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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 407 credito è aperto. Ma il capitano dei moschettieri ha un nipote, e l’albergatore ha una figlia in un pensionato. Il giovine rapisce la giovine e via. Ma dove andare?’Incontrano Madama Turlupin, le raccontano i loro amori e le loro angoscie e la pregano di aiutarli — Lasciate far a me, ella dice, e li fa nascondere. — L’ora fissata ai due vecchi libertini arriva; Madama Turlupin è sul teatro; essa riceve l’uno dopo l’altro il capitano e l’oste, li fa vestire d’un costume ridicolo, ed al bel momento mostra loro la coppia innamorata. «Mia figlia!» grida l’uno; «mio nipote!» esclama l’altro — 0 maritarli, dice Madama Turlupin o fo alzar il sipario e vi abbandono alle beffe ed alle risate del pubblico, vestiti come siete. Capirete come tutto va a finire. Padre e zio perdonano; e la commedia comincia al momento in cui la tela cala veramente. Raccontato così in riassunto, il libretto sembra insignificante; ma è pur piacevole ed abbonda di situazioni comiche. La musica del signor Guiraud è veramente beila; originale, gaia, melodica, e quel che è più d’uno stile eccellente. Tutti credevano venir ad assistere a quel che chiamasi ordinariamente «,musica dotta.» Ebbene la musica è quella d’un compositore che sa perfettamente il contrappunto, ma che non ne fa sfoggio a detrimento dell’ispiraziione. Cori, arie, duetti, strofe buffe, un terzetto, un finale, tutto è di grand’eloquenza e di bella fattura. Applausi a tutti i pezzi, e bis ad una canzone, che finisce in quintetto, ripresa dagli altri personaggi. Ecco dunque una lunga serie di rappresentazioni e di piene assicurata al povero Ateneo che ne aveva molto bisogno. Sull’esecuzione dirò che la parte principale, quella di Madama Turlupin è rappresentanta dalla signora Daram, che ha fatto immensi progressi e che ha preso all’Ateneo il posto lasciato vacante della signora Marimon. Il baritono Lepers ha avuto la sua parte di successo. Gli altri artisti non han guastato; ed è già molto. Il sjgnor Guiraud aveva scritto finora due opere comiche che avevano avuto un esito felice; ma non era stato così felicemente ispirato come in questo bel lavoro. Egli scrive in questo momento la musica d’un ballo per VOpéra Eccolo arrivato, come suol dirsi. Ora può dirsi che la sua carriera musicale è assicurata. PS. — Riapro la mia lettera per dirvi che ho assistito jer sera alla prima rappresentazione delle Deux Reines di Legouvé, al teatro Italiano. Se mi domandate qual genere di lavoro è egli questo, sarò molto impacciato per rispondervi. Non è un dramma, perchè due dei personaggi cantano, gli altri declamano; non è un melodramma perchè la musica non vi ha una parte molto importante. È un misto di due generi; un’opera anfibia. Credo die il Legouvé avebbe fatto meglio di trattarla a modo di libretto; Gounod l’avrebbe messo in musica e l’argomento è abbastanza nteressante per offrire belle situazioni al maestro. — Del resto posso avvisare coloro che avrebbero voglia di far del dramma les deux Reines quel che non ha fatto Legouvé, vale a dire di tirarne un libretto, che arriverebbero troppo tardi. Un poeta francese (d’accordo col Legouvé) ed un poeta italiano hanno accettato l’assunto di far questo libretto nelle due lingue, in modo da potersi cantare con la stessa musica. Vuol dire che Gounod si risolverà a compire il suo lavoro, ed a scrivere l’opera in quistione. Ne ha già scritti sette od otto pezzi, oltre l’ozi— venture e ^’intermezzi; farà più facilmente il resto. ’A • ìA • BERLINO, 25 novembre. Anniversario della morte di Mendelssohn — Società Corale Stern — Le Stagioni di Haydn alla Singakademie — Primo concerto della Gustav-Adolfstiftung — ’Wilhelmy e la sua serata di quartetto. La società corale diretta dal valentissimo prof. Stern, fondata 24 anni sono, ha fra le sue massime la pietà, che la fa benemerita non dei musicisti, soltanto ma dell’umanità; non è molto diede una festa di commemorazione in onore dell’immortale Mendelssohn-Kartholdy. Sapete che l’anniversario della morte di Mendelssohn ricorre il 4 novembre; questo giorno fu un vero trionfo per la brava società corale che esegui l’oratorio, Paolo, lavoro che se pure non rivela tutta la potenza mendeksohniana, la quale non si mostrò che più tardi nell’oratorio, Elia, pure ha mille pregi. Si potrebbe dire di Mendelssohn che fu riformatore dell’oratorio tedesco protestante il quale ebbe la base di due colonne ferree: Haendel e Bach. Ci rimanevano le creazioni gigantesche ma non possedevamo più la fede ingenua per comprendere interamente la significazione mistica, Mendelssohn non solamente ei aprì gli occhi colla intelligenza sua musicale, ma (o che vale di più) il suo genio animò l’obiettività fredda dei due eroi musicali, rendendoci nei due suoi ca ilavori la religiosa grandezza, ma in aspetto moderno. Un bravo nostro critico disse di questo lavoro: è una regione della luce purissima nella quale è involto Mendelssohn; egli cesse ad altri compositori moderni i diritti di dipingere la tenebrosità, di dar espressione al dolore dei pessimisti moderni, e prese l’arte nel senso dello Schiller, per cui la forma deve superar la materia e la comune forza naturale deve idealizzarsi alla bellezza celeste, e l’anima non deve esser incatenata alla potenza umana, ma. riunendovisi, sorgere alla vera libertà artistica Sono bellissime parole che caratterizzano infatti il creatore del Sogno d’una notte d’estate. Quant’all’esecuzione del Paolo fu eccellente, ed è il solito questa società corale fondata da Mendelssohn 25 anni sono. Ora mai essa ha una purezza e sicurezza artistica da far stupore - canta colla stessa valentia un semplice canto fermo, come una fuga difficile di Bach. Le soliste furono la Schramke-Falkner (soprano), la Joachim (alto), lo Schott (tenore) ed il Gura da Lipsia (basso). Speciale e doppia lode spetta alla prima, la quale benché non pregata di cantar la sua parte che poche ore prima del concerto (per causa di malattia d’un altro soprano) esegui la sua parte con molta bravura. Dir qual cosa della Joach m torna vano - è perfettissima; lo Schott cantò benissimo la sua difficile parte nell’oratorio. Il Gura è uno dei primi fra i bassi viventi, non crediamo che siano molti i bassi dotati di tanta forza. Abbiamo riudito le Stagioni di Haydn eseguite dalla Singakademie; la magnifica interpretazione fe’ valere lo stupendo lavoro che il settuagenario compositore fece col fuoco di vent’anni. Nel primo concerto della Gustav-Adolfstiftung, prese parte il coro del duomo imperiale eseguendo sotto la brava direzione del maestro di Hertzberg, due motetti di Gabrielli e di G. S. Bach, poi una stupenda cantata del maestro ungherese Volkmann, Confidenza in Dio ed il 47 salmo del maestro bremense Reinthaler. Le due ultime erano novità, e meritarono con piena ragione gli applausi non scarsi - hanno ambedue fattura magistrale, e le idee sono d’una profodità severa ed espressiva. Dì più fecesi udire nella stessa serata una giovine pianista polacca, col nome di Dobjansky (la quale il programma menzionò allieva del Tausig) eseguendo lo scherzo (mi bem. mini) di Chopin ed un notturno proprio. Mi sembrò oppressa da una paura insuperabile, tanto che per esempio mancò spesso le ottave nello scherzo, che suonò assai mediocremente - il Notturno ha pensieri non spregievoli, ma è lavoro d’una donna! Finalmente suonò il Rehfeldt (detto a torto: maestro concertatore imperiale, perchè è vacante ancora la carica del defunto Spohr) una suonata del Rust per violino. il Canto della sera di Schumann e un Notturno di propria fattura. Egli suona da uomo che ha fatto studii severi, ma a cui manca la forza originale che fa riconoscere subito il vero genio del violino; nel braccio destro è negletto di molto, fa per esempio gli arpeggi e gli staccati coll’intero braccio levato, invece di farli solamente colla mano leggiera ed un poco col sottobraccio - è però molto istrutto nella musica e sa suonar come suonerebbe ogni buon concertista. Il suo Notturno è un lavoro a cui non si potrebbe dar molta importanza: pure sono piacevoli i motivi e T accompagnamento non,’ è privo di valore musicale., Ritorniamo al nostro eroe del violino, al Wilhelmy, il quale benché unico nella sua maniera, pure è uomo ed ha anzi i gran falli suoi; parlo della sua serata di quartetto, la quale diede col concorso dei signori Herrmann, Haubold ed Hegar (tutti del Gewandhaus in Lipsia), della cantatrice svedese Glena Falkmàùn e del pianista Giorgio Leiter da Dresda. L’aspettazione di udir nel quartetto questo fenomeno dell’arte del violino, allato del nostro impareggiabile Joachim, non era poca - ma il Wilhelmy non v’ha corrisposto pienamente. Dico pienamente e ciò perché Joachim nel quartetto non usa l’arte sua che come mezzo - ma il Wilhelmy l’usa spesso al solo scopo di far osservar le sue doti brillanti di virtuoso! Mentirei dicendo che Wilhelmy non suonò come un Dio, ma ei non ei diede il puro godimento a cui ei hanno avvezzi i quartetti dello Joachim. Suonando poi assolo una trascrizione sua del Notturno (si bem.) di Chopin ed una romanza di propria fattura fece quasi dimenticare la sua prova nel quartetto. Cantò benissimo la Falkmann la celebre aria di chiesa dello Stradella, non che alcune canzonette svedesi, e T esecuzione di questi pezzi le procacciò gran plauso. Il Leitert, già in Roma dal Liszt, è uno scolare prediletto del maestro abbate e mostrò nella riproduzione della fuga (la min. originalmente per l’organo) di G. S. Bach e nei pezzi dello Schumann e dello Chopin, non che nella parte di piano del celebre quintetto dello Schumann, d’essere un pianista di primo ordine, dal polso ferreo e d’una abilità immensa.