante, che è una delle migliori di second'ordine. Un amico a cui mi raccomandai per un telegramma dopo la prima rappresentazione, mi mandò questo che non fu fermato dalla questura e se lo meritava:

«Bel ballo, ben ballato ballerine belle.»

Bisognava andare la seconda sera per appurare le cose, ci andai, e vidi...: — i Numi me lo perdonino — che il ballo Osca è un bel ballo, ben ballato da ballerine belle. Il passo a sei poi visto dalle sedie chiuse, è una meraviglia — ma io ero in un palchetto di terzo ordine.




Al Dal Verme la compagnia Frigerio dà le operette francesi tradotte in italiano; ci mette anima e buon gusto di vestiario. Le ripetiamo le lodi fatte altre volte. La Frigerio e Ficarra sono l'eroina e l'eroe della festa; il pubblico esilarato applaudì la Coppa d'argento e Giroflè-Giroflà.




Al teatro Santa Radegonda si prepara il Rigoletto. Al Fossati si fa applaudire la compagnia piemontese Cherano— Gemelli. Le fie povre, nuova commedio del Petracqua, ebbero accoglienze festose e meritate. Notiamo un buon successo al Milanese: Dò società in ficio del signor Musculus (Dino Marazzani), è, ci dicono, una cosuccia graziosa che merita molte rappresentazioni. La signora Ivon, il Ferravilla e lo Sbodio si fecero applaudire molto. Quel teatro prepara una novità — Raffaella — del signor Mantegazza.




Vengo dopo tutti i miei colleghi a ripetere osanna alla Società Quartetto, la quale ci diede il suo primo concerto sinfonico saporitissimo. Dirigeva l'orchestra il bravo Faccio, che quel giorno (Santo Stefano=, è molto se ebbe il tempo di lasciar la baccehtta per mettere in bocca il cucchiaio, ed uscì dalla doppia prova cogli attori ed i sudori del trionfo.

La sinfonia eroica di Beethoven è un pezzo di musica che ha l'impronta leonina. È uno scrigno di pensieri, di affetti che si rovescia nelle orecchie della gente. Che Creso quel Beethoven! Stupenda la sinfonia in sol maggiore di Mozart. In mezzo a questi due colossi si era rannicchiato un allievo del Conservatorio; quando si levò a dir la sua, inarcammo un po' le ciglia dallo stupore, ma lasciammo dire — fu applaudito. L'allievo è un bravo giovine che farà cammino, ricordate il suo nome: oggi si chiama il signor Catalani.


S. F.