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424 GAZZETTA M U S I C A L E D I M I L A N 0 elegante, facile, eppure suscettibile di finissima interpretazione. Come alla melodia del Bazzini si compete il primo posto nell’Album per quanto riguarda la musica severa, così allo stornello del De Giosa si compete pure il primo posto per la musica gaja. FACCIO — Tecla. Notturno a due voci. Il direttore e concertatore del massimo nostro teatro, il direttore de’concerti della più che benemerita arma cioè Società del Quartetto, l’equestre Faccio (come lo chiamò il Pungolo in uno slancio di mefistofelico lirismo) trova ancor tempo di regalare un pezzo all’Album del Trovatore. E nel suo notturno ha anche il tempo di mettere una condotta perfettissima, un elegante modo di armonizzare, e sopra tutto poi quel fare speciale, proprio al Faccio, che fa distinguere le sue composizioni a primo colpo d’occhio. È questo un merito che pochissimi hanno, giacché tanto è facile l’imitare, il copiare, quanto è difficile il formarsi uno stile proprio. Ci piace sopratutto in questo pezzo l’elaborato accompagnamento, che descrive con felice imitazione il mormorio del bosco, il frangersi dell’onda coll’onda; purché le dita dei signori dilettanti non si frangano contro la difficoltà di tale accompagnamento! In questa composizione traspira una profonda, tranquilla mestizia, che traduce con piena efficacia il pensiero di Schiller: miglior elogio di questo sarebbe impossibile fare. FUMAGALLI L. — Il tempo passato. Melodia. Un altro pianista che diserta il campo della tastiera, per entrare in quello più delicato della voce. Ma non siamo alle prime armi, ed il Fumagalli si è già pienamente impossessato del nuovo campo. Ardente ammiratore del Wagner, ardentissimo ammiratore di quella sezione di compositori tedeschi che formano la scuola wagneriana del piànoforte, il nostro bravo Luca Fumagalli fa precisamente nè più nè meno degli altri wagneromani italiani, e cioè mette in pratica dottrine e modi assai differenti dalle teoriche che propugna. Epperò la sua melodia è chiara, di forme puramente italiane, doti codeste che non escludono per nulla affatto l’eleganza deH’armonizzare, la scienza, la buona forma del pezzo, checché se ne pensi da taluni in contrario. Strana cosa codesta!!... gli ammiratori di buona fede della scuola wagneriana, sono i primi a non seguirla affatto! A questo patto, siamo ben contenti che i nostri giovani compositori adorino ed onorino un Dio solo!... Wagner!... KOLLING. — Ir eue. Barcarola. E qui comincia la musica per pianoforte. Io non so se questo signor Kolling sia italiano, tedesco, wagneromano, wagnerofobo, ma è certamente un simpatico compositore pianista, che conosce perfettamente il meccanismo della tastiera, che scrive facile e pur di effetto, e che per soprassello mette in carta ispirazioni graziosissime: dopo enumerate tutte queste doti, dire che la Barcarola del Kolling è un bellissimo pezzo, ei pare cosa più che superflua. RINALDI. — Notturnino. Questo giovine pianista è un compositore serio, e che merita speciali considerazioni. — Crediamo che in Italia, nella giovane scuola de’pianisti-compositori, vi sieno ben pochi degni di stargli a pari. Elevatezza di pensieri, condotta castigata e sobria, novità di forme e di abbellimenti sono le doti precipue del nostro Rinaldi. Con tutto ciò non possiamo tacere che i suoi pezzi non sono troppo conosciuti!.... mentre che in coscienza non ei peritiamo d’affermare che meriterebbero di figurare su tutti i leggìi dei buoni dilettanti. Crediamo che questa difficoltà a popolarizzarsi dipenda dalla diffìcile diteggiatura che si richiede nella esecuzione dei pezzi del Rinaldi, specialmente poi per quanto riguarda la mano sinistra. Eseguite dall’autore sembrano le cose più facili del mondo; ma quando le si hanno là sul leggio del pianoforte, c’è d’affaticarsi per bene prima di rendere il concetto del compositore: eppure non contengono passi arrischiati, acrobatici, come sono quelli dell’Adolfo Fumagalli, o del Liszt. È duopo adunque che il Rinaldi si studi di rendere più traducibili meccanicamente e moralmente le sue bellissime pagine di musica, e ei pare impossibile che, in tal caso, non abbiano subito ad acquistarsi quella popolarità grandissima che meritano. Il Rinaldi farà così anche un gran servigio all’arte, facendo prendere sempre più in sano orrore quelle innumerevoli trascrizioni, fantasie, rapsodie, rimembranze, capricci, pot-pourris ecc, ecc., sopra motivi di opere teatrali, che, meno poche, pochissime onorevoli eccezioni, sono un vero sfregio dell’arte, guastaditi, guasta buon-gusto, e quel ch’è peggio irriverenti traduzioni dei capolavori teatrali che svisano, torcono, molestano in mille guise. ROVERE. — La Spigliata. Mazurka. E perchè ve ne fosse per tutti i gusti, il nostro Brosovich ha pensato anche a far ballare i suoi abbonati, ed a nessun’altri meglio poteva ricorrere che al bravo Rovere, il popolare compositore della fashion milanese. Che ve ne pare, lettori miei, dell’Album che ora abbiamo scorso assieme?... Se non siete persuasi delle mie parole, abbonatevi al Trovatore, e potrete cosi riveder le buccie ai giudizj del vostro Rivista Milanese Sàbato, 21 dicembre. Siamo alle porte del Santo Stefano; l’apparizione del programma della stagione di carnovale-quaresima alla Scala è aspettata da un momento all’altro. I giornali ben informati si sfiatano ogni sera a gridare le ultime notizie; l’altro dì promettevano la Lucia, jer l’altro il Roberto il Diavolo, jeri il Rigoletto invece del Roberto, ed oggi ancora il Roberto invece del Rigoletto. Tutto ciò perchè il tenore Brignoli ammalato di nervi si sciolse dalla sua scrittura. L’impresa ebbe la fortuna di poter rimediare col tenore Bulterini, il quale ha finalmente accettato di debuttare col Roberto il Diavolo! I cieli siano lodati! Alla nevralgia del tenore Brignoli si aggiunge ora la costipazione della signora Lamare, e a questa non so se siasi trovato il cerotto. Stando così le cose, se nuovi accidenti non ei smentiscono, il programma della Scala dovrebbe promettere i seguenti spettacoli: Ruy-Blas colle signore Krauss e Mariani, col tenore Campanini, col baritono Maurel e col basso Milesi. Roberto il Diavolo colla signora Edelsberg, col tenore Bulterini e col basso Maini. Fosca di Gomes (Krauss, Campanini e Maurel). Lohengrin (Krauss, Edelsberg, Campanini, Maurel). Viola Pisani di Perelli, con compagnia non ancora stabilita. Re Manfredi di Montuoro, come sopra. La bagattella di quattro opere nuove! Troppa grazia Santo... Stefano! Il teatro della Commedia conta due nuovi trionfi Carmela, leggiadro lavoretto amoroso di Leopoldo Marenco, 0 bere o affogare di Castelnuovo, commediola in un atto tutta gas e brio, di quel genere che va facendosi raro. Nella Rivista Minima si fanno molte più parole, ma in fondo non si dice altro. Gli altri teatri sonnecchiano ancora. Si risveglierà stasera il Carcano coll’Ebreo di Apolloni. Alla topaja di Santa Radegonda si fa molto applaudire il meneghino Cappella; quel teatro aspetta i fratelli Grégoire col ba