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362 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO siine che congiungano T ispirazione alla dottrina e la dottrina al buon gusto. Il trionfo del Carcano fu meritato, ma è opera che merita altri trionfi e li avrà. Il libretto del Ghislanzoni ha quel segreto per cui si mantiene ardente la fantasia del musicista, e continuo il diletto di chi ascolta, voglio dire la varietà delle situazioni acconcio a molteplici generi di musica. Il prologo è un’agonia amorosa, nel primo atto vi è un’orgia e dopo l’orgia l’idillio campestre, la passione prorompe nel secondo atto, e nel quarto l’amore si sposa mirabilmente al sentimento religioso. Se i libretti fatti alla maniera con cui li fa l’amico Ghislanzoni, non ei danno più spesso opere in musica lodevoli, come questa Reginétta, è che fatalmente scarseggiano i musicisti come l’amico Braga— e questo lo dico, certo con maggior piacere perchè mi sono amici, ma prima di tutto per far piacere ad un altro amico — il vero. Due parole sull’esecuzione che ebbe al Carcano l’opera del Braga. La signora Demi fu elegantissima nella parte di Bnginella; nondimeno mi piacque meglio nelle situazioni drammatiche e nei momenti della passione, che nella spensierata frenesia dell’orgia. Il dolore, la gelosia, e l’amore le traggono dal cuore accenti che vanno al cuore. Ottimamente il baritono Viganotti, che in quesUopera come nelle altre fu sempre accurato come artista e come cantante. Benissimo anche il tenore, che è l’esordiente signor Ferrari, a cui mi pare di aver fatto un lieto pronostico quando cantò la prima volta, poche settimane sono. Egli sospirò stupendamente la romanza del terzo atto; la sua voce è un po’strozzata in gola, ma quando la sprigiona tutta ha un timbro singolarmente gradevole dolce e robusto a un tempo, e non vien mai meno all’intonazione. Bene anche il basso Marcassa. L’orchestra, diretta con valentia dal maestro Casati, fece lodevolmente il suo compito. Carina. UN TEATRO CHINESE A SAN FRANCISCO IN CALIFORNIA Leggesi Abendpost, giornale tedesco che si pubblica a San Francisco di California, un curioso ragguaglio relativo al teatro Chinese di quella città. Il teatro chinese è un fabbricato senza pretese architettoniche, di modestissima costruzione, ed illuminato alla sera con lanterne fatte di carta colorita. Dall’una come dall’altra parte dell’ingresso, vi sono botteghe fornite di ogni specie di frutti, i cui proprietarii fanno buoni affari, per la ragione che le serate in quel teatro sono molto lunghe. Nell’interno del teatro i sedili sono disposti in ordine e in varie file; l’ordine il più inferiore trovasi al livello del palco scenico, e l’ordine più elevato è posto immediatamente sotto il soffitto. Il palco scenico è di fronte alla porta d’ingresso della sala, è privo di quinte o di altri ornati, e comunica colla parte posteriore del teatro mediante due porte ornate di tendine. A destra della sala vi sono delle piccole loggie, quasi sempre riservate per gli europei di famiglie distinte; alla sinistra vi è una gran loggia con ringhiera in forma di balcone, occupata esclusivamente dalle dame chinesi del demi-monde: che per consueto sono escluse dai teatri nella China. I biglietti d’ingresso sono a bassissimo prezzo. Quelli emigrati chinesi giunti da poco tempo, vi sono ammessi gratuitamente, perciò il teatro è sempre pieno. Il teatro è il più gran divertimento dei chinesi, ma siccome si paga poco per esservi ammessi, le spese oltrepassano di molto la somma degli introiti. Malgrado questo, il teatro è sempre ben mantenuto dai suoi proprietari che di solito sono provveditori di Coolies ed impresarii dei trasporti di chinesi di questa specie; e loro si concede gratis l’ingresso al teatro per indurli a rimanere nel paese e far loro dimenticare più facilmente la patria d’onde hanno emigrato. Il personale degli attori, dei prestigiatori, giocolieri, acrobati, ecc., è assai numeroso, e spesse volte vanno in iscena 30 o 40 di loro. L’attore principale riceve uno stipendio mensile di 140 dollari, e può disporre liberamente di un quarto del suo tempo. Anche gli altri attori sono bene pagati. La prima cosa che impressiona lo spettatore europeo, nella rappresentazione di un’opera chinese, è l’assoluta mancanza di decorazioni, paesaggi, castelli, ecc., sul palco scenico. Quando un attore finge di abbandonare la scena o deve fare mostra di uscire, egli volge lo sguardo dalla parte, opposta al pubblico; nel mentre gli altri attori continuano a fare la rispettiva parte. Sul palco scenico non si vedono mai figurare nè sedie nè mobilia, ed accadendo che l’attore debba sedersi secondo la parte che recita, egli piegasi, curvasi nella posizione di un uomo seduto e rimane in quell’atteggiamento per tutto il tempo richiesto dalla scena che si rappresenta. Il vestiario è ricchissimo e sulla foggia di quello dei principi, dei mandarini, ecc., ed è per la maggior parte fatto con stoffedi bellissima seta e ricamato d’oro e d’argento. Giunse per questo teatro, due anni or sono, un nuovo assortimento di vestiari valutato 30 mila dollari (pari a 150 mila franchi). Le opere che si rappresentano sono per consueto fatti istorici accomodati per la scena, intercalati di episodi comici. La rappresentazione di una semplice opera dura talvolta varie settimane. Il soggetto è quasi sempre la biografìa di un imperatore ce» lebre, arricchita d’innumerevoli fatti ed episodi! e narrata il più veridicamente dalla nascita alla morte. Altre volte è la storia di una intiera dinastia. Il dialbgo è un miscuglio di prosa e di poesie cantate sulla fine della rappresentazione. Sul palco scenico è anche un pubblico cantante le cui parti somigliano molto ai cori delle antiche tragedie greche. La lingua ‘che si parla sul palco scenico è diversa dai dialetti parlati dai coolies, stabiliti a San Francisco, ma questo non toglie che sia intelligibile a tutti. Alcuni degli attori sono valenti mimi e buffi che divertono assai, formano sulla scena e fra di Iotq gruppi molto caratteristici e pittoreschi ed hanno la memoria cosi felice che non hanno bisogno di suggeritore.