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90 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO vi è maltrattata sempre, e il nesso che congiunge le varie parti non è sempre in guerra col buon senso. Se si aggiunge che le ballerine cambiano una dozzina di vestiti elegantissimi tutti, si stenterà a comprendere le ragioni della miserrima caduta di questa azione coreografica.* La colpa è prima di tutto della lunghezza; un ballo che dura poco meno di due ore è per metà una seccatura riuscita; l’abbondanza degli indovinelli mimici assicura l’altra metà; però se il coreografo non sa mettere insieme una mezza dozzina di ballabili di effetto e di gusto, la sua azione è giudicata inesorabilmente una cattiva azione. In questa Sirena i ballabili veramente belli non sono che due - non bastano - tanto più che ce ne sono di brutti e di indecenti, che le scene sono infelicissime e la musica più infelice delle scene. Il disastro della prima sera non seppellì del tutto questa Sirena; la quale sottoposta ad un trattamento radicale, ricomparve amputata e corretta, e continua ancor oggi a civettare come può meglio col colto pubblico. A a Del Barbiere di Siviglia invece non è rimasto in piedi nulla. Il capolavoro di Rossini ei cadde addosso come una tegola; chi pensava al Barbiere, dopo tante promesse di Lucia e di Freyschütz? Ed ecco si apprende che la Marchisio, il tenore Pardini, il buffo Catani, il baritono Pantaleoni, il basso Poli-Lenzi e l’impresa, hanno congiurato una rappresentazione del Barbiere, che, per riuscir meglio nel complotto, non si è fatta che una, prova d’orchestra ecc., ecc. Il pubblico, che qualche volta ha dello spirito, si prese il gusto di mandare a monte i calcoli dell’impresa e complici, e quell’una rappresentazione fu ridotta a poco più di mezza, essendosi fatto calare il sipario alla metà del 2.° atto. So che il Barbiere non può nulla patire peglì oltraggi degli uomini, se no io mi unirei volentieri al coro che ha gridato allo scandalo ed alla profanazione. Gli esecutori hanno un conforto, cioè quello di aver tutti contribuito nelle stessa misura al massacro. Faccio un’eccezione pel baritono Pantaleoni, che fu un Figaro elegante, disinvolto e sicuro del fatto suo, sebbene non abbia voce troppo arrendevole ai gorgheggi rossiniani. Nessuno degli altri era a suo posto. Il buffo Catani e il Poli-Lenzi sono artisti di merito da per tutto fuorché alla Scala; il tenore Pardini non è più buono se non per il pubblico che ama i miracoli; come prodigio tutti sono disposti a dargli la palma fra i tenori settantenni; come tenore e alla Scala nissuno più lo accoglie con entusiasmo. E poi T asma e la fatica, che quando non si sente (e pur troppo si sente), si indovina e si suppone, fa male; lo spettacolo di un tenore che si ribella al tempo non è, in fede mia, il più piacevole che possa offrire un teatro come la Scala. La signora Barbara Marchisio, artista di molto merito e di molta celebrità, nella parte di Rosina fu al di sotto di sè stessa e della sua fama. Io le perdonerei la poca disinvoltura scenica, se non avesse massacrato la musica di Rossini, costringendomi a sopportare certe fioriture e certe cadenze di suo conio, che, oltre non essere quelle di Rossini, erano anche di un conio stravagante e balzano. Ho stentato molto a riconoscere quel gioiello: Una voce poco fa, e ammirando l’abilità della cantante 1 b ho mandato cento volte a quel paese i suoi trilli gheggi. Ma lo ripeto, ora di Barbiere di Siviglia non però è inutile che io ne parli. e i suoi gorsi parla più, Tutte queste disavventure della Scala furono benignamente dimenticate in grazia della guarigione di Fancelli e di Perotti; il che assicura le rappresentazioni delYAida e permette agli uomini di buona volontà di fare un buon pronostico intorno al Freyschütz che è annunziato per i primi giorni dell’entrante settimana. Negli altri teatri nessuna novità che meriti d’essere ricordata; sempre liete le rappresentazioni francesi al teatro S.a Radegonda, più liete quelle del teatro Goldoniano al Re (vecchio). Il Sior Todero Brontolon fu certamente uno dei successi più splendidi dell’annata; non un palco vuoto, la platea affollata, applausi, chiamate e finalmente replica a richiesta generale. E non vi è cronista che senta d’esser vivo che abbia saputo resistere alla tentazione di far due righe di reclame all’autore morto. Appena il teatro Re (vecchio) avrà perduto la compagnia Moro-Lin, verrà occupato dalla compagnia Meynadier, partita la quale avremo, dicesi, rappresentazioni d’opera. Si citano già le opere e si fanno i nomi degli artisti che ne saranno interpreti. Non si può dire che gli auguri dei tempi nostri non abbiano la vista lunga! Il violinista Tapini ha dato venerdì sera un concerto nella sala del Conservatorio, col concorso di And reoli e dei professori Truffi e Menozzi. L’uditorio non era molto numeroso ma doveva essere scelto (la frase è d’obbligo), in compenso gli applausi furono quali dovevano essere, frequenti ed entusiastici. Dei varii pezzi eseguiti dal Papini il pubblico parve gustare meglio il Souvenir de Beauchamps di Vieuxtemps, Y Elégie di Bazzini, e una bella fantasia sopra motivi del Guarany composta dallo stesso Papini. L’Andreoli fu in special modo applaudito nella propria trascrizione della Melodia di Marras e nella Parafrasi di concerto sul Rigoletto di Liszt. Il Trio per piano, violino e violoncello, di Rubinstein, è un componimento stupendo. La prima parte è senza dubbio la meno bella; per quel che posso dirne dopo averla udita una sola volta, mi parve alquanto arruffata e che il pensiero uscisse faticosamente dalle spezzature e dai frastagli. Le altre parti però sono vere gemme musicali ed ebbero un’interpretazione incensurabile. Per lunedì alle 2 pom. è annunciato un concerto del bravo violinista Fano nella Sala ai Giardini Pubblici. Vi prenderanno parte la signora Blume, Fancelli e Pandolfini. Giovedì poi avrà luogo un concerto a beneficio del defunto clarinettista Bassi. ALLA RINFUSA

  • I fabbricatori d’organi Weigle e figli di Stuttgart riuscirono ad impiegare

il galvanismo nella costruzione degli organi. Essi fabbricarono un organo elettro-magnetico, ch’è esposto nelle loro officine. E questo, per quanto è noto, il primo lavoro in cui l’intero meccanismo tra i tasti e le valvole è surrogato dall’elettro-magnetismo. L’opera più popolare di Verdi per la Germania è il Trovatore. Non v’ha teatro, grande o piccolo, che non abbia nel suo repertorio quest’opera. Nello scorso febbraio essa fu rappresentata a Càssel, Monaco, Carlsruhe, Weimar, Francoforte sul Meno, Berlino, Chenlnitz, Colonia. È aperto il concorso per l’impresa (stagione di primavera) del teatro Municipale di Tortona (Piemonte). Dote 4000 lire, obbligo due opere buffe, cauzione di 1000 lire. Dirigere domande subito alla direzione del medesimo teatro.

  • Il 31 marzo verrà inaugurato il nuovo Teatro di Salerno. Vi si darà

un corso di 80 rappresentazioni. II maestro Oraziani scrisse la musica per due balletti: i gioielli e i diamanti, che furono eseguiti, nella Chatte bianche, con successo a Bruxelles. I fogli di là dicono che quella musica è un vero gioiello, tutta grazia ed eleganza. A Trieste, nella sala del Casino Schiller, diede testé un concerto di mandolino il cieco Vailati. I giornali ne fanno grandi elogi. Concorsero al lieto esito della serata il bravo violinista Heller, il cav. Miret Delphin (pianista) e la signora Vicini.

  • Per iniziativa e sotto la direzione del maestro Formichi ebbe luogo a

Siena nella sala dell’Accade mia dei Rozzi una Mattinata musicale, che riuscì splendidamente. Si dice che, per l’estate prossimo, il caffè del Salone ai vecchi Giardini Pubblici di Milano, sarà convertito in un Cafâ chantant. Il maestro Cortesi sta scrivendo un’opera: Diana di Meridor. E Arrigo Boito ha quasi condotto a termine la musica d’un melodramma intorno a cui lavora da molto tempo, col titolo: Ero e Leandro. R|1