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^GAZZETTA. MUSI tutti eseguiti a meraviglia. Non posso dire altrettanto del Raif, il quale, benché scolare preferito dal Tausig, non sa ancora dare alla sua esecuzione il gusto artistico. Certo questo pianista diventerà un giorno uno dei migliori. Un altro scolare del Tausig, il signor Herzog, mostrò in un suo concerto gli stessi pregi e difetti del primo; anche a lui non mancherà un grande avvenire. Egli esegui oltre molti pezzi di Beethoven. Chopin, Schumann e Liszt, con tre altri bravi artisti un nuovo quartetto di Brahms, lavoro che congiunge alla fantasia robusta una melodia larga ed una sapienza che fa stupore. Alcune notizie per finire. Fu scritturata la Jonas, una bella esordiente, con magnifica voce, allieva del maestro Eckert. Debutterà nella Ramina del Flauto magico. L’aspettazione è straordinaria. La Mallinger ha fatto contratto coll’impresario Pollini per quattro mesi e riceverà, franche tutte le spese, 70,000 lire; essa anzi si recherà a Milano, e vi felicito della vostra fortuna. La Lucca canterà nei giorni prossimi una volta in Italia e due volte in Dresda; avrà per le tre sere la rispettabile somma di L. 6750. Questa prima donna ha preso a proteggere un giovine tenore russo, ebreo d’origine, che farà stupire un giorno tutto il mondo musicale; immaginate che può facilmente con piena forza e per qualche minuto emettere il do sopracuto. Il suo nome è Meyerwitzsch. Il mercante di vino Frarbach, attuale possessore della casa abitata da Spontini durante il suo soggiorno in Berlino, vi farà porre una lapide con lettere dorate. ’ A F"Vienila, 20 febbraio. (Ritardato ) Noi, vedete, ei acconciamo alle nostre risurrezioni musicali, come meglio ei torna, dacché di novità in questo campo siamo scarsissimi. Beati voi, che almeno delle emozioni fortissime di qualche settimana ne avete a josa, dopoché l’avvenimento del Lohengrin, e quell’altro teWAida mise in movimento tutto il vostro mondo musicale! Noi invece siamo ancora tenuti a stecchetto da poiché quelle grame coserelle che ei porge T Offenbach nei teatri suburbani e qualche concerto anche di bellissima rinomanza, non sopperiscono gran fatto ai bisogni dell’arte. Nè vi sopperisce tampoco quella raffazzonatura Wagneriana che il buon abate Liszt, d’altronde prestantissimo esecutore di musica altrui, ei ammanì qualche tempo fa con quel suo oratorio o sequela di misteri che voi già dovete conoscere, per essere stata eseguita anni addietro a Roma, e per la quale parteggiarono, come di solito, i suoi ammiratori. Vi confesso ch’io non ebbi il coraggio di mandargli il mi rallegro, e tanto meno T avrei avuto al sentir la mia opinione appoggiata da una validissima pluralità. Da indi in qua abbiamo avuto i soliti Rubinstein e Bülow, i Hellmesberger e le Magnus e per poco ch’io ricordi bene i programmi delle serate e dei concerti una litania di venerandi sacerdoti del tempio dell’arte; ma quasi tutti, ei fecero assistere alle funzioni già note, agli uffici tante volte celebrati appuntino. So benissimo,, che la messa udita anche tutte le domeniche e le feste non cessa perciò di essere una pia e solenne cerimonia del culto; ma non mi pare che si debba di volta in volta riferire altrui le emozioni provatevi, il fervore che la medesima ebbe ad inspirare. E poi c’è anche questa, che io mi son cosi fatto, che non amo mettermi in coro cogli altri a cantare al mondo tutti i grandi successi di queste piccole produzioni, perchè il teatro moderno m’insegna che il coro a buon conto non è ammesso nella nostra commedia; presso gli antichi la cosa era diversa. Dunque ritorniamo alle risurrezioni. Non vi dirò di quella egregia Lucrezia Borgia, alla quale perchè migliore della sua fama si dà di piglio quando il pasto ordinario comincia a venir in disgusto; nè di quell’idillio della Sonnambula che serve altresì di criterio a valutare la voce di qualche scritturanda. PorC ALE DI MILANO 75 terei inoltre vasi a Samo se aggiungessi una parola d’encomio in favore del maestro della Lucia ed in quello anche del nostro pubblico. La musica italiana, checché vadano dicendo e adoperando i novatori dell’avvenire, è pur sempre graditissima ai nostri buon gustai. E vero che il dirizzone dell’oggi mette ad altra via e la generazione dei promettenti la quale per T impresa delle azioni Wagner soscrisse già 20,000 fr., si educa ad altri sistemi ed a teoriche più sottili; però non è estinta ancora la razza di quelli, che tenaci del buono lasciano maturare il meglio. C’entra poi anche quella irrefragabile verità del buon senso, il quale ei avverte che pur troppo fra quei tanti che studiano molto profondamente le alte ragioni dell’equitazione musicale, la prima cosa che assai facilmente dimenticano è la grammatica elementare del buon gusto. Alle corte, il culto del nuovo è qualche cosa di artificiale, di partito preso, di chiesuola; la risurrezione del passato una necessità. Al massimo teatro ei fu regalato il Rapimento del serraglio di Mozart, capolavoro stagionato, che fra il Rienzi ed il Lohengrin si sente con piacere raddoppiato. Di straforo ei capitò anche quella buona lana di Figaro, ma fu un’apparizione e sparve; i furori, le ansie, le tenerezze del -serraglio ei resteranno più a lungo, e tanto più sicuramente in quanto vi fu intarsiata quella stupenda aria del tenore cavata dal Così fan tulle. Il successo di questa riproduzione fu una rivelazione. Quanti si passionano per la buona musica ne andaran ghiotti ed il grande Mozart, la sintesi di un buon tedesco che rinvigorì il proprio genio alle ispirazioni del genio italiano, fu riconosciuto ancora per quel grandissimo ch’egli è nella perizia del numero, nell’incantesimo della melodia. Ho sentito dire da qualcheduno, che non è dei novelli, che francherebbe la spesa di guadagnare al repertorio il Tito, se non fosse per altro, almeno per la grandiosa scena dell’incendio al Campidoglio e l’Idomeneo, il quale sebbene antiquato come opera eroica ha fresche ed inesauste le armonie de’bei tempi; sta bene, diss’io tra me; a questo genere di reazione m’associo di buon cuore; la sublimità del genio mozartiano vi si mostrerà in tutto il suo splendore; dalla musica aritmetica ritorneremo a quella del cuore ed avremo fatto progresso. Lodo eziandio la nostra Società filarmonica, la quale, a celebrare degnamente il compleanno dell’immortale maestro, volle riprodurre il suo Canto del Cigno, sinfonia in Mi bem. mag. che lo mette fra i sovrani dell’armonia, - quando il Mozart istrumentava questo capolavoro, il Gluck, l’eroe del giorno, molceva la vacca che per lui era la musica, la sfruttava a tutta pressione, perchè dell’arte come arte non sapeva che fare. L’amicizia ed il rispetto che per il Mozart ebbe l’Haydn, il grande concertatore dell’epoca, esercitarono una potente influenza sul giovine salisburghese, della quale si trovano le traccie appunto in una serie di sinfonie solenni, geniali, presentimento dell’indefinito. L’entusiasmo che avea destato al suo postumo apparire, si ripetè sere fanno anche dopo più di mezzo secolo; prova evidente, che malgrado tanto volgere di casi e mutar di gusti il vero bello, resta sempre inesauribile sorgente di diletto. L’arte vi è significata e coltivata come tale, e questo è quanto. Vi abbiamo sentite delle sorprese procurateci da strumenti da fiato, che davvero ei fecero desiderare maggiore e più intenso lo studio di questi saggi del genio, eseguiti col sussidio d’istrumenti che sappiamo pur troppo non assai coltivati nelle scuole e nei conservatorii. Chi sa? Gli studii comparativi che gli uomini di mestiere faranno durante l’Esposizione prossima in Vienna sulla efficacia dei vari strumenti, forse gioveranno a chiarire un po’ meglio l’importanza delle trombe, degli oboe, dei clarinetti e dei fagotti. Abbiamo tra noi il cosi detto quartetto fiorentino, al quale per sincera amicizia ed ammirazione dovuta fin da quattro anni a questa parte, il nostro pubblico diè il cordialissimo benvenuto. Chi sono e quello che valgono il signor E. Masi, secondo violino, il signor L. Chiostri, viola, il signor F. Hilpert, violoncello e sopratutti il signor G. Becker, voi lo sapete in Italia e noi lo confermiamo. Bravissimo il quartetto fiorentino, che