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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 77 io pubblicando integralmente la lettera suddetta, la quale, ogni modestia a parte, non può che far onore a chi l’ha scritta. Davvero bisogna chiamare ridicola l’idea che un editore acquisti la proprietà d’uno spartito pel gusto di tenerselo chiuso negli scaffali!... quell’editore farebbe benino i proprii affari!... Per chiunque appena appena ha una leggiera idea di che cosa sia commercio, questa è la più grande corbelleria che dir si possa. Se l’A.i<la potesse rappresentarsi in un anno su 20, 30, 40 teatri, piuttosto che su 4 o 5, mi pare che l’Editore salterebbe tant’alto!... il capitale impiegato invece di rendergli 4, 5, 6 per cento, renderebbe il 10, il 15, il 20, ecc., ecc.!... Oh! perchè l’Editore Ricordi sarebbe tanto dabben’uomo da rinunciare a questo lucro?... I teatri di Roma in mano del nostro carissimo amico ed avveduto impresario Jacovacci, sono andati giù... giù... giù... ne fanno fede gli spettacoli di quest’anno che voi stesso disapprovaste, che il pubblico disapprovò, che tutti i giornali censurarono acerbamente. Da un anno all’altro non si rialzano le sorti di un teatro!... Ci vuol tempo, gente seria ed intelligente, che se ne occupi, e soprattutto molti quattrini!... E poi questi non bastano ancora; coi quattrini molti potrete forse giungere in tempo a metter assieme buone masse di cori e d’orchestra, a fare belle decorazioni, ricco vestiario, ma non giungerete a creare cantanti... quando non ve ne sono più disponibili! E nel numero microscopico di veri artisti, sta appunto il nodo di tutta la questione!... Poniamo, caro d’Arcais, un’ipotesi enorme, inverosimile, portentosa: ammettiamo che Sella conceda 400 mila lire di dote al teatro della capitale del Regno d’Italia... e poi no, non ammettiamolo perchè questa supposizione entra nel regno della favola!... Supponiamo invece che un signor X... od Y... o Z... regali una dote di 400 mila lire al Teatro di Roma... al punto in cui siamo sarebbe impossibile il mettere assieme un complesso di artisti buoni, per la semplice ragione che i buoni sono già tutti scritturati in altri teatri per le prossime stagioni 1872-73. Trovo giustissime le vostre osservazioni intorno alla importanza di Roma, capitale d’Italia: ed è appunto perchè all’Editore Ricordi non è sfuggita questa somma importanza, ch’egli desidera la riproduzione dell’-Alicia costì riesca perfetta in ogni sica parte. Non siamo d’accordo circa alla sede dei ministri e del parlamento: tanto i ministri, quanto i senatori e deputati, hanno fatto così enormi sacrifici in prò dell’arte musicale italiana, che davvero non mette il conto dilaniarne!... anzi colà dove vi sono ministri e parlamento meglio sarebbe tener chiusi i tempj dell’arte, che lasciarli in balia dei profanatori. Ringraziamo il genio italiano, la vitalità inesauribile della nostra arte stessa, la quale, novella fenice risorge e risorgerà sempre gloriosa dalle ceneri in cui vorrebbero ridurla gli onorevoli di ogni colore. Ma la mia chiacchierata passa i limiti e minaccia di non finir più. Termino, rinnovandovi i miei ringraziamenti per avermi dato occasione di far sapere a quella parte del pubblico romano che si interessa alle cose d’arte, come stanno le cose fra F Editore Ricordi ed il solerte impresario ed amico suo Jacovacci, anzi vi sarò obbligatissimo se troverete modo di dare la maggiore pubblicità possibile a queste lettere, perchè forse molti leggeranno la Gazzetta musicate, ma certamente moltissimi non la leggeranno. Una stretta di mano ed i sensi della mia perfetta stima e considerazione. Vostro aff.° Giulio Ricordi N. 1943 Milano, 28 Febbrajo 1872. Sig. Vincenzo Jacovacci Roma. Alla pregiatissima Vostra 22 corr. — Dovete innanzitutto essere persuaso che io non compero le Opere coll’intenzione di seppellirle nei miei archivj, e che se vado cauto nel permetterne le rappresentazioni non lo faccio per capriccio ma bensì per amore dell’arte, per rispetto agli autori e per difesa dei miei proprii interessi. Se avessi impedito la rappresentazione della Beatrice di Tenda in questa stagione al vostro gran Teatro avrei risparmiato un massacro di tanto capolavoro ed uno sfregio al nome di Bellini! — Deve essere mio interesse come è desiderio dell’illustre maestro Verdi che almeno pei1 le prime riproduzioni della sua Aida si abbia a curare una esecuzione perfetta sia per le singole prime parti che per le masse di cori e d’orchestra la messa in scena, ec., ciò che non si può ottenere senza la presenza dello stesso illustre Autore o almeno la direzione esercitata da persona che conosca tntte le sue intenzioni, sappia comprenderle e farle eseguire. Il signor maestro Verdi non può impegnarsi di venire a Roma nelle stagioni da voi designate: e la produzione dell’Aida nella Capitale d’Italia ha troppa importanza per lui e per me perché si possa non misurare il pericolo di una esecuzione non diretta dal maestro stesso. Aggiungete la difficoltà di trovare un complesso di artisti quale sarebbe indispensabile per Y Aida, l’assoluta mancanza di un tenore per la parte di Radamés, di un mezzo soprano per quella di Amneris; vedete bene che io sarei felice di poter mettere assieme dieci compagnie e dare Y Aida su dieci teatri contemporaneamente, e che se non accetto tutte le proposte che mi si fanno per la riproduzione dell’A/da, devo avere ragioni incontrastabili di convenienza sia sotto il rapporto artistico che quello dell’interesse. Tanto era nostro dovere notificarvi a giustificazione del nostro rifiuto, non senza la speranza che il vostro progetto non sia che differito e che si possa per un’altra stagione preparare pel vostro teatro una solennità musicale degna della capitale d’Italia e del nome di Verdi. Caramente salutandovi, sono Aff. àev. vostro p. p. TITO di GIO. RICORDI Eugenio Tornaghi TORINO. La Colpa del cuore del maestro Cortesi andò in scena al Regio ed ebbe esito lieto, a cui però nocque molto l’esecuzione infelice. Il maestro ebbe varie chiamate. Non ne diciamo più per ora, ed aspettiamo la relazione del nostro corrispondente. GENOVA. Al Carlo Felice il Guarany del maestro Gomes ebbe lietosuccesso. LILLA. Ebbe lieto esito per più sere una nuova opera comica in tre atti Les nuits de Florence, musica del sig. Ferdinando Lavainne, È, a quel che ne scrivono i giornali, lavoro in cui non manca l’originalità del colorito e la grazia delle forme, e la vigoria dei concetti. LISBONA. Le ultime novità del teatro S. Carlos furono: la Marta e il Barbiere. Nella prima opera furono applauditi le signore Harris e Vogri ed i signori Stagno, Miller e Redazzi. Nella seconda emersero il baritono Cotogni che fu un Figaro modello e il tenore Stagno. Graziosissima la signora Harris (Rosina); ottimi la Grassi, Gasperini e Redazzi. MADRID. Nell’Africana, rappresentata testé con esito felicissimo, la Wiziak, Pozzo, Quintih-Leoni, Capponi e Fiando furono applàuditissimi e chiamati più volte al proscenio. AVANA. La Lucia fu un trionfo pel tenore Tamberlick. SANTA CROCE DI TENERIFFA. Lucrezia Borgia e la Traviata sono le ultime opere che si posero in iscena, con esito splendido. La signora Tilli fu un’ottima Lucrezia ed una Traviata piena di sentimento; la signora Bianco fu un briosissimo Orsini; Petrovich piacque assai nelle parti di Gennaro e di Alfredo. Bene il basso Uetam nella Lucrezia e il baritono Gamins nella Traviata. BARCELLONA. Al teatro del Liceo ha ottimo successo da più sere la Lucia, interpretata dalla signora Fité-Goula, dal tenore Steger, dal baritono Farvaro e dal basso Rodas. I due primi, e Steger in special modo, sono accolti con entusiasmo. Il Guglielmo Teli fu pure eseguito con esito felicissimo. Steger, sebbene indisposto, seppe farsi applaudire vivamente in molti punti dell’opera. VARSAVIA. Ottimo esito la Favorita, protagonista la Dory; bene anche il tenore Bolis e il baritono Storti. • METZ. La stagione fu inaugurata col Trovatore, che valse applausi e chiamate alle signore Castri e de Gourieff, ad Harvin, Bruni e Zimelli. NUOVA-YORK. Il Portatore d’acqua di Cherubini fu eseguito all’Accademia di musica ed ebbe esito freddo, sebbene interpretato benissimo dalla signora Parepa Rosa e dai signori: Karl, Cook e Castle. Lo Zampa di Herold ebbe invece esito felice. Il baritono Santley colse i primi onori; piacquero pure la signora Van Zandt e il tenore Karl. Cori, Orchestra e messa in scena eccellenti. Eccellente esito anche la Gazza Ladra rappresentata in inglese dalle signore Seguin (Pippo) e Van Zandt e dai signori Karl, Campbell e Kook. Nelle Nozze di Figaro ebbe un trionfo la Parepa Rosa; ottimamente le signore Doria e Seguin. — Milano. La Società del Quartetto ha pubblicato il risultato del concorso dell’anno 1871 per un Quartetto d’archi in quattro tempi. Su dodici lavori presentati, due ebbero punti otto, e il ballottaggio a schede segrete riuscì favorevole per due voti al signor Bolzoni Giovanni da Parma, che ebbe il primo premio. Il secondo premio, dice la Commissione, venne aggiudicato al secondo lavoro, di cui risultò autore uno nativo di Salisbztrgo, il quale, come straniero, non poteva concorrere. Perchè almeno non nominarlo? domandiamo noi.