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fa’ 58 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO U p? da considerarsi come una prova generale. Gli artisti non sapevano la loro parte, tentennavano, facevan pena. L’orchestra metteva una tal quale mollezza ad accompagnare. Una delle cantanti si levava appena di letto ancora ammalata. Malgrado tutto ciò gli applausi sono scoppiati a molti pezzi, si è anche gridato bis a varie riprese. Ma la seconda sera, e sopratutto la terza, l’opera non pareva più la stessa. L’orchestra aveva ripreso nerbo e vigore, i cantanti erano sicuri di sè stessi; il pubblico era soddisfattissimo. Sicché ha fatto ripetere tre pezzi, ed ha fragorosamente applaudito tutti gli altri. Ma qual follia di far precipitare in cosi fatto modo la prima rappresentazione! A questa son convitati tutti i critici dei grandi giornali, e di rado avviene che tornino ad una novella audizione dell’opera. Il loro giudizio versa dunque sulla prima rappresentazione, che è stata la più debole. Non importa, il pericolo è sparito, il successo è ormai assicurato e pienamente. Non è più la musica folle e capricciosa di Offenbach, tanto cara al pubblico dei Bouffes-Parisiens. È la vera musica deifi opera buffa italiana, come sa scriverla l’autore di Crispino e la Comare; anzi assai meglio istrumentata. Vi sono delle melodie d’un gusto, veramente squisito; troppo elegante pel pubblico di questo teatro avvezzo alle stravaganze dell’autore di Orfeo all’inferno e della Granduchesse de Gerolslein. Un terzetto, delle strofe comiche dette da Berthelier ed una romanza per soprano sono i pezzi che hanno destato maggiore entusiasmo, e quelli precisamente che il pubblico ha ridomandati. Ma ve ne ha ben altri; soprattutto un coro a valzer, che è nell’introduzione e che ritorna alla fine dell’opera, un quintetto ed un finale che basterebbero ad assicurare il successo d’un’opera. — E nulla ancora del teatro italiano! Mi direte che vi annojo, parlandovene in ogni lettera e non annunziandovi mai l’apertura. È colpa mia? La proposta del Verger non è ancora approvata, e dubito forte che lo sia. Un momento si sperava che qualche capitalista avrebbe fatta la proposta al direttore del vostro teatro della Scala di venir qui a Parigi con tutti gli artisti che cantano Y Aida, portando seco loro attrezzi, vestiario, tutto, salvo le scene, e di aprir il teatro Italiano in un modo davvero splendido. Ciò alla fine di marzo, il l.° aprile per esempio. Ma la proposta sarebbe stata accettata costà? Eppure era un mezzo sicuro di guadagnar di bei quattrini. Tutta Parigi sarebbe corsa al teatro Italiano per andar a udire quest Aida della quale si dicono meraviglie. Il successo ottenuto a Milano è così strepitoso che l’eco ne è giunta sin qui; e c’è gente che parte per Milano espressamente per andar ad applaudire al capolavoro di Verdi. Oh! se il direttore dell’Opéra di Parigi Se Gye non si presenta al pubblico con qualche nuova stella e con qualche novità musicale di gran merito, gli onori della prossima stagione toccheranno principalmente a Mapleson, la cui compagnia pare che debba essere di gran lunga migliore di quella del suo rivale. Fra le donne, che il Mapleson ha scritturato, annoveratisi, oltre la Titiens, la Marimon e le solite altre, la Carlotta Grossi. la Nilsson, e l’Alboni. L’elegante Caponi sarà di nuovo con Mapleson aneli’ esso assieme col Fancelli, col povero Vizzani, e con due altri tenori nuovi, di cui la fama parla già con sommo favore, sebbene ne taccia scrupolosamente i nomi! Nuove aggiunte sono state fatte anche alle liste dei baritoni e dei bassi, cosicché oltre l’Agnesi, il Mendioroz, l’Antonucci, il Foli, il Sorella, avremo il Rota da Pietroburgo e tanti altri. La Nilsson partirà da Nuova York per Londra il giorno 20 aprile, e la sua ricomparsa in Londra sarà certo un avvenimento, se non nel mondo musicale, certo nel mondo fashiondble. So che il signor Gye da lungo tempo va cercando nuove stelle in Italia; ma, se le mie informazioni sono esatto, sembra che non sia riuscito a scoprirne - almeno sinora. La solita medaglia annua d’oro che vien chiamata medaglia Beethoven, è’stata quest’anno presentata dai direttori della Società Filarmonica alla signora Arabella Goddard. La signora Arabella Goddard è certamente una pianista di merito; ma questo merito non passa i limiti dell’ordinario. Ogni sorpresa però a tale onorificenza deve cessare, allorquando si è moglie al potente critico del Times. Un uditorio di signore erasi ieri assembrato di lettura del museo di South Kensington per ricorda ch’essa nella gran sala udire dal mae’I avesse due dita di cervello! Ma!... A. A. Londra 6 febbraio. (Ritardato) La speranza di vedere aperto il teatro di Sua Maestà (lier Mojesty’s) quest’anno è morta sul nascere. Nè Gye, nè Mapleson hanno il coraggio di fare una spesa di 15 o 20 mila lire sterline per mobigliarlo, e cosi mentre Gye limiterà la sua impresa al solito teatro, il Mapleson farà ritorno al Drury Lane con soddisfazione del signor Chatterton, il quale oltre il ricevere una buona somma per l’affìtto del suo teatro economizza la spesa degli abbellimenti delle riparazioni annuali, che da alcuni anni viene sopportata esclusivamente dai direttori della compagnia di canto. Il teatro di Drury Lane, mercè fi energia e fi abilità del Chatterton, che n’è ora l’impresario, è giunto a una popolarità che ha portato i bilanci dell’entrata e dell’uscita al pareggio - cosa presso che incognita negli annali passati di quel teatro. E poiché i proprietari del medesimo veggono che il Chatterton paga puntualmente i suoi debiti, intendono di elevare considerevolmente fi ammontare annuo del fitto; nel qual caso le fortune di quel teatro andranno nuovamente in malora, poiché Chatterton, sebbene suo malgrado, sarebbe costretto ad abbandonarlo e a portare il suo spirito intraprendente sopra altri campi teatrali. stro E. Pauer la prima d’un altro corso di letture sul pianoforte. Il maestro Pauer è egregio pianista; ed è stato annoverato dalle autorità del museo fra gli educatori musicali di quella nobile e grande istituzione che fu pensiero del principe consorte. Il Pauer ha ragione di dire che il pubblico in generale non conosce che poco, e questo poco inesattamente intorno alle vite dei compositori di musica. Esso perciò cominciò col dare brevi biografie e aneddoti dei maestri, che aveva assunto ad illustrare; e cercò di provare come ciascun maestro abbia influenzato i suoi successori. Nella scelta dei pezzi per illustrare al piano la sua lettura il Pauer non si attaccò ai più conosciuti o più popolari dei maestri, dei quali fece menzione nella lettura; poiché, coni’ egli medesimo osserva giustamente, i lavori più popolari d’un compositore non sono necessariamente i migliori che abbia fatto, nè illustrano e riflettono abbastanza le sue qualità caratteristiche. Cominciò le sue illustrazioni dalle opere dello Scarlatti, le quali dice generalmente fredde e senza espressione; e povere e superficiali in confronto di quelle di Bach; ma aggiunge che lo scrittore non mancava di facilità per inventare nuovi effetti e nuove combinazioni! Passando quindi d’un tratto ai compositori francesi cominciò dal passare in rivista le opere di Couperin, le cui composizioni chiama altamente interessanti per originalità e per finitezza. Parlando di Rameau disse la sua musica è più semplice e più chiara, ed ha colla sica tedesca più affinità della musica di alcun altro dei suoi temporanei. Ma la gran musica del Pauer è, come potete credere, la che mucon- musica tedesca. Parlando di questa, prese a considerare le cause politiche e sociali del progresso della Germania specialmente sotto il punto di vista musicale. Il Pauer parlò quindi di Kulnau, inventore della suonata, e poscia di Giovanni Matheson! I tedeschi valgono più di qualunque compositore estero. Questa è fiopinione del Pauer, eletto a dar letture musicali nel museo di South Kensington. Di queste letture vi terrò debitamente informati. C. Londra, 12 febbraio. Un autorevole giornale della capitale annunzia che il Mapleson ha acquistato il diritto di rappresentare V Aida in Inghilterra. Il Gye ha risoluto definitivamente di dare il Lohengrin; e cosi i due teatri italiani promettono d’essere più attraenti che mai. w