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56 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO E alla Gazzetta eli Treviso scrivono: Scrivo ancora con l’anima commossa, entiisiasmata alla grande, alla sublime creazione di Verdi. Sono le due dopo la mezzanotte e mi trovo soggiogato, confuso sotto l’impressione di un lavoro meraviglioso, di un gran quadro stupendamente tratteggiato, di un successo pieno, completo, indescrivibile, di un grande trionfo dell’arte italiana, di quest’arte che i nostri buo^i amici di oltr’Alpe, gli ammiratori frenetici del Roi Carotte e della Belle Hélène salutano col nome di arte corruttrice oh les blaguers! Non sperate che vi faccia della critica. — Dio buono, la mi sarebbe impossibile! Prima di tutto perchè sono un semplicissimo buon gustalo, poi perchè l’Atda è uno di que’ lavori così grandiosi, così complessi, così elevati che nulla si può dirne dopo una prima audizione, ossia si può dire che si resta sbalorditi e commossi; — oh sì nel primo atto a quel grido di «guerra guerra» è un brivido che si sente per Possa; — e un brivido pure ei si sente al duetto appassionato, drammatico del secondo atto fra F Aida e l’Amneris ( la Stolz e la Walmann); e un grido d’applausi vi strappano il bellissimo canto dell’Amonasro (Pandolfini) e il magnifico pezzo concertato dell’atto stesso; — poi il duetto del terzo fra Aida e suo padre è un altro quadro affascinante, appassionato che il pubblico comprese e plaudì; ma più che tutto trovai bellissimo, commovente, drammatico, inspirato il finale delF opera, uno di quei finali che vi rivelano il grande compositore, il genio ancor robustissimo che ei diè il Rigoletto, il Don Carlos, il Ballo in maschera, la Forza del Destino e cent’altri bellissimi lavori. NAida alla Scala segnerà un vero avvenimento dell’arte, perchè segna una nuova maniera, un nuovo passo, un gran passo verso l’avvenire dell’arte. Quanta altezza di sentimenti! quanta forza di passione e che potenza istromentale? VAida ha rivelato, come dicemmo poco sopra, l’antico maestro, ma un maestro, che, compresi i nuovi tempi e il nuovo gusto, abbandona le vecchie cantilene, le romanzetto, i duettini e le frasi popolari per slanciarsi su di un campo altissimo, sorprendente, meraviglioso, conservando però alla musica italiana il suo carattere melodico, affascinante, sorretto sempre dalla larghezza della frase e dall’efficacia calorosa del dramma. Rivista Milanese Sabato, 17 febbraio. Se il cielo impietosito lo concede, le chiacchiere dei giornali intorno all’Aia sono finite o stanno per finire. Di questo nuovo capolavoro di Verdi (e pare che tutti siano oramai d’accordo a dirlo un capolavoro, tranne un critico diciottenne che ha ancora molto tempo innanzi a sè per mutare d’opinione) di questo nuovo capolavoro non furono date finora che quattro rappresentazioni, e ciò perchè l’impresa, piena di tenerezza per i forestieri venuti per il carnevalone, si fece scrupolo di sciorinare in mostra tutto il suo repertorio; a cominciare dalla Forza del destino fino alle Figlie di Cheope, non mancò nulla, nè un duetto, nè un passo a due di quelli che allietarono la presente stagione. Cosi la settimana grassa fu una specie di lanterna magica offerta alla curiosità del pubblico. Secondo alcuni profeti (non meno d’una mezza dozzina certamente) la prima riproduzione della Forza del destino doveva essere il segnale d’una dimostrazione contro Y Aida; il buon senso non spiega perfettamente in qual modo se una dimostrazione contro Y Aida entrava nel programma delle cose facete del carnevalone, si dovesse proprio aspettare a fai la durante la Forza del destino, piuttosto che durante Y Aida-, ma non bisogna domandare ai profeti più di quello che possono dare, e il buon senso non è indispensabile al mestiere di profeta. Basti: sapere che la Forza del destino fu riprodotta, fu applaudita al ( solito, nè più nè meno delle altre volte, e che Y Aida ricomparsa dopo ebbe le stesse accoglienze festose delle prime tre sere. Anzi il numero degli spettatori sorpassò perfino quello della prima rappresentazione, in modo che nessuno rammenta d’aver visto alla Scala una simile ressa di persone: l’atrio era pieno zeppo, su per le scale e perfino ne’corritoi de’palchi molti ebbero la pazienza di rimanersene in piedi senza vedere lo spettacolo, pur di udire qualche suono, qualche sfuggevole nota!— L’introito sorpassò le lire 12,000. Negli altri teatri non abbiamo avuto nessuna novità; al Carcano si avvicendano con sorti piuttosto liete il Rigoletto, il Ballo in maschera e i Lombardi-, alla Canobbiana il ballo Emma o il Genio della Terra fa le sue quotidiane apparizioni, preceduto da una o più commedie di quelle che certi capicomici e certi pubblici si ostinano a trovare sempre giovani; al teatro S. Radegonda miete allori il Kakatoa, riveduto e corretto, al Re (vecchio) abbiamo avuto finora Bellotti-Bon, e quindi innanzi avremo la compagnia Moro-Lin; infine ai teatri minori gli orrori spettacolosi e i drammi à sensation si succedono senza misericordia. Una novità, in parte musicale, ei ha dato testé il teatro Milanese. Pina la Madamin è una specie di vaudeville in due atti, in dialetto milanese, dovuto per la parte letteraria al sig. P. Fontana e per la parte musicale al maestro Panizza. Sono scene carnevalesche che riproducono una società equivoca di madamine, ma lo fanno senza ferire la verecondia ipotetica del pubblico che frequenta quel teatro, il qual pubblico fu avvezzato altrimenti da autori meno scrupolosi del Fontana. La commedia corre da principio sul sentiero degli equivoci, dei contrattempi, poi si atteggia per un istante al serio e finisce come tutte le commedie oneste - con un matrimonio che fa chiudere gli occhi sul passato. Alcune scene sono fatte con garbo, alcuni personaggi sono ben delineati, l’intreccio si svolge bizzarramente, e il dialogo non è privo di brio; ei è una sola cosa che guasta una porzione del merito del signor Fontana, ed è che una porzione della sua commedia è appunto tolta a una commedia francese; ma certo, piccola o grossa che sia la porzione del Fontana, ce n’è abbastanza per argomentare assai favorevolmente del suo ingegno. Della musica del maestro Panizza, mi fu detto che alla vigilia della prima rappresentazione non ne era scritta ancora una nota; io però temo assai che questo non sia se non un modo dire, perchè senza dubbio una gran parte di quella musica l’ha scritta Offenbach qualche anno fa. Certo però il Panizza ha rubato bene, e siccome la ’musica di Pina la madamin è tutta graziosa e ben fatta, per poco che egli ne abbia in proprio, si può aver diritto di fare anche per suo conto i lieti pronostici che ho fatto per l’autore della commedia. a ALLA RINFUSA Un editore di musica ricevette di questi giorni la seguente commissione: «Abbiate la bontà di spedirmi alcune romanze senza parole per voce di basso profondo. All’Esposizione universale di Vienna, nel prossimo anno, avrà luogo un concerto monstre che, pel numero dei cantori, supererà tutti i concerti consimili che si sono dati finora a Londra, Parigi e Nuova-York. Il concerto avrà luogo nel giugno 1873.

  • Gl’introiti delle prime tre rappresentazione dell’AfcZa alla Scala hanno

superato le 27,000 lire. Per giudicare F enormità di questa somma bisogna considerare che non vi sono compresi i proventi del loggione, che gli abbonati sono moltissimi e sedie a disposizioni dell’impresa pochissime. 4 Il teatro di Kronstadt (Russia) fu distrutto da un incendio il 25 dello scorso gennaio. Il danno si fa elevare a 35,000 rubli. ¥ Il maestro Federico Marpurg a Darmstadt ha composto una nuova opera storico-romantica in tre atti, Agnese di Hohenstaufen, libretto di E. Pasqué. Al teatro di Chemmitz, celebrandosi la proclamazione dell’imperatore di Germania, fu eseguita la cantata Lo svegliarsi di Barbarossa, poesia di E. Geibel, musica di Carlo Ecker.

  • Nel 14.° concerto del Gewandhaus a Lipsia fu eseguita ed accolta con

applausi una nuova sinfonia di A. Dietrich, intitolata: Il passaggio dei Normanni. ìf A Lipsia è piaciuta una nuova opera di Franz von Holstein, L’erede di Morley. La signora Mevrouw Amersfoordt-Dyk compose e fece eseguire in Amsterdam un oratorio che s’intitola La presenza di Dio.

  • In Atene si erigerà un Conservatorio musicale, cui si darà il nome di

Odeum.

  • Non ha guari, il pianista Kontski, che trovasi a Londra, fu in procinto

di perdere la vita. Egli stava facendo colazione in casa di una americana; al piano superiore si ballava allegramente, quando dalla soffitta si staccò