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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 363 ROSSINI ED IL SUO TRADUTTORE In qual modo Castil-Blaze, che non voleva udir parlare della musica di Rossini, si acconciò a tradurne le opere immortali ed a fare la sua fortuna col popolarizzarle? Da una interessante biografia di Rossini, pubblicata non è gran tempo dal signor Azevedo, si apprende che «Gambaro e due o tre de’ suoi amici costrinsero in certo modo Castil-Blaze ad assistere ad una rappresentazione del Barbiere. «Ecco come, dopo aver parlato della sua antipatia per i capilavori di cui non aveva udito nemmeno una nota, Castil-Blaze raccontò la cosa al signor Azevedo: % Un giorno io ricevetti la visita d’un professore dell’orchestra del Teatro Italiano; dopo aver scambiato alcuni complimenti banali, mi disse d’improvviso: — Non vi ho mai veduto al nostro teatro... forse che non ei venite? — Certo che no, risposi. — Avete torto; vi piace per altro la musica? — Si, quando è buona. — La nostra è eccellente. — Lo dite voi! — Provatela. — Dio me ne guardi... mio caro amico, a me piace pranzare bene, e quando ho pranzato bene amo fare tranquillo la mia ■digestione... Ora, andando ad udire le vostre opere, temerei di turbare le operazioni pacifiche del mio ventricolo, e non vo’ correre questo rischio. — Siete proprio determinato? — Proprio... non andrò agli Italiani che allora quando si bandiranno le opere di Rossini e sarà rimesso in onore il vero repertorio... — Pai’siello, per esempio, non è vero? Ma il pubblico non vuol più saperne. — Peggio per il pubblico. — Provatevi a convincerlo. Infine vedo che è inutile parlarvi del negozio che mi conduceva da voi. — Qual negozio? — Non serve... — Dite... — Ebbene, io m’era detto: andiamo a trovare il sig. CastilBlaze e proponiamogli di venire ad intendere il Barbiere, per esempio, che si dà stasera... Ed avevo preso una sedia d’orchestra per voi, dietro della mia... Egli ascolterà, vedrà, e se l’opera gli piace gli proporrò di tradurla per la scena francese; credo l’operazione buona, cosi buona che la faremo a metà, ed io gli darò dieci mila lire. — Che! diss’io... dareste?... — Dieci mila lire, lo ripeto. — Dieci mila lire, il negozio mi tenta; mette il conto di passare una cattiva serata. Parlate da senno? — Del mio miglior senno. — Ed avete il biglietto? — Eccolo. — Date qui, ed a rivederci stasera.» Alla sera in fatti entravo nel teatro in cui avevo fatto voto di non mettere mai piede.» Il mio uomo era a suo posto. Comincia la sinfonia, e quando è alla fine, il mio futuro socio si volta a me e m’interroga collo sguardo. Rispondo con un cenno del capo di buon augurio. A dir corto, dopò il primo atto io era mezzo convertito; dopo il secondo era convertito del tutto.» Il domani il contratto fu conchiuso, lo spartito mi fu consegnato e mi posi all’opera. Ma più andavo innanzi, più studiavo e più comprendevo questo capolavoro e più i rimorsi si ammucchiavano nel mio spirito.» Ho fatto una sciocchezza, dicevo; bisognava andar da solo agli Italiani e mi sarebbe venuta l’idea che mi fu suggerita; sarei solo proprietario e francamente dare la metà del prodotto per 10 mila lire è un mercato da sciocco.» Cosi pensavo, quando un mattino attraversando la via Nuova Sant’Eustacchio, mi imbattei col distaccamento della guardia nazionale che andava alle Tuileries colla musica in testa. Il mio uomo era là soffiando nel suo strumento; quando mi vide mi fe’ segno che aveva da parlarmi.» Finito il pezzo, venne a me. — Ebbene, mi dice, si va innanzi? — Si... certo...: — E il nostro contratto sta sempre? — Sempre. — Gli è che, vedete, io sto per partire per l’Italia... Le vostre dieci mila lire vi aspettano... Ma in fine, quando si parte, si ha bisogno di raggranellare tutte le economie, e se voleste rompere... — Se vi pare, replicai lietissimo... se il contratto vi disturba... — Lo rompereste? — Subito. — Fra un’ora sarò da voi.» Egli raggiunse la sua colonna lieto d’esser riuscito; io, più soddisfatto di luL ritornai in casa per aspettarlo.» Nel giorno stesso il nostro contratto fu lacerato, ed io rimasi solo padrone dell’opera, siccome desideravo.» Ed ecco come divenni traduttore.» Rossini non aveva nulla a dire e non volle dir nulla; d’altra parte la proprietà letteraria non era ancora riconosciuta e la legge proteggeva il signor Castil-Blaze sancendo che le opere straniere fossero considerate di dominio pubblico. Sabato, 2 novembre. Non volendo tener conto di certe parodie assai facete a cui tutti i capilavori si assoggettano ogni tanto molto di buona grazia, mi pare di poter dire con sicurezza che da parecchi anni non avevo udito’ il Trovatore. Sere sono ebbi questa consolazione al Teatro dal Verme, e l’ebbi veramente intera, perchè, salvo picciole mende qua e là, fu proprio come avevo pronosticato, un magnifico Trovatore. Innanzi a tutti, nell’interpretazione della splendida opera di Verdi, va posta la Moro, una Eleonora leggiadra, poetica, ed appassionata, che canta come poche sanno, con una voce che ha il fascino di quella delle sirene... che io non ho mai udito. Fu sempre applaudita e se lo meritò sempre, ma in special modo nel quarto afto in cui mostrò una vigoria drammatica poco comune.