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38 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ¥ A Madrid doveva essere inaugurata di questi giorni la nuova cappella di musica del Reai Palazzo. Un critico americano parlando della prodigiosa memoria della pianista Mary Krebs, che fa delirare i melomani del nuovo mondo, scrive: «Ieri sera ella ha eseguito un buon mezzo milione di note, e non ne ha certo lasciato cadere una sola sotto il pianoforte. «Di quanti celebri pianisti d’oggi si può dire altrettanto? II maestro Guido Cimoso da Trieste avendo ximiliato (è scritto così) a S. S. Pio IX un esemplare della pubblicata riduzione per piano a quattro mani del suo Studio allegorico-musicale, che verge sopra importanti passi della Bibbia, quali II Finimondo, Il G-iudisio universale e L’Eternità, la detta S. S. rimeritò il maestro con una delle poche medaglie d’argento coniate in memoria del faustissimo giorno in cui la detta Santità compiva il 25.° anno del suo Pontificato. 0 invidiabile maestro Cimoso! Firenze „ 1 febbraio. Domenica scorsa abbiamo avuto alla Pergola il Conte Ory, aspettatissimo. Ma l’esito, lo dirò subito, non rispose all’aspettazione che in ben piccola parte; e se non fu il buio pesto, come dicono qui, del Ruy-Blas e del Bravo, fu una luce appena appena crepuscolare, con questo per giunta (parlando sempre della prima rappresentazione, perchè la seconda si sta ancora ad aspettarla) che sarebbe arduo il decidere se trattavasi del crepuscolo del mattino o di quello della sera. Ne’cantanti, nell’orchestra, ne’coristi, in tutti insomma, la buona volontà c’era innegabilmente; l’opera era stata provata e studiata con diligenza; ma la buona volontà e la diligenza ebbero a combattere col contegno severissimo ed agghiacciatissimo del pubblico, e rimasero sopraffatte più di una volta e più di dieci. Il tenore signor Montanaro ritrovò ancora e rimise fuori non poche di quelle note, non pochi di que’ modi di canto e di quegli accenti che gli valsero due anni or sono tanti applausi e feste così cordiali; ma il pubblico: zitto, o giù di lì. La signora Albani avrebbe meritato una buona salva d’applausi appena uscita sulla scena perla squisita eleganza della sua toilette, e ne avrebbe meritati altri in alcuni punti lodevolmente eseguiti della sua cavatina; ma il pubblico: zitto, e, alla fine, tre o quattro di quegli applausi esitanti e solitari, i quali riescono sempre a quel medesimo effetto che gli ultimi moccoli rimasti accesi d’una luminaria: fanno vedere che gli altri sono spenti. Di tutta l’opera insomma (e s’avverte che i fiorentini hanno il Conte Ory per quel gioiello che veramente è) non s’è applaudito davvero che il solo terzetto. Speriamo che il cielo si rassereni alla seconda rappresentazione; se no, chi sa dove s’andrebbe a cascare! Per buona sorte però l’impresa è solida; e quantunque perda già di molto, può perdere ancora e non c’è paura d’averla a dire assente e d’ignota dimora alla scadenza dell’ultimo quartale. Ora, a quanto mi si dice, si sta lavorando di e notte intorno al nuovo ballo «Flora, o la Dea elei fiori» del coreografo signor Marzagora. Dalla Pergola al Pagliano gli è il rovescio della medaglia addirittura. Al Pagliano il Ruy-Blas del Marchetti ha un successo felice e compiuto per ogni rispetto. Il teatro affollatissimo sempre, gli applausi continui, frequenti i lois, senza numero le chiamate al proscenio. E tutto questo, meritamente. Il signor Luciano Marzi, agente e rappresentante della Società teatrale fiorentina, ha saputo mettere insieme una compagnia che ben diffìcilmente a’ giorni che corrono la migliore, visto, s’intende, e considerato (e sentito!) che le più delle cosi dette stelle dell’arte sono oramai da collocarsi fra le cadenti, se già non sono bell’e cadute. — Al Pagliano abbiamo la signora Carrozzi-Zucchi, e non occorre dir altro sul conto suo, se non che si mantiene, in tutto e per tutto, pari al suo bel nome. Abbiamo la signora Stefanini-Donzelli, dotata di una voce non potentissima e non estesissima, ma bella e simpatica; e con questo, buona cantatrice e buona attrice. Era nel Faust una cara Margherita, ed è nel Ruy-Blas una Casilda carissima, — • e dico poco. — Il signor Masini, per verità, si vorrebbe vederlo un po’più composto ne’movimenti della persona, e segnatamante nel muoversi, un po’più vario ne’gesti:ma fatta astrazione di questi nei, egli è un tenore come oggi ve n’ha pochi e che farà cammino e andrà lontano senza nessun dubbio, perchè ha accenti che toccano e che commuovono. — Al dono preziosissimo di una voce di bel suono, pieghevole e intonata, il baritono signor Maurel, rara avis, unisce una perizia che si toglie dal comune di un gran tratto, così nell’arte del cantare, come in quella del porgere. — E ottimo cantante e ottimo attore è pure il signor Castelmary che ei viene, se non isbaglio, dal gran teatro delY Opéra di Parigi. E con questi cantanti, l’Usiglio a direttore, che viene a dire dottrina di maestro e fervore di vero artista, e una buona orchestra, e buone seconde parti, e buoni coristi. Coll’esito bellissimo del Ruy-Blas, non è a dubitarne, le sorti del teatro Pagliano sono assicurate; ed è a sperare pel vantaggio dell’arte e de’ nostri giovani compositori che siano pure assicurate quelle della Società fiorentina, così bene ideata e cosi saviamente diretta dal signor Marzi. La Messa, in mi minore, del M.° Giulio Roberti, eseguita nella chiesa di S. Croce, è stata generalmente lodata; e tanto, che fra giorni verrà eseguita di nuovo nella sala dell’Accademia Filarmonica. A quest’altra volta adunque, il dirne distesamente come merita. Il pianista signor Enrico Ketten, del quale la Gazzetta Musicale ha già tanto parlato, è qui ed ha dato, applauditissimo, due concerti. Firenze ha perduto di recente (il 29 dello scorso dicembre) un valente musicista e un arpista a’ suoi giorni non secondo a nessuno: Ferdinando Marcucci, nato nel maggio del 1800. B. INapoli, gennaio. Oh!... getto un sospirone, mi metto a battere le mani e grido: Evviva Papini. Dovete a lui se non comincio con una delle solite malinconie; è del valente violinista fiorentino che vo’parlarvi in questa lasciando al prossimo numero i particolari àeY Anna Balena, povera nave che per poco non si franse contro gli scogli del fortunoso San Carlo, e poco potrà rimanere in mare, colpa i cattivi nocchieri che cavaronla dal porto. E nell’altra pure che vi dirò qual giudizio qui pertossi sulle Educande di Sorrento dell’Usiglio; per ora mi limito a dirvi che il successo fu ottimo. Lasciatemelo ripetere un’altra volta: Evviva Papini; egli senza essere preceduto da ampollosi elogi mercè il suo ingegno riportò il più splendido trionfo lo scorso anno, quando suonò al Filarmonico; se a quel primo concerto assistette un uditorio scelto sì, ma non troppo numeroso, in questo secondo, che ebbe luogo sabato scorso affollatissima era la sala, e gli applausi clamorosi che il Papini ottenne gli dimostrarono come il pubblico nostro sappia avere in pregio il vero merito. Noi avemmo l’agio di ammirare e riconoscere la sua eminente maestria in ogni genere di esecuzione, poiché ricco oltremodo è il repertorio dell’egregio artista. Per la rapidità, per la purezza dei passaggi, per la nettezza d’intonazione pochi F agguagliano, ninno lo supera nemmeno, credo, nei pezzi esclusivamente destinati a mettere in mostra l’esecuzione più brillante. Egli pertanto sa tenersi nei limiti del vero anche nei più scabrosi arzigogoli musicali. Anima e dolcezza infinita nel suono, bella chiarezza e simmetria