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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 357 più tardi di tre anni fa scrisse Y Alba d’oro? Nello stato presente dell’arte si può permettere che si esponga l’opera di un Battista il quale se modellossi nell’AZ&a d’oro avrà scritto dei cantari plebei, di malo conio, e malamente cuciti? E poi quando dovrebbe presentarsi si fatto lavoro? Dopo il Don Carlo e Y Aida! Su questo riguardo la Commissione ha proprio ragione. Udii la Marta al Teatro Nuovo; la signora Miles che per la prima volta presentavasi al nostro pubblico fu malamente ispirata se credette potersi facilmente trionfare in quell’opera, e siccome penso che quei pochi plausi che la si ebbe furono dovuti all’avvenentissima sua persona ed alla sua geniale fisonomia, mi limito per ora a dirvi, che successo di incoraggiamento fu il suo. La Miles ha voce debole sulla corda media, stridula negli acuti cui vuole far violenza co’ pichettati; per soprappiù, non ha suoni attrattivi ed è mancante di agilità; in quanto al gusto ed allo stile lascia molti desideri. Ma la signora Miles che sembra dotata di buona volontà se non trascura la propria educazione musicale potrà fraseggiare più correttamente, a cantare con maggior purezza e rendere più pieghevole la sua voce. Il tenore Morea desterebbe tutta la simpatia dell’uditorio se la sua voce non fosse d’ingrato metallo; egli non cerca gli effetti sullo smodato gridio, ma accenta con correzione bastevole e con un’espressione sufficientemente naturale. La De Fanti dovette replicare le sue strofe al terzo atto, a dire il vero non le avrei arrecato quel fastidio; il resto della compagnia e i cori andarono male abbastanza: l’orchestra certe volte caricò i colori, e certe altre le trascurò e molti tempi furono sbagliati. Preparano Y Elvira del De Giosa con la Boys-Gilbert, la Frigiotti, il tenore Panzetta, il baritono Panari, ecc. Il Trisolini non ha potuto ancora aprire il teatro dei fratelli Grégoire per una infermità della Repetto. Il basso che dovrà cantare nei Puritani è il Medini Luigi. Al Politeama non canterà più il Baucardè; avremo invece stassera di nuovo la Lucia con la Montanaro, il Franco ed il Morelli. ^Acuto. GENOVA, 24 ottobre. L’avvenire del Carlo Felice, Manfredi di Petrella e Fata Nix del Danesi — Pioggia, Brandini puntella la Jone — Shakespeare — la Pochini e Anna Rosa di Bignami — Coraggio dell’impresa del Nazionale. Lucia, Zampa, e Matilde di Shabran coi coniugi Tiberini — Il Menestrello di laghetti — Teatro Boria — Beneficiata — I filodrammatici all’Apollo — Un castrato al Salila. Ormai si conosce l’avvenire del Carlo Felice per la stagione di carnevale; gli onori dell’apertura toccheranno al Manfredi di Petrella ed alla Fata Nix del Danesi. Gli artisti che si presenteranno per i primi sono la Pantaleoni, la Cosmelli, TascaDe Capellio, Parboni e Vecchi. Per ballerina la Passani. Avendo il Brandini assunta la parte di Burbo nella Jone, e coll’andata in scena del ballo Shakespeare di Casati, il teatro Paganini offre uno spettacolo abbastanza appetitoso, e ad onta della pioggia che seralmente cade a catinelle la vasta sala è sempre zeppa di gente. Presto andrà in scena Y Anna Rosa del Bignami, ed il ballo la Contessa d’E g mont per danzare nel quale venne scritturata la Pochini. L’impresa del Nazionale ha molto coraggio; sospese le prove del Corrado d’Altamura e pose in scena la Lucia, col tenore Mancio appositamente scritturato, e quindi si accaparrò Tiberini per cantare nel Zampa di Hérold, a cui probabilmente succederà la Matilde di Shabran nella quale canterà la moglie. Il ballo comico II Menestrello del Maghetti è di buon gusto, pieno di vis-comica e di graziose danze. In quanto MY Isabella, d’Arragona, continua a farsi udire placidamente come l’aveva preveduto. Al Doria domani a sera andrà in scena il Re Manfredi del Casilini, e se mi terrete un posticcino ve ne scriverò l’esito. La De Montelio e la ballerina Barbisan furono festeggiate nelle loro beneficiate, e ad onor del vero la Traviata continua ad essere per la prima campo di molti applausi. La Società Filodrammatica di beneficenza al teatro* Apollo rappresenta drammacci ogni domenica. All’anfiteatro Balda l’equestre Compagnia Fassio per attirar gente, fa delle lotterie, e promette premi straordinari, e persino un castrato! p- F25 ottobre 1872. Teatro Loria,prima rappresentazione — Re Manfredi, opera nuova postuma del maestro Andrea Casilini — Esecutori Sofia Le Montellio — Pifferi Bonacich — Masetti — Concertata da R. Monleone. Vi è mai capitato di vedere un ritratto di una brutta donna vestita con abiti del suo tempo di cattivo gusto, eseguito da pennello mediocre? Si: ebbene allora vi fate un’idea precisa del Re Manfredi del Casilini, andata in scena ieri a sera al Doria L’argomento è tolto dalle storie sicule del 13.° secolo, ed ha per base un episodio intimo e impossibile e poco drammatico. V’hanno situazioni sceniche d’effetto, ma anche molte sbiadite e impossibili. La musica scritta nel 1856 è modellata sulla maniera del Donizetti, ma con melodie poco originali che rammentano Emani, Nabucco e il Trovatore. V’ha qualche buona frase, ma sembra che il maestro se ne sia accorto e l’accarezzò tanto da renderla seccante all’uditorio col troppo ripeterla. Ciò dicasi del terzetto finale del prologo, del preludio per clarino del primo atto e del Coro dei Guerrieri e Vivandiere dell’atto stesso. L’opera passò fredda, qualche applauso ai pezzi che vi ho notato, ed altri alla cabaletta del primo atto del soprano, all’aria del baritono ed al terzetto del primo atto. L’orchestra fu accurata e questa volta riconobbi il Monleone. Se la mise en scene fosse stata sfarzosa, l’effetto ottico avrebbe contribuito assai al miglior esito dello spartito; le imprese dovrebbero sempre aver presente che basta talvolta il più piccolo accessorio, per indisporre il pubblico e far capitombolare uno spettacolo. Applausi ne ebbero la De Montellio, il Pifferi, il Bonacich ed anche i cori. Questa sera si riproduce; dimani al Nazionale la Lucia. F F- FVENEZIA, 20 ottobre. Il Barbiere al teatro Rossini — L’Emani al teatro Camploy. Finalmente s’è inaugurata la stagione d’autunno con l’apertura di due teatri d’opera; finalmente il pubblico ha occasione di passare alla meglio le lunghe serate di questa stagione, resa quest’anno più noiosa per l’insistenza delle pioggie. I teatri Rossini e Camploy hanno aperto i battenti con due discreti spettacoli, che se non soddisfano interamente, nullameno meritano alcune parole. Unicuique suum. Al Rossini si rappresenta T imperituro Barbiere. Vi si distinguono quella perla dei tenori d’opere buffe che è il Montanaro, la Derivis ed il Polonini. Il primo canta con passione, leggiadria, arte e finezza, e come, certo, Rossini deve aver desiderato. La Derivis ha il vezzo, non certo lodevole, di fiorire un po’ troppo la sua parte già per sè fiorita, e di non scegliere variazioni molto adattate, perciò, se anche merita d’essere applaudita pel modo eloquente e sicuro con cui le eseguisce, non soddisfa pienamente le orecchie castigate del vero pubblico intelligente. E artista di molta grazia e bella apparenza. Il Polonini figura bene nella parte di Figaro e dimostra di essere artista da riuscire ancor meglio in altre parti meno diffìcili. A questi artisti che sono applauditi ogni sera, specialmente il primo, fanno coda il Marchisio, che nella parte di Don Bartolo riesce poco bene, essendoché ha perduto la voce, e tenta con l’arte, caricata però, di sostenersi; il Dal Fabbro pessimo Don Basilio, e la Zamboni più che discreta seconda donna. Bernardi dirige con intelligenza l’orchestra; i cori poi sono eccellenti. - Sabato si darà a questo teatro l’Ombra di Flotow.