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«Ad altri il dire gl’ingegni protetti, i premii largiti, l’influenza da lui esercitata sull’arte: a me, carissimo fra suoi amici, il còmpito pietoso di ricordare l’ottimo cittadino, l’affettuoso congiunto, l’amico diletto: a me, testimone delle sue beneficenze, il richiamare le lagrime rasciugate con quella carità che non attende la preghiera, che non s’infastidisce, nè s’arretra davanti alla moltiplicità dei dolori. «Amò il suo paese perchè gli uomini come lui amano tutto ciò che è bello e santo-, ebbe un culto per la famiglia e la compagna della sua esisteùza circondò di soavissime cure; ebbe amici e molti e illustri per ingegno per censo, per virtù, e tutti riamò con un tesoro di affetto. — Salito in fortuna, non obbliò quelli che con lui avevano divisi gli stenti della vita, e nella gentilezza del suo sentire mai si curò di far conoscere la mano che largiva il beneficio. Nè per lui il sentimento dell’amicizia si spegneva colla tomba. Dimenticato dai potenti, ricordò i grandi che Favevano circondato d’affetti e si onorò; l’avverso destino gli tolse la soave compiacenza di veder sorgere quel monumento che egli aveva destinato alla memoria del compagno dei suoi giovani anni, il maestro Donizetti. «Nell’arte sua predilesse i giovani con speciale affetto, sorresse col suo consiglio, li incoraggiò alla difficile meta, con loro divise le gioie nei dì dei trionfi. La sua morte lascia un vuoto immenso, e segna una perdita irreparabile per l’arte e per gli artisti. Agli operai fu padre e diede loro il più splendido esempio: quello dell’agiatezza e della stima acquistata colla probità, col lavoro. «Dotato di una rara modestia non ebbe altra ambizione fuorché quella di essere fra gli editori a niuno secondo, nobile ambizione che quasi sempre giovò agli altri più che a lui stesso. D’indole schietta la parola gli sgorgava sempre conforme agli impulsi della sua anima; odio non ebbe mai, ed ai subitanei risentimenti teneva dietro la preghiera del perdono e l’espansione di una tenerezza quasi infantile, e in allora più che mai svelava tutta la bontà di quel cuore informato a quanto vi ha di più virtuoso e di più elevato.» «Tale fu l’uomo che la morte ei ha rapito, senza che la pietà de’ congiunti potesse raccogliere l’estrema sua parola. Francesco Lucca è morto; ma la sua memoria vivrà ancora e durerà cara nel cuore di tutti, carissima in noi che nel raccoglimento del dolore or deponiamo sulla sua tomba il fiore della riconoscenza. «Dopo di lui il signor Giulio Ricordi con voce rotta dalla commozione disse le seguenti parole: «La dolorosa parola d’estremo addio, no, non credeva dovesse sì presto pronunciarsi per te, o Francesco Lucca!... Più assai d’ogni elogio delle tue virtù, è eloquente testimonianza del comune dolore la profonda mestizia dei nostri volti!» E voi operai, mirate con rispetto, con venerazione questa tomba che sta chiudendosi per sempre! «Francesco Lucca fu operaio come voi!... come voi, mosse faticosamente i primi passi, nel. sentiero della vita! Lavoratore indefesso, attento indagatore delle commerciali discipline, sagace, paziente, elevò a poco a poco il suo nome a bella, a splendida rinomanza. «La salma di colui che fu Francesco Lucca vi ripeta da oltre tomba il supremo consiglio della saggezza di questa terra: «il lavoro è felicità, il lavoro è forza, il lavoro è la sola e la vera nobiltà!» «Mirate, dunque, operai, con giusto orgoglio le universali testimonianze d’onore che la parte più eletta della cittadinanza, che i colleghi, che l’arte intiera rendono in questo momento a Francesco Lucca!... Egli fu oscuro operaio, ed ora il suo nome è sulle bocche d’ognuno: la sua memoria nel cuore di tutti. «È morto!... ma come muoiono! valorosi: combattendo!... e benché da qualche tempo la sua salute fosse alquanto malferma, pure non fuggì la fatica, non desistè mai dalla lotta un istante, non diè quartiere all’ozio mai, pur di mantenere ed accrescere la fama del suo Stabilimento, e dar lavoro e pane a voi, e procurare gloria ed agiatezza ai giovani maestri. «Se l’anima tua, povero Lucca, guarda in questo momento solenne nei nostri petti, se il brivido che ei percorre le vene, ed il dolente palpito del cuore è opera misteriosa della tua sovrumana presenza, accogli l’estremo addio mortale!... e più del nostro compianto, ti sia cagione di dolce orgoglio l’udire il tuo nome citato ad esempio di singolari virtù e fatto sprone al lavoro. «In nome de’tuoi colleghi... in nome di tutti gli operai... addio... addio!...» Parlò infine il signor Casati, e rammentò le virtù che facevano caro e fanno compianto il nome di Francese Lucca. / Poi il mesto corteo si allontanò, Sappiamo che la signora Giovannina Lucca, mandò mille lire al Pio Istituto teatrale, e mille alla Congregazione di carità. CITTÀ DI TORINO AVVISO per l’appalto della trasformazione e dell’esercizio del Teatro Caricano Ritenuto che, nel termine fissato coll’avviso in data 7 luglio e prorogato con altro avviso del 19 settembre del corrente anno per concorrere all’appalto anzidetto, non venne presentato alcun partito, la Giunta municipale, in seduta del 30 ottobre p. p., concedette un nuovo termine di un mese’ per tale concorso, e stabilì di accettare proposte anche in diminuzione della somma di fitto di annue lire 4,000 portata dal relativo capitolato; S’invita pertanto chiunque voglia assumere l’affittamento del detto Teatro Carignano per anni 25 con obbligo di trasformarne, a totale sua cura e spesa, tutti od in parte gli attuali palchi a gallerie o scompartimenti e di ridurre o surrogare l’attuale mobilio in modo che si adatti alla nuova forma, a presentare al civico ufficio l.° (Gabinetto del Sindaco) prima delle ore 5 pom. del 14 dicembre prossimo venturo, il progetto delle opere che intende eseguire secondo le modalità e condizioni espresse nel predetto capitolato approvato dal Consiglio comunale in seduta del 5 giugno ultimo scorso, unitamente alla relativa offerta in piego suggellato coll’indicazione sulla soprascritta del nome dell’offerente, ed a fare preventivamente nella civica Tesoreria, a cautela dell’offerta, il deposito di una rendita al portatore di annue lire 2000 in fondi pubblici dello Stato. L’appaltatore dovrà corrispondere al Municipio per i detti 25 anni, che decorreranno dal giorno in cui sarà deliberato l’appalto, il fitto annuo che sarà stato da lui offerto e dal Consiglio comunale accettato, a rate trimestrali anticipate, oltre ad un premio di lire 1000 per gli autori delle migliori produzioni drammatiche italiane nel modo ed alle epoche che sarà per istabilire il Municipio, da pagarsi tale premio nella Tesoreria municipale ogni anno colla prima rata del fitto L’appalto sarà aggiudicato a colui che avrà presentato il migliore progetto per comodità di adattamento, bellezza e solidità del Teatro; ed a parità di merito dei progetti si farà luogo a licitazione per il fitto sulla base della migliore offerta, il tutto sotto l’osservanza delle condizioni portate dal precitato capitolato. Non appena pronunciato il deliberamento, il predetto deposito sarà restituito ai non deliberatari; al deliberatario poi ne sarà restituita la metà, appena compiute e collaudate le opere di riattamento del Teatro, restando l’altra metà nella civica Tesoreria a guarentigia delle obbligazioni dallo stesso deliberatario assunte. Tutte le spese degli incanti, dell’atto di sottomissione, di tassa di registro, di copia ed ogni altra accessoria sono a carico del deliberatario. Il capitolato d’appalto è visibile nel predetto ufficio l.° (Gabinetto del Sindaco) tutti i giorni nelle ore d’ufficio. Torino, dal Palazzo municipale, addì 14 novembre 1872. Il Segretario C. FAVA. SCIARADA Saper se desideri Tal cosa chi fea Col primo tu interroghi E basta all’idea; Devoto il Cattolico Al mesto secondo Ricordi piissimi Del core ha nel fondo; Ricordi dolcissimi, Tremendi segreti L’inter suole ascondere Ad occhi indiscreti. Quattro degli abbonati che spiegheranno la Sciarada, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DELL’INDOVINELLO DEL NUMERO 45: CI - C - CI - A POSTA DELLA GAZZETTA Sig. E. D. — Milano. — N. 318. La persona di cui chiedete l’indirizzo si trova a Rieti in qualità di direttore d’orchestra. Signor E. Par.... — Genova. — N. 139. Il pezzo che desiderate non è ancora pubblicato. Fu spiegato esattamente dai signori: Alfonso Fantoni, B. Bottigella, professore Angelo Vecchio, ai quali spetta il premio. Editore-Proprietario TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe, gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.