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’358 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO A1 Oumploy rappresentasi l’Emani. Questa stupenda musica non’è certo caduta nelle migliori mani. Tranne il Bellardi, tenore di forza, bella voce e compostezza di canto e d’azione, gli altri dal più al meno valgono pochi denari. La Mosconi ha voce potente, ma disaggradevole; il baritono Brogi ha forse più arte che voce, ma poco, certo, di tutte e due; il basso Manfredi poi è un Silva.... selvaggio. L’orchestra e i cori assai incerti. Circa la vitalità di questo spettacolo corrono voci inquietanti. All’Apollo, la compagnia Meynadier darà sei recite, e quindi verrà quella diretta da Pietriboni. Al Malibran il popolino avrà da divertirsi con la compagnia di prosa, canto e ballo, condotta da M. Rossi. A PARIGI, 23 ottobre. Eloisa ed Abelardo alle Folies-dramatiques, musica di Litolf — L’Ateneo — Concerti Pasdeloup e Daubé — Saint-Saëns.! I L’avvenimento musicale più importante della scorsa settimana, quello di cui si sono occupati più particolarmente la critica e la pubblica opinione, è stato il gran successo ottenuto dall’opera buffa intitolata Eloisa ed Abelardo e rappresentata al teatrino < ra molto in voga che ha nome les Folies dramatiques. Il nome è ben giustificato! Sono vere follie quelle che sono messe in iscena su questo teatro. Questa volta il libretto è così buffo, cosi ridevole, che ha messo di buon umore l’uditorio, che del resto non va là che per divertirsi. L’argomento era più che scabroso; nè vi dirò che tal quale è stato trattato dal poeta, sia un modello di sana morale. No, non consiglierei le madri a condurci le loro giovani.figliuole ed anche meno i loro figliuoli, se vanno ancora a scuola. Del resto — strano a dire! — l’opera termina come suol dirsi con lieta fine, sicché la sventura che colpì sì miseramente Abelardo è stata artifiziosamente ed un po’ audacemente evitata dal librettista. Ma che ridere! sopratutto alle ultime scene. Il maestro Litolf, che aveva già scritto per questo stesso teatro, or fa un anno, La scatola di Pandora con un debole successo, ha composto la musica d’Eloisa ed Abelardo, musica gaia oltre ogni dire, originale, facile come parte melodica, pregevole come parte armonica: in altri termini, piena di allegri e graziosi come motivi e molto bene istrumentata. Non è più la parodia, la rappresentano i teatri dei Bouffes-Parisienes e delle» i I; Variétés, ma è la vera opera buffa, francese beninteso; voglio dire che non somiglia menomamente all’opera buffa italiana. Da per tutto parlasi in questo momento del successo ottenuto dal Litolf, e non mi maraviglierò se altri teatri gli domandino novelli spartiti. Qui tutto è di moda. Oggi Litolf è alla moda;. se sa profittare del momento, la sua fortuna è fatta. Orazio aveva ben ragione di dire: Carpe diem! È singolare che i due maestri che si divideranno il teatro comico musicale in Francia siano due tedeschi; Offenbach e Litolf. Bisogna convenire che quelli tra i compositori francesi che hanno trattato finora lo stesso genere, non hanno nè la fecondità nè il sapere dei due alemanni or or citati. Mi direte che se Offenbach è davvero fecondo ed infaticabile, non si può dir lo stesso di Litolf. Per le opere, è vero; ma per la musica sinfonica, l’osservazione non sarebbe giusta. Questo maestro non si riposa inai; quando non iscrive— e scrive quasi sempre — dirige l’orchestra. È attivissimo, operosissimo, instancabile. Ha veramente il fuoco sacro nelle vene, o almeno l’argento-vivo, il che è già qualche cosa. Probabilmente Eloisa ed Abelardo farà il giro del mondo a quella stessa guisa che l’han fatto le migliori opere d’Offenbach, La Bella Elena per esempio e la Granduchessa, di Gerolstein. Sol mi meraviglia che in altri paesi si trovino artisti della tempra di quelli che vediamo ed udiamo qui nelle parodie e nelle opere buffe. Notate che non ho già detto che non se ne trovino del loro talento, ma della loro tempra. Quante e quante canteranno meglio della Schneider e saranno più valenti, ma avvene forse che possano mettersi in confronto con lei, pel brio e per quel che chiamasi qui diable au corps? — I due artisti più abili in questo genere al teatro delle Follie drammatiche sono Millier e Luce; ma bastano a fare smascellar dalle risa. Vi ho parlato più a lungo di questo teatrino, perchè son sicuro che tutta Parigi correrà all’Eloisa ed Abelardo di Litolf e che questo titolo resterà per più mesi sul cartello. Non so perchè l’Ateneo non si è dato a questo genere, che, ben trattato, non può che piacere. Non parlo già delle farse grossolane o delle eterne parodie che ho in abbominio; ne comprendo come una gente che si vanta d’essere la più colta del mondo possa divertirvisi; parlo bensì dell’opera buffa; la quale, quando la musica è buona e bene scritta, deve immancabilmente dilettare. L’Ateneo invece ha voluto attenersi all’Opéra comica; vuol contentarsi del semplice sorriso, senz’andare sino al riso bell’e franco. Non basta per un piccolo teatro, che non può lottare col teatro speciale ed altrimenti importante, cui il genere stesso diè il nome, voglio dir col teatro dell’Opéra Comique. Ecco perchè l’Ateneo non è stato troppo felice nella sua inaugurazione. Non disperiamo, peraltro. Può ancora risorgere. All’Opéra state riprese che canta la mostri a noi Comique, giacché ho nominato questo teatro, sono le Nozze di Figaro. E sempre la signora Carvalho parte di Cherubino, benché il bell’adolescente si sotto le forme d’un giovinetto ben tarchiato e ben pasciuto. Ma qual freschezza di voce, e qual perfezione di canto! Una seconda ripresa è annunziata per domani: è quella dell’Ombra di Flotow. La signora Galli-Marié rappresenterà la parte altravolta cantata da Marie Rose e scritta per lei. Marie Rose, invece, si fa udire ed ammirare nella sala Valentino ai Concerti di Arban. Perchè discendere tanto? Chi può dirlo? Capriccio di bella donna!... Ho scritto la parola Concerti. Avrei a dirne dì molto su quest’argomento. Domenica scorsa, come se si fossero dato la parola lari alla alle d’ordine, Pasdeloup ha ricominciato i suoi concerti popo(16.° anno) al Circo Nazionale e Daubé ha ripigliato i suoi splendida sala del Grand Hotel; quegli dalle 2 pomeridiane 4 o alle 5; questi dalle 9 della sera, alle 11 o a mezzanotte. C’è da inebbriarsi di musica la domenica per un prezzo relativamente modico, si può andare ai Concerti e godere di cinque ò sei ore di eccellente musica, egregiamente eseguita. Il Pasdeloup sceglie più particolarmente la musica classica tedesca: Haydn, Mozart, Beethoven, Bach, Haendel, ecc. Ne fa la sua specialità. Invece il Daubé, più ecçletico, frammischia l’antico repertorio al moderno, la musica classica alla contemporanea ed alletta egualmente. E poi, il locale nel, quale Daubé fa eseguire i suoi Concerti è cosi bello, cosi splendido! Coloro che non vogliono spendere che due o tre franchi e passare piacevolmente le serate possono andare a’1 Grand Hotel. Andando in un teatro spenderebbero assai più, e non sarebbero cosi comodamente seduti. Ai Concerti popolari, per altro, Pasdeloup comincia ad essere meno esclusivo ed ogni domenica, — almeno ne ha manifestato l’intenzione — aggiungerà alla musica classica il lavoro d’un compositore moderno, lavoro inedito di cui offrirà cosi le primizie al suo numeroso uditorio. Domenica scorsa ei ha fatto sentire un bel componimento musicale di Camillo Saint-Saëns, intitolato Le rouet d’Omphale. Non so se Onfale si servisse di questo utensile per filare. Credo che preferisse il fuso al mulinello, forse perchè quest’ultimo non era ancora stato inventato. Ma non entriamo in queste minuzie. Il lavoro del Saint-Saëns è pregevole ed ha avuto un gran successo. Tutta T assemblea ha gridato bis! Ve l’ho sempre detto; se questo compositore volesse limitarsi alla musica sinfonica, otterrebbe un freddo successo. Vuole invece scriver pel canto, pel teatro; allora, non volendo o non potendo esser melodico, diviene fastidioso ed annoia. Perchè voler forzare l’ingegno a far quello che non sa e non può? xV. Æ.