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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 91 Anche il maestro Martino Frontini da Catania ha in pronto un’opera, col titolo: I Burgravi. Dopo la 10.a rappresentazione, gli introiti procurati daH’Aida al teatro della Scala, furono i seguenti: ILa Rappresentazione 12.a 13.a L. 6482 — 8426 — 8039 — L. 22,947 — M Al teatro dei Bouffes Parisiens di Parigi sono incominciate le prove d’un’operetta in tre atti La Timbale d’argent. La musica è d’un giovine compositore, il signor Vasseur. A Marsilia ed a Tolosa, le rappresentazioni del tenore Michot, uno dei comunisti più ardenti, cagionarono gravi scandali. Si temeva che l’esposizione dei violini cremonesi a Vienna, di siamo occupati, non dovessi riuscire per l’esitazione dei possessori di che fu cui ei questi preziosi strumenti; pare invece che le adesioni siano numerose, e che l’esposizione riuscirà benissimo. Il maestro Pisani ha condotto a termine una nuova opera in 5 atti: Gitana. Non è vero ciò che abbiamo riferito sulla fede d’un altro giornale, cioè che lo stesso autore pensi a far rappresentare l’altra sua opera Ivanoe al teatro del Cairo; il Mondo Artistico ne fa anzi un’apposita smentita. Diem è il titolo d’un’opera del maestro Emilio Bozzano a Genova. Potremmo aggiungere che quest’opera andrà in scena quanto prima a Firenze, perchè lo dice la Liguria, ma abbiamo paura d’un’altra smentita. In cose di così grave importanza bisogna andar cauti.

  • Un bel concerto musicale ebbe luogo a Roma nelle sale del Circolo

Cavour. Vi presero parte il pianista Giuli, il violinista Monarchesi, il violoncellista Furino e le signore Augusta Fidi e Teresa Rosati. Fu eseguita musica di Donizetti, di Fenzi, di Palloni, di Liszt, di Mendelssohn. 4 Una bella accademia musicale ebbe luogo a Napoli in casa del marchese di Transo. Furono eseguiti molti pezzi strumentali e corali da valenti dilettanti. Dirigeva l’accademia il maestro Giannini. Se sono vere le voci che corrono, nella prossima stagione al Politeama di Milano, verrà rappresentata la nuova opera del maestro Rodoteato: Roberto dei Gherardini.

  • Il signor Schuré, apostolo di Wagner, ha mandato alla Rivista Europea

di Firenze un articolo in cui si discorre con linguaggio chiaro ed efficace dei pregi della musica di Wagner. L’articolo è in francese; noi per crescergli chiarezza ed efficacia ne voltiamo alcuni frammenti in volgare: «Nel Tristano ed Isolda i cantanti spariscono e non restano che uomini fieri, superbi ed appassionati. Essi si drizzano dinanzi a noi pieni d’energia trabocchevole e demoniaca (!). La loro parola ardente si esula in melodia e le loro azioni si fanno musica (!!) E questa melodia infinita, sempre rinascente, sempre nuova, implacabile (oh!), portata dalle onde d’una sinfonia vasta come il mare (!!!) ei trascina nostro malgrado come un torrente nella vita degli eroi fino alla loro morte sublime. Questa musica (udite!) sorge dal profondo inesplorabile dell’anima dove abita l’ineluttabile destino (!!!!)» È un capolavoro, un vero capolavoro! CORRISPONDENZE 2 marzo. Il 10 corrente, dopo una serie infinita di fiaschi più o meno grandi, ma grandi sempre, la sfolgorante nostra Fenice potè registrare un buon successo. Infatti l’opera Romeo e Giulietta del maestro Filippo Marchetti, lavoro nuovo pelle nostre scene, ebbe veramente lietissima accoglienza, ma codesta lietissima accoglienza fu davvero oro puro od ignobile orpello? A questa domanda risponderò l’uno, nè l’altro. Hanno torto, a cotesto lavoro del Marchetti al troppo chiaramente che il loro colla massima franchezza: nè mio credere, quelli che portano settimo cielo, poiché emerge giudizio è dettato sotto la benefica influenza d’una grande simpatia personale verso il maestro, anziché da sentimento artistico illuminato ed imparziale: hanno torto gli oppositori virulenti, perchè non è a quel modo che si deve far la critica d’un lavoro artistico di qualche incontestabile merito. Il Marchetti non può fare che delle belle cose, sotto il punto di vista della forma, poiché egli sa molto bene il fatto suo; ma non potrà mai fare delle grandi cose, poiché non ha le disposizioni necessarie. Il suo ingegno è eletto, ma non è robusto: è semplicemente gentile. Se mi fosse permesso un confronto lo chiamerei il Marenco della musica, poiché io trovo il Marchetti in musica precisamente quello che è il Marenco in letteratura drammatica. — Tutti e due hanno sentir dilicato e gentile, tutti e due scrivono stupendamente, ma tutti e due tengono la fantasia fuori di casa. Cotesta p overtà di fantasia del Marchetti si mostra nella maggiore evidenza nella sua maniera di istromentare. Egli ha, ad esempio, una felice idea melodica: ebbene, se ne innamora in modo che non la lascia più: te la ripete infinite volte lavorandovi sopra quanto più può in orchestra per fartela gustare in mille modi. Scusate il confronto volgare, ma questo suo modo di trattare la musica mi dà l’idea di quel cuoco che imbandiva lautissimo desinare con sole patate preparandole in cento guise. Vi ha chi dice che il Marchetti si imita perchè ha uno stile suo; ma, di grazia, Rossini, Donizetti, Bellini non ebbero, ed il Verdi non ha, uno stile proprio spiccatissimo? Eppure si sono imitati forse, o, meglio che imitati, riprodotti nel modo che fece il Marchetti, vedi chiusa dell’atto primo di Romeo e Giulietta e gran duetto nell’atto terzo Ruy-Blas! La non è questione di occuparsi dell’anzianità della composizione per stabilire se abbia riprodotto dal Ruy-Blas e dal Romeo: basta affermare il fa tto della riproduzione. Io per stile intendo quella impronta spiccata che un compositore originale, come un originale scrittore, devono avere, ma non posso ascrivere allo stile il ripetere lo stesso concetto cento volte. La sarebbe bella invero che Dante avesse incominciato tutti i canti del suo poema col verso; «Nel mezzo del cammin di nostra vita» e per sopra più ne lo avesse incastonato dentro ad ogni piè sospinto! Io per mio conto dichiaro che non sarei giunto certamente al paradiso, ma mi sarei fermato in anticamera dello inferno. Da questi brevi cenni gettati giù alla buona ed in senso più sintetico che analitico, rileverete il parer mio sull’opera Romeo e Giulietta, parere condiviso da molti. Dopo tutto devo dichiarare che anche in questo spartito, come nel Ruy Blas, risaltano dei pregi incontestabili: una tinta generale simpatica quantunque troppo triste, un’accuratissima e sapiente istromentazione ed anche qualche tratto melodico di impronta bella se non nuova; ma, tutto sommato, è ancor poco per assicurare lunga e rigogliosa vita ad uno spartito. L’accoglienza del pubblico segnò subito decrescenza poiché alla prima recita si fecero 550 biglietti mentre la seconda recita se ne fecero soli 174! Triste realtà, direbbe Torelli!! L’esecuzione nel piano superiore fu infelice ad eccezione dei cori e del baritono Colonnese (Paride). L’orchestra assai bene. Messa in scena mediocre, scenari mediocrissimi. Il Marchetti tanto alla prima che alla seconda recita ebbe molte chiamate. Prima di chiudere questo breve cenno permettetemi due parole sul libretto. Il signor Marcello credette, tenendosi al poema di Shakespeare, di fare un buon libretto, ma, a mio avviso, si è di molto ingannato. La Giulietta della tradizione è un tipo stupendamente bello, soave, angelico, e, per conseguenza inesausta fonte di ispirazioni sublimi, trattandosi di dramma lirico; mentre la Giulietta del signor Marcello, sia pure fatta ad immagine e somiglianza della Giulietta dell’inglese poeta, sempre per le scene liriche, è un tipo troppo volgare. Parlando della Fenice non mi sono mai rammentato di dirvi che la Presidenza settimane or sono deliberava T impresa del teatro al Lasina sulla base di L. 170,000 di dote subordinando però la deliberazione all’approvazione di L. 70,000 di sussidio da chiedere al Consiglio Comunale. Si tratterebbe di cedere alT impresario Lasina il teatro per anni tre, 1872-73, 1873-74, 1874-75. Non entro in merito del sussidio perchè ne ho parlato tanto per lo addietro. Solamente dirò questo: La scorsa settimana vi fu al Camploy la beneficiata della Ferni Carolina. Cantò nell’opera Saffo, e suonò una fantasia-capriccio di Vieuxtemps. Non è a dire quanto venisse festeggiata e come cantante e come suonatrice, perchè si nell’uno che nell’altro campo distintissima: fiori, poemi, serenate sotto le finestre fino a tarda notte, fuochi del bengala e mille altre feste. F j I