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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 373 Al teatro Rossini invece è più propizio il fato. Dopo parecchie ed applaudite rappresentazioni del Barbiere fu messa in scena VOmbra di Flotow. L’esito di quest’opera non fu chiassoso, ma onorevolissimo, degno dei pregi che contiene. Piacque la musica vivace e drammatica ad un tempo, maestrevolmente istromentata ed interessante. Venne criticata l’azione che si sviluppa troppo lentamente, e la lunghezza dei recitativi, sostenuti dalla forma così detta descrittiva e progressista di non pronta intuizione. Gli esecutori sostennero e sostengono egregiamente la loro parte; si segnala la signora Derivis, egregia cantante, dotata di agilità, buona scuola, simpatica voce, bellissima azione, ed il tenore Montanaro, il cui nome è ben conosciuto nella repubblica artistica. Anche il baritono Polonini e la sig. Luini sono degnissimi di lode. L’orchestra, diretta dal maestro Bernardi, eseguisce il compito suo assai bene e specialmente nello stupendo preludio del secondo atto, che quasi ogni sera si fa ripetere, riceve grandi applausi dal pubblico. All’Ombra succederà la Reginetta del maestro Braga. Il pubblico veneziano è desideroso di udire questo nuovo spartito, ed ha fede di poter applaudire un lavoro assai fino e quale dimostrò di essere dopo il successo, certo ottenuto da un uditorio di cui si conosce l’alta intelligenza musicale. L’Apollo, dopo alcune recite della Compagnia francese Maynadier, venne occupato dalla italiana diretta dal Pietriboni. La compagnia Meynadier ha dato fra le altre cose poco lodevoli, les Brigands di Offenbach, ed il Rabagas di Sardou. Nè l’una nè l’altra di tali produzioni ha commosso il nostro pubblico, che sin’ora ha sempre, come questa volta, dimostrato di possedere un gran buon senso. Al Malibran, la compagnia di Mario Rossi fa furore; le sue rappresentazioni à sensation sono sostenute da un discreto drappello di commedianti, e lo spettacolo di ballo che vi succede ogni sera, chiama sempre folla in teatro, che manifesta bene spesso la propria approvazione, non punto contristata dal pensiero di avere speso i pochi centesimi dell’ingresso sproporzionatamente al valore intrinseco dello spettacolo. f- F TREVISO, 7 novembre Il Ballo in Maschera al teatro di Società 31 ottobre. L’Adello del maestro Mercuri. Dopo lo splendido successo dell’Adelinda, rappresentata non è molto al nuovo teatro della Repubblica di San Marino, l’aspettazione per l’Adello era grande. Sono lieto di potervi dire che non fu smentita, e che il pubblico fece le migliori accoglienze al nuovo spartito, contento di ritrovare quel che aveva desiderato, cioè un’opera melodica e ricca di buoni intendimenti. Il maestro si è sforzato di togliersi al convenzionale, e se non sempre vi è riuscito e se qualche volta si compiace ancora delle forme vecchie, ha però evitato scrupolosamente le lunghe, interminabili, noiosissime cadenze. Lo strumentale è fatto con garbo e l’effetto è ricercato e ritrovato senza stento. Come vedete ce n’è abbastanza perchè un’opera piaccia. E infatti piacque, e gli applausi proruppero spontanei a quasi tutti i pezzi. Citerò fra i migliori la sinfonia, un coro religioso di buona fattura, il primo finale; nel secondo atto una romanza di Adello gentilmente melodica, un duetto drammatico, di cui fu perduto l’effetto per colpa dell’esecuzione, e un coro di festa con valzer briosissimo. Nell’atto terzo fu molto applaudita un’aria di Lamberto, un bel coro di monache, e in special modo una preghiera originale e di molto effetto, un quintetto con coro e la stretta del finale. L’esecuzione totale è un bel fu discreta, in alcuni punti piuttosto buona; il successo che deve incoraggiare il maestro. Se è vero il PAVIA, 7 novembre. La Linda al teatro Fraschini. proverbio che chi ben comincia è alla metà dell’opera, la nuova Società Pavese, costituitasi per azioni allo scopo di dare buoni spettacoli al teatro comunale Fraschini, avrebbe già fatto buon tratto della scabrosa via che ha da percorrere. A meglio giudicarla attendiamo gli spettacoli del carnevale, dei quali si dicono mirabilia. Intanto ei ha dato una Linda, i cui abiti se non sfarzosi sono discretamente lindi. (Assolvetemi per la freddura che mi è scappata). Ne sono interpreti il baritono Medini, il basso buffo Miliara, il tenore Lendinara, il soprano De-Sassi, il mezzo-soprano Guberti e il contralto Dordelli, ai quali artisti non mancarono segni di approvazione del pubblico e talora applausi. Abbastanza bene l’orchestra; chiudendo un occhio sopra alcuni sintomi d’insubordinazione fonica nei corni (oh! i corni), e i cori diretti molto abilmente dal cav. Canevasso già istruttore alla R. Cappella di Torino. AVE Il Ballo cietà, non mente dal sostenerlo, in maschera, dato ier sera al nostro teatro di Soera più riconoscibile, tanto fu profanato, particolartenore. E si che l’impresario fece ogni sforzo per disponendo la claque in platea, nei palchi, nella loggetta, nel loggione e perfino alcuni professori d’orchestra, i quali a tempo e luogo deponevano l’istrumento per farsi eiaqueurs. Malgrado tutto ciò, prima di finire lo spettacolo fu calato il sipario in mezzo a generali atti di disapprovazione. La carità verso il prossimo m’impone di tacere i nomi degli artisti, li designerò col nome del libretto. Il conte Riccardo ha una voce intollerabile perchè le sue note basse ed acute sono aspre: medie non ne ha. S’aggiunga un modo di canto slegato e talvolta non intonato, insomma nulla che possa renderlo aggradevole. Amelia, o fosse sbigottimento, o fosse la tessitura per lei troppo alta, non sempre si,mantenne intonata, ebbe però qualche momento felice che il pubblico seppe apprezzare. Renato ha voce debole, poco estesa ed un modo di canto che s’avvicina al lamento. Si trasportò mezzo tono sotto quel gioiello ch’è la romanza del 4.° atto, riuscì troppo bassa, UlA quindi il prestigio di quella caratteristica melodia; ma in non l’avrebbe potuta sostenere perchè troppo alta, e de’ due tolto tono mali s’appigliò al minore; il pubblico s’accontentò ed applaudi, e buon prò’ gli faccia. Il Paggio ha voce troppo esile per far risaltare la sua brillante parte; nei pezzi concertati nemmeno si sente. La Maga è un’esordiente, e per essa la critica dev’essere benigna. La sua voce nelle note medie è chiara e limpida, le basse sono troppo gutturali e riescono disgustose; io la consiglierei a studiare il modo di rendere la voce tutta d’un carattere prima d’esporsi nuovamente sulla scena. Questo è il con siglio d’un amico, lo accetti e non si lasci illudere dai facili elogi, chè forse troppo tardi se ne dorrebbe. I due bassi, forniti di robusta voce, per quanto studio mettessero a trattenerla, tuttavia soperchiavano gli altri, fecero però bene la loro parte e furono applauditi. Non sempre bene l’orchestra, traviata dal complesso. Incerti pure anche i cori. Il buono di questo spettacolo fu la messa in scena veramente splendida ed i scenarii, ma è troppo poco relativamente al biglietto 4’entrata. Devo dire che l’intelligente direttore sig. Rossi, aveva preveduto l’esito infelice e n’avea anche parlato coll’impresario, ma siccome il direttore è pagato dall’impresario, ne succede che il direttore, quand’anche sicuro dello scandalo debba tacere, se T impresario lo impone, e ciò avverrà sempre fintanto che la Presidenza non scritturerà essa il Direttore. Bisogna confessare francamente dello spettacolo; del pubblico. che quest’anno la Presidenza ben poco si curò sovra di essa perciò si riversa il malcontento JPÆTtTGrl, 6 novembre. Teatro Italiano. — Un Ballo in maschera. — Le signore Pasqua e Bracciolini prima, Colonnese, Ugolini, ecc. — Opere in aspettativa, — Gli altri teatri. Le rappresentazioni della Sonnambula, con Capoul e T Albani, sono state interrotte nel loro più bel momento ed allora appunto che la curiosità stimolata al vivo avrebbe fatto accorrere la calca alla sala Ventadour. La direzione sembra aver più a cuore la quantità che la qualità, e quando il pubblico è soddisfatto d’uno spettacolo, essa gli dice: «Ne ho un altro a vostra disposizione, ne ho due altri, dieci altri; non saranno così attraenti, ma non importa, ve li darò.» — Ed ecco che ha attaccato sul cartello della Sonnambula quello d’Un Ballo in maschera, che certamente sarebbe stato per lo meno altrettanto gradito, se l’esecuzione della bell’opera di Verdi fosse stata così accurata che quella della delicata pastorale belliniana. Mi duole il dover dire che non è stata tale. E per essere imparziale, aggiungerò che il pubblico si è.mostrato meno esigente, e se ne è accontentato. Tanto meglio per lui; vuol dire che è di buona pasta. In Un Ballo in maschera due nuove cantanti hanno esordito,’ la signora Pasqua e la signora Bracciolini prima. Quando saremo a cento faremo una croce. È incalcolabile il numero degli artisti che ei sono passati sotto agli occhi dal giorno che il Verger ha assunto la gestione del Teatro Italiano. Dicasi poi che c’è penuria di cantanti. Vero è che la maggior parte di essi sono passati come meteore; han brillato — più o meno — una?! <!!!